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Rapporto ANCI-CONAI 18-19: in crescita la raccolta e i corrispettivi

Lo scorso 4 maggio è stata rilasciata a Roma la nona edizione del Rapporto ANCI-CONAI, con il quale si fa il consueto punto della situazione sulla gestione dei rifiuti di imballaggio provenienti da superfici pubbliche, attuata nell’ambito dell’Accordo Quadro tra i due enti, giunto ormai alla

Il tema

Il rapporto fotografa, appunto, l’andamento della raccolta differenziata, delle quantità gestite dai sei Consorzi di filiera appartenenti al sistema CONAI-Consorzi di filiera[1], oltre che dell’adesione dei Comuni al sistema Anci-Conai: nell’occasione della presentazione, avvenuta  il 4 maggio, sono stati presentati contemporaneamente il IX ed il X rapporto (riferiti rispettivamente al 2019 e al Rapporto 2020) sulla “Raccolta Differenziata e Riciclo”, realizzati da Anci nell’ambito dell’Accordo Quadro con il CONAI. Vediamo le principali evidenze dei Rapporti (Fonte: ANCI).

I dati

Cresce la raccolta differenziata in generale

Cresce la percentuale di raccolte differenziate in Italia: nel 2019 il nostro Paese ha raggiunto, in merito, il 61,69%, con un valore del +3,5% rispetto all’annualità precedente.

Cresce la raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio intercettati dal Sistema CONAI-consorzi

Sempre nel 2019 in crescita anche le quantità gestite dai Consorzi di Filiera che sfiorano i 6,4 milioni di tonnellate di materiali, con un aumento di oltre il 18% sul 2018. Il confronto tra i due anni registra quindi un trend crescente delle quantità gestite da tutti i consorzi.

Evidenze statistiche e raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio

Viene attestato come il sistema Anci-Conai abbia contribuito, nel bienno 18-19, in modo importante ai risultati complessivi raggiunti dal Paese che, per alcune filiere, già superano gli obiettivi di preparazione per il riutilizzo e riciclo fissati al 2030. Questi ultimi possono quindi considerarsi sostanzialmente raggiunti a livello nazionale, con eccezione di carta e plastica.

Crescono i corrispettivi

Inoltre, si segnala una crescita dei corrispettivi riconosciuti ai Convenzionati dai Consorzi di Filiera: nel 2019 sono stati in tutto oltre 601 milioni di euro, con un incremento del 15,49% rispetto al 2018. Oltre il 61% del totale degli importi è stato riconosciuto per le raccolte della plastica, mentre la filiera che registra il maggiore incremento dei corrispettivi fatturati rispetto all’anno precedente è quella della carta.

Cresce la diffusione delle convenzioni con l’Accordo

Confermata anche la diffusione capillare dell’accordo Anci-Conai: i Comuni coperti da almeno una convenzione sono stati 7.839 nel 2018 e 7.847 nel 2019, rispettivamente pari al 98,55 e al 99,15% del totale e per una popolazione complessiva di 59.524.019 abitanti nel 2019. In relazione al 2019, è importante evidenziare che il 62% dei Comuni è coperto da 5 o 6 Convenzioni, mentre nel 2018 tale dato si attestava a poco più del 56%. La gestione dei materiali all’interno del sistema consortile, cioè usando le convenzioni, è molto più frequente nelle regioni del Nord rispetto al resto del Paese.

[1] CiAl, Comieco, Corepla, Coreve, Ricrea e Rilegno

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Anche se “indiretto”, il vantaggio procurato dal funzionario in posizione apicale determina responsabilità amministrativa in capo all’Ente

Con la sentenza del 23 aprile 2021, la Corte di Cassazione si è espressa in merito ad una vicenda riguardante la gestione di un impianto di smaltimento dei rifiuti. In particolare, l’addebito riguardava la corruzione di un pubblico funzionario per l’ampliamento. Viene confermato che anche se non individuato materialmente l’interesse per l’Ente in relazione alla commissione del reato presupposto, comunque rimane palese il vantaggio tratto dall’azione, e la conseguente attribuzione della responsabilità amministrativa all’ente.

