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Eurostat: l’Europa si affida eccessivamente alle fossili

Dopo il next generation EU ed il green deal, varato nel Dicembre 2019, si pensava che il destino energetico dell’Europea fosse irrimediabilmente ed irreversibilmente segnato verso un deciso incremento nell’utilizzo delle fonti rinnovabili per produrre energia, verso l’obiettivo della neutralità climatica al 2050. In realtà gli istituti di statistica mostrano che l’inversione di tendenza ancora non è avvenuta del tutto.

I dati eurostat

L’ UE continua a fare affidamento in gran parte sui combustibili fossili per il suo approvvigionamento energetico complessivo, come dimostra il rapporto tra combustibili fossili ed energia lorda disponibile (la domanda totale di energia di un paese o di una regione). Nel 2021, i combustibili fossili costituivano il 70% dell’energia lorda disponibile nell’UE, rimanendo allo stesso livello del 2020. Questa percentuale è diminuita notevolmente negli ultimi decenni. Dal 1990, primo anno per il quale sono disponibili i dati, è diminuito di 13 punti percentuali (pp) , principalmente a causa dell’aumento delle energie rinnovabili .

Nel 2021, Malta (96%) è rimasta il paese dell’UE con la quota più alta di combustibili fossili nell’energia disponibile lorda, seguita da Cipro e Paesi Bassi (89%), Irlanda e Polonia (88%). La maggior parte degli altri paesi dell’UE aveva quote comprese tra il 50% e l’85%. Solo Svezia (32%), Finlandia (38%) e Francia (48%) avevano quote inferiori al 50%.

Rispetto al 2020, nel 2021 le diminuzioni maggiori, ma piuttosto contenute, della quota di combustibili fossili nell’energia lorda disponibile si sono verificate in Finlandia (-3 punti percentuali), Belgio (-3 punti percentuali), Lituania (-3 punti percentuali), Portogallo (-3 punti percentuali). -2 pp) e Danimarca (-2 pp). Gli aumenti maggiori sono stati registrati in Bulgaria (+4 pp), Estonia (+3 pp), Polonia e Slovacchia (entrambe +2 pp) e Spagna (+1 pp).

Nell’ultimo decennio, tutti i membri dell’UE hanno registrato una diminuzione della loro quota di combustibili fossili nell’energia lorda disponibile. La diminuzione maggiore è stata misurata in Danimarca (dall’81% al 57%; -25 pp), seguita da Estonia (dal 91% nel 2010 al 69% nel 2021; -22 pp) e Finlandia (dal 57% al 38%; – 19 pagg.).

Altre diminuzioni significative sono state registrate in Lettonia (dal 69% al 57%; -12 punti percentuali), Lussemburgo (dal 90% al 79%; -11 punti percentuali) e Lituania (dal 75% al ​​64%; -10 punti percentuali).

I cali più contenuti si registrano invece in Germania (da 81% a 79%; -2 pp), seguita da Romania (da 75% a 72%; -3 pp), Malta (da 100% a 96%; poco sopra -3 pp), Ungheria (da 73% a 69%; -4 pp) e Francia (da 52% a 48%; -4 pp).

Eurostat ha recentemente pubblicato le statistiche annuali sull’energia per il 2021. Visita il database Eurostat per nuovi dati sui bilanci delle materie prime, i bilanci energetici e gli indicatori energetici e attiva i tuoi avvisi per gli articoli aggiornati di Statistics Explained in uscita nei prossimi 3 mesi. Se vuoi saperne di più sul settore energetico nell’UE in modo interattivo e personalizzabile, puoi anche visitare la pagina delle visualizzazioni energetiche per un’ampia gamma di strumenti interattivi, ad esempio diagrammi di flusso di energia e commercio di energia.

Le conseguenze

Questo significa fondamentalmente due cose:

  • l’Unione europea dipende ancora in gran parte dai combustibili fossili;
  • la UE ricerca contestualmente di incrementare la quota di energia originata dall’utilizzo di foni rinnovabili, pure essendo questa rallentata dai noti eventi della pandemia

Obiettivi di decarbonizzazione ancora lontani per l’Europa che continua a fare affidamento in gran parte sulle fonti fossili per il suo approvvigionamento energetico complessivo, come dimostra il rapporto tra combustibili fossili ed energia lorda disponibile (indice che rappresenta la domanda totale di energia di un paese).

EIONET: i dati ambientali devono essere forniti più rapidamente

Con una valutazione consuntiva proposta da EIONET, emerge che solo pochi paesi della Comunità europea trasferiscono alle pubbliche istituzioni UE i dati ambientali necessari per poter realizzare valide politiche economiche sul punto. Vediamo le principali evidenze emerse.

Che cos’è EIONET?

Innanzitutto, EIONET rappresenta la rete europea di informazione e osservazione sull’ambiente (Eionet) rappresenta un network di partenariato dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), e dei suoi paesi membri e cooperanti.

Obiettivo del documento

EIONET, nel corso del 2020, ha raccolto i dati 2020 relativi ad 11 flussi per 6 differenti aree: qualità dell’aria, emissioni atmosferiche, biodiversità, mitigazione dei cambiamenti climatici, inquinamento industriale, acqua (comprese acque di balneazione, acque interne, marine strategy e trattamento delle acque reflue urbane).

Si tratta di mostrare i progressi rispetto ai criteri di rendicontazione concordati (tempestività e qualità dei dati) per consentire ai Paesi membri della Comunità europea il compito di individuare e, in modo correlato, assegnare la priorità alle risorse di cui hanno bisogno, per le regolari procedure di comunicazione.

Si tratta anche di consentire all’AEA di svolgere i propri compiti in modo efficiente ed efficace, ovvero fornire informazioni tempestive, mirate, pertinenti e affidabili agli attori politici e al pubblico.

Quattro paesi sono riusciti a raggiungere un punteggio per il flusso di dati del 100%: Austria, Macedonia del Nord, Svezia e Svizzera. Il punteggio del 100% indica la fornitura tempestiva e dati di alta qualità per tutti i flussi analizzati.