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Al via il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

È stato approvato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

Il Decreto

Con Decreto n. 434 del 21 dicembre 2023, è stato approvato dal MASE il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC). 

Di cosa si tratta

E’ il piano che consente di dare attuazione alla Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (SNAC), approvata con decreto direttoriale n. 86 del 16 giugno 2015 dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è stata avviata l’elaborazione del Piano nazionale di adattamento (PNACC).

Il piano è stato sottoposto a procedimento di VAS.

A giugno del 2020 l’Autorità proponente ex Direzione generale per il clima, l’energia e l’aria del MiTE ha trasmesso all’Autorità competente per la VAS l’istanza di verifica di Assoggettabilità a VAS del Piano nazionale di adattamento, ai sensi dell’art. 12 D.Lgs. 152/2006. Nel mese di ottobre 2020 l’Autorità competente ha determinato che il Piano dovesse essere sottoposto al procedimento di VAS.

Pertanto, a gennaio del 2021 è stata trasmessa all’Autorità competente l’istanza per la Procedura di VAS – fase di scoping, art. 13 D.Lgs. 152/2006. Nel mese di giugno 2021 l’Autorità competente ha comunicato il termine della fase di scoping e ha trasmesso il parere della Sottocommissione VAS della Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale – VIA e VAS (Parere n. 13 del 03/05/2021).

Obiettivo perseguito

Si tratta di offrire uno strumento di indirizzo per la pianificazione e l’attuazione delle azioni di adattamento più efficaci nel territorio italiano, in relazione alle criticità riscontrate, e per l’integrazione dei criteri di adattamento nelle procedure e negli strumenti di pianificazione esistenti.

Inoltre, con esso si intende:

  1. ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici;
  2. migliorare la capacità di adattamento dei sistemi naturali, sociali ed economici;
  3. trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare con le nuove condizioni climatiche.

In particolare, il Piano intende definire quali debbano essere i percorsi settoriali e/o locali di adattamento ai cambiamenti climatici, e ciò attraverso la costituzione di una base comune di dati, informazioni e metodologie di analisi utile a tale scopo.

Si deve, infatti, contenere la vulnerabilità agli impatti dei cambiamenti climatici, aumentare la resilienza agli stessi e a migliorare le possibilità di sfruttamento di eventuali opportunità.

Le parti in cui viene articolato

Esso viene strutturato come di seguito:

La struttura del PNACC è articolata come segue:

1. Il quadro giuridico di riferimento

2. Il quadro climatico nazionale

3. Impatti dei cambiamenti climatici in Italia e vulnerabilità settoriali

4. Misure e azioni del PNACC

5. Finanziare l’adattamento ai cambiamenti climatici

6. Governance dell’adattamento.

Ministero dell’Ambiente: al via il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici

Il MASE ha pubblicato sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC). 

L’obiettivo

Il PNACC persegue l’obiettivo di fornire un quadro di indirizzo nazionale per l’implementazione di azioni finalizzate a ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, migliorare la capacità di adattamento dei sistemi naturali, sociali ed economici nonché trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare con le nuove condizioni climatiche.

La seconda edizione

Si tratta di un aggiornamento dell’edizione rilasciata nel 2018.

Valutazione Ambientale Strategica

Nell’ambito della VAS, il PNACC sarà ora sottoposto alla consultazione pubblica prevista dalla procedura di Valutazione Ambientale Strategica.

I prossimi passaggi

Esaminate le osservazioni e conclusa la procedura di VAS, il testo andrà all’approvazione definitiva con decreto del Ministro.

Successivamente, ci sarà l’insediamento dell’Osservatorio Nazionale, che dovrà garantire l’immediata operatività del Piano attraverso l’individuazione delle azioni di adattamento nei diversi settori.

L’Osservatorio:

  • definirà le priorità;
  • individuerà i soggetti interessati;
  • le fonti di finanziamento;
  • le misure per rimuovere gli ostacoli all’adattamento.