Il fatto

Con la sentenza del 23 aprile 2021 n. 15543, la Corte di Cassazione si è espressa in merito al caso di un pubblico funzionario, condannato per il reato di corruzione, in relazione all’ampliamento della volumetria di un impianto di chiusura del ciclo di vita dei rifiuti.

In particolare, è stato riscontrato il palese vantaggio, anche se non manifesto ed evidente (in relazione al comportamento), che determina/costituisce la fattispecie presupposto della responsabilità amministrativa attribuita all’ente, derivato dal comportamento corruttivo del pubblico funzionario.

Il principio alla base della Responsabilità amministrativa “231”

In buona sostanza la Corte di Cassazione ha ribadito il principio per cui la responsabilità amministrativa la persona giuridica per reato presupposto commesso da soggetti in posizione apicale per cui se ne deriva un interesse un vantaggio dalla medesima commissione del reato (possibilità che al contrario andrebbe escluso nel caso in cui il reato venga commesso ma solo nell’esclusivo interesse persone fisiche posizione apicale).

Nel caso in esame, anche se non può essere provato l’effettivo interesse vantato dall’Ente prima che il reato venga attuato, ciononostante il vantaggio può assumere il valore autonomo criterio selettivo ai fini della responsabilità dell’Ente, da cui ne deriva, ai fini della valutazione espressa dalla Corte, che sia sufficiente solamente verificare il vantaggio ottenuto dall’Ente[1].

[1]Purché, appunto, non venga accertato che il reato è stato commesso nell’esclusivo interesse del suo autore persona fisica o di terzi.

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MiTE: aggiunte ulteriori competenze al nuovo Dicastero

Come ricorderete, il Governo Draghi ha varato, nel mese di Febbraio 2021, il nuovo ministero della Transizione ecologica, che assume le competenze del Ministero dell’Ambiente, e aggiunge anche alcuni funzioni chiave per la transizione ecologica, principalmente nel settore dell’energia. Con la Conversione in Legge del c.d. “Decreto Ministeri” (il DL n . 22/2021), viene ulteriormente ampliato il quadro delle competenze.

Le competenze ex DL n. 22/2021

Le competenze assegnate al “nuovo” Dicastero erano già significative con l’atto emanato a febbraio: oltre ad assorbire tutte le competenze dell’ex Ministero dell’Ambiente, sotto l’egida della transizione ecologica, sono state incluse talune competenze ritenute chiave nel processo della transizione ecologica, riguardanti principalmente il settore dell’energia (è previsto, in prospettiva, il passaggio nella nuova struttura di alcune Direzioni del Ministero dello Sviluppo economico).

Confermato il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE)

Viene confermata l’istituzione del CITE, avente il compito di assicurare il coordinamento delle politiche nazionali per la transizione ecologica e la relativa programmazione[1].  Inoltre, viene confermato che il Mite si andrà ad occupare di:

  • obiettivi e linee della politica energetica e mineraria nazionale;
  • pianificazione delle politiche in materia di economia circolare.

Ad esso spetterà il compito di approvare:

  • il Piano per la transizione ecologica per il coordinamento delle politiche in materia tra le quali ci saranno bioeconomia circolare e fiscalità ambientale, compresi i sussidi ambientali e la finanza climatica e sostenibile.
  • l’approvazione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (prima affidata al Cipe).

Le novità: autorizzazioni statali degli impianti di energia

Con la conversione in Legge, al Ministero vengono ora attribuite:

  • le competenze su tutte le autorizzazioni statali degli impianti di energia, comprese le rinnovabili (anche off shore);
  • la gestione della riconversione, dismissione e chiusura mineraria delle infrastrutture di coltivazione di idrocarburi ubicate nella terraferma e in mare e ripristino in sicurezza dei siti.

Il report annuale

Con la conversione in Legge, sorge in capo al Dicastero, il compito di redigere, annualmente, entro il 15 luglio, una relazione alle Camere e allo stesso Comitato, riguardante gli esiti dell’aggiornamento del Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi con proposte di riduzione.

