Studio Ambrosetti: dal riciclo della plastica benefici economici per 2.5 miliardi

Green Jobs e recupero di materia dai rifiuti: questo il tema del nuovo studio promosso da The European House – Ambrosetti, da cui emerge la possibilità di ricavare rilevanti benefici economici a seguito delle attività di trattamento dei rifiuti in plastica. I dati salienti dell’indagine.

2,5 miliardi di ricavi e piu’ di mille posti di lavoro

Riciclo meccanico e chimico della plastica. E’ questo, secondo lo studio ambrosetti, la strada da percorrere, per ottenere sensibili benefici economici per il settore del recupero dei rifiuti, ed in particolare da quelli composti prevalentemente in plastica.

Il Dossier, diffuso pubblicamente ad inizio settembre, chiarisce che, da qui ai prossimi 8 anni, potremmo ottenere, da tali attività, complessivamente:

  • benefici economici fino a 2,5 miliardi di euro;
  • più di mille nuovi posti di lavoro.

Come concretizzare tali prospettive

Si rende necessario, a tale scopo, spingere il mercato dei materiali riciclati e rivedere i sistemi di responsabilità estesa dei produttori. Viene stimata la necessità di provvedere ad investimenti per 794 milioni di euro, nella peggiore delle ipotesi, con l’obiettivo di spingere la transizione circolare dell’industria italiana della plastica, una leva capace di generare benefici economici per un valore compreso tra gli 1,5 e i 2,5 miliardi di euro.

A ciò si deve aggiungere, un quadro favorevole in termini di interventi da attuare, tale da favorire i processi evolutivi già in atto.

In questo caso essi saranno finalizzati a sviluppare la domanda di materiale riciclato.

Occorre, a complemento, chiarire i profili dei sistemi EPR (i c.d. “sistemi di responsabilità estesa del produttore del prodotto).

Perché puntare sul trattamento chimico

Secondo il Dossier prodotto dallo Studio Ambrosetti, l’ottenimento dei risultati prospettatati deve essere attuato con i meccanismi di trattamento chimico.

Tali considerazioni riposano sullo stato dell’arte riguardo il posizionamento del nostro sistema Paese nei confronti dei nuovi obiettivi vincolanti posti dalla Comunità europea, ed in particolare:

  • 50% di riciclo degli imballaggi;
  • il 25% di contenuto minimo riciclato per le bottiglie in PET,

entro il 2025, ed anche il tetto massimo del 10% ai conferimenti di rifiuti urbani in discarica entro il 2035.

Il documento evidenzia come, dalla documentazione prodotta dagli Istituti pubblici (i.e. ISPRA), nel 2020 sono state generate complessivamente 4 milioni 948mila tonnellate di rifiuti plastici, frutto della sommatoria tra urbani e speciali.

Tuttavia, la quota di scarti potenzialmente riciclabili finita conferita nel flusso indifferenziato dei rifiuti, è rilevante, e pari a 1,8 milioni di tonnellate), i quali hanno avuto il seguente esito:

  • riciclaggio (recupero come materia, 42,3%);
  • termovalorizzazione (34,7%);
  • smaltimento (23%).

Inoltre lo studio ricorda una situazione, putroppo, negativa per i rifiuti di imballaggio in plastica: ad oggi i rifiuti composti di questa materia risulta l’unico materiale per il quale l’Italia non ha ancora raggiunto gli obiettivi fissati a livello UE al 2025, riportando un tasso del 48,7% contro l’obiettivo UE del 50%.

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