[1] Il Comitato è presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri, o, in sua vece, dal ministro della Transizione ecologica, ed è composto dal ministro per il Sud e la coesione territoriale, dai ministri della Transizione ecologica, dell’Economia e delle finanze, dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, della Cultura e delle Politiche agricole, alimentari e forestali.

Acque reflue, consultazione pubblica Ue su revisione direttiva

La commissione europea ha avviato una consultazione pubblica sul tema della disciplina normativa del trattamento delle acque reflue di provenienza urbana

Le motivazioni

La comunità richiama, quali obiettivi fondanti l’indagine, la necessità di proteggere la salute pubblica e l’ambiente. Si ritiene fondamentale garantire che le acque reflue urbane siano pulite e sicure, chiarendo che, tale ambito fondamentale della politica comunitaria sul punto, viene disciplinata dalla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane.

L’obiettivo

L’Unione intende la massima quantità e qualità delle informazioni utili ad operare una modificazione della direttiva, dopo una recente valutazione effettuata, da cui sono state riscontrate talune carenze (in particolare, tra le altre cose, la persistenza di una serie di fonti di inquinamento), e definire, al meglio, anche il contorno delle nuove esigenze della società che devono essere affrontate.

La procedura legislativa

L’iniziativa è partita lo scorso 28 aprile e dovrà consentire la raccolta di opinioni finalizzate all’aggiornamento della suddetta direttiva, la 91/271/Cee recante il trattamento delle acque reflue urbane.

I portatori di interesse verranno coinvolti a riguardo della valutazione sulle misure sviluppate dalla Commissione nel corso del 2020, sulla base dei riscontri e della cooperazione con gli Stati membri e le parti interessate.

Tali misure riguardano la riduzione dell’inquinamento proveniente dalle acque piovane, ed in particolare:

  • dai singoli sistemi e dai piccoli agglomerati;
  • dai microinquinanti nelle acque reflue (come i prodotti farmaceutici e le microplastiche).

Si ricordano, fra le altre, anche le misure riguardanti:

  • la riduzione del consumo di energia nel settore delle acque reflue[1];
  • le emissioni di gas a effetto serra.

Il contesto

L’iniziativa si inserisce nell’ambito del raggiungimento della neutralità climatica prevista come obiettivo del Green Deal comunitario, entro il 2050.

Per maggiori informazioni

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[1] Esso rappresenta l’1% di tutta l’energia consumata nell’UE

PNRR: promozione dell’economia circolare e delle filiere virtuose

Il nuovo piano nazionale ripresa e resilienza rappresenta un’ottima occasione utile a sviluppare uno sviluppo economico sostenibile: la rivoluzione verde e la transizione ecologica individuata con il PNRR (Missione 2) è quella raccoglie più fondi delle altre missioni.

La struttura della missione 2

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, licenziato in via definitiva dal Governo il 29 Aprile 2021 ed in procinto di essere inviato alla UE, presenta, tra gli obiettivi da finanziare con i fondi del Recovery Fund, anche la netta riduzione di rifiuti plastici e tessili.

In particolare, la missione 2 viene articolata in quattro diverse componenti, e prevede uno stanziamento pari a 59,33 miliardi di euro, ed in particolare:

  • M2C1: Economia circolare e agricoltura sostenibile: 5,27 miliardi;
  • M2C2: Energia rinnovabile, idrogeno rete e transizione energetica e mobilità sostenibile: 23, 78 miliardi;
  • M2C3: Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici: 15,22 miliardi;
  • M2C4: Tutela del territorio e della risorsa idrica: 15, 06 miliardi).

Migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare

Nell’ambito della M2C1, viene prevista una Componente 1 prevede una linea progettuale (“Migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare”) specifica appunto sull’economia circolare, che include sia investimenti che riforme. Sul primo tema si segnalano:

  • Investimento 1.1: Realizzazione nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti (1,5 miliardi di euro).
  • Investimento 1.2: Progetti “faro” di economia circolare (600 milioni di euro).

Pertanto, in essa, trovano posto lo sviluppo di impianti di trattamento/riciclaggio di rifiuti organici multi-materiale, vetro, imballaggi, carta e di impianti innovativi per particolari flussi, e ciò tornerebbe particolarmente in taglio per colmare il divario, ad oggi esistente, sulla dotazione impiantistica,  tra le regioni del Nord e quelle del Centro-Sud, che genera il flusso di grandi quantità di rifiuti fuori dalle regioni di origine,  per allineare le regioni del centro sud agli standard qualitativi delle regioni tecnologicamente più avanzate e favorire il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata entro il 2035 e di una quota residuale, pari al massimo, del 10% di rifiuti in discarica.

La strategia nazionale per l’economia circolare

Invece, sotto il profilo delle riforme, si segnalano la “Strategia nazionale per l’economia circolare” (1.1) ed il “Programma nazionale per la gestione dei rifiuti” (1.2).

Viene previsto un plafond di 2,1 miliardi di euro per migliorare la raccolta e costruire nuovi impianti (2,1 miliardi di Euro) per la gestione dei rifiuti, per migliorare la rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e realizzare nuovi impianti di trattamento/riciclaggio di “rifiuti organici, multi-materiale, vetro, imballaggi in carta” e costruzione di “impianti innovativi per particolari flussi”.

Gli oltre due miliardi impiegati per questa componente, dunque, serviranno, nelle intenzioni del governo, “a colmare i divari di gestione dei rifiuti relativi alla capacità impiantistica e agli standard qualitativi esistenti tra le diverse regioni e aree del territorio nazionale, con l’obiettivo di recuperare i ritardi per raggiungere gli attuali e nuovi obiettivi previsti dalla normativa europea e nazionale”.

Sviluppare una leadership internazionale industriale e di conoscenza nelle principali filiere della transizione

Tra gli obiettivi della Componente 1 della seconda Missione c’è “sviluppare una leadership internazionale industriale e di conoscenza nelle principali filiere della transizione”. Il Pnrr intende promuovere lo sviluppo industriale e di ricerca in settori strategici, riducendo in futuro la dipendenza delle importazioni di tecnologie gree. Le filiere strategiche elencate sono fotovoltaico, idrolizzatori, batterie per il settore dei trasporti e per il settore elettrico, mezzi di trasporto.

Gli obiettivi qualitativi

In termini di target da raggiungere, il PNRR ne fissa alcuni abbastanza ambiziosi:

  • 55% di riciclo di RAEE,
  • 85% di riciclo nell’industria della carta e del cartone;
  • 65% di riciclo dei rifiuti plastici (attraverso riciclaggio meccanico, chimico “Plastic Hubs”;
  • 100% recupero nel settore tessile (tramite “Textile Hubs”)
  • Il 60% dei progetti di investimento per la realizzazione di nuovi impianti di trattamento sopra citati si focalizzerà sui comuni del Centro Sud Italia.

Piano nazionale specifico per la gestione dei rifiuti

Previsto anche lo sviluppo di un Piano nazionale specifico per la gestione dei rifiuti che oltre ad evitare procedure d’infrazione sui rifiuti, consentirà di colmare le lacune impiantistiche e gestionali.

Il piano di azione europeo dell’Economia Circolare introduce in alcuni settori a forte valore aggiunto, “con target di riciclo specifici, tra i quali RAEE, carta e cartone, plastica e tessile.

Particolare attenzione viene dedicata allo sviluppo di tecnologie avanzate di riciclo meccanico e chimico delle plastiche, ricolto anche al marine litter, materiale di cui sono costituiti   gli oggetti costruiti ed adoperati quotidianamente dall’uomo e poi abbandonati o persi lungo la linea di costa ed in mare e lungo gli argini dei fiumi.

In Italia più del 50% dei rifiuti plastici viene raccolto come “Rifiuti plastici misti” e quindi non recuperato ma utilizzato per il recupero energetico o avviato in discarica.