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PNRR: promozione dell’economia circolare e delle filiere virtuose

Il nuovo piano nazionale ripresa e resilienza rappresenta un’ottima occasione utile a sviluppare uno sviluppo economico sostenibile: la rivoluzione verde e la transizione ecologica individuata con il PNRR (Missione 2) è quella raccoglie più fondi delle altre missioni.

La struttura della missione 2

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, licenziato in via definitiva dal Governo il 29 Aprile 2021 ed in procinto di essere inviato alla UE, presenta, tra gli obiettivi da finanziare con i fondi del Recovery Fund, anche la netta riduzione di rifiuti plastici e tessili.

In particolare, la missione 2 viene articolata in quattro diverse componenti, e prevede uno stanziamento pari a 59,33 miliardi di euro, ed in particolare:

  • M2C1: Economia circolare e agricoltura sostenibile: 5,27 miliardi;
  • M2C2: Energia rinnovabile, idrogeno rete e transizione energetica e mobilità sostenibile: 23, 78 miliardi;
  • M2C3: Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici: 15,22 miliardi;
  • M2C4: Tutela del territorio e della risorsa idrica: 15, 06 miliardi).

Migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare

Nell’ambito della M2C1, viene prevista una Componente 1 prevede una linea progettuale (“Migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare”) specifica appunto sull’economia circolare, che include sia investimenti che riforme. Sul primo tema si segnalano:

  • Investimento 1.1: Realizzazione nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti (1,5 miliardi di euro).
  • Investimento 1.2: Progetti “faro” di economia circolare (600 milioni di euro).

Pertanto, in essa, trovano posto lo sviluppo di impianti di trattamento/riciclaggio di rifiuti organici multi-materiale, vetro, imballaggi, carta e di impianti innovativi per particolari flussi, e ciò tornerebbe particolarmente in taglio per colmare il divario, ad oggi esistente, sulla dotazione impiantistica,  tra le regioni del Nord e quelle del Centro-Sud, che genera il flusso di grandi quantità di rifiuti fuori dalle regioni di origine,  per allineare le regioni del centro sud agli standard qualitativi delle regioni tecnologicamente più avanzate e favorire il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata entro il 2035 e di una quota residuale, pari al massimo, del 10% di rifiuti in discarica.

La strategia nazionale per l’economia circolare

Invece, sotto il profilo delle riforme, si segnalano la “Strategia nazionale per l’economia circolare” (1.1) ed il “Programma nazionale per la gestione dei rifiuti” (1.2).

Viene previsto un plafond di 2,1 miliardi di euro per migliorare la raccolta e costruire nuovi impianti (2,1 miliardi di Euro) per la gestione dei rifiuti, per migliorare la rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e realizzare nuovi impianti di trattamento/riciclaggio di “rifiuti organici, multi-materiale, vetro, imballaggi in carta” e costruzione di “impianti innovativi per particolari flussi”.

Gli oltre due miliardi impiegati per questa componente, dunque, serviranno, nelle intenzioni del governo, “a colmare i divari di gestione dei rifiuti relativi alla capacità impiantistica e agli standard qualitativi esistenti tra le diverse regioni e aree del territorio nazionale, con l’obiettivo di recuperare i ritardi per raggiungere gli attuali e nuovi obiettivi previsti dalla normativa europea e nazionale”.

Sviluppare una leadership internazionale industriale e di conoscenza nelle principali filiere della transizione

Tra gli obiettivi della Componente 1 della seconda Missione c’è “sviluppare una leadership internazionale industriale e di conoscenza nelle principali filiere della transizione”. Il Pnrr intende promuovere lo sviluppo industriale e di ricerca in settori strategici, riducendo in futuro la dipendenza delle importazioni di tecnologie gree. Le filiere strategiche elencate sono fotovoltaico, idrolizzatori, batterie per il settore dei trasporti e per il settore elettrico, mezzi di trasporto.

Gli obiettivi qualitativi

In termini di target da raggiungere, il PNRR ne fissa alcuni abbastanza ambiziosi:

  • 55% di riciclo di RAEE,
  • 85% di riciclo nell’industria della carta e del cartone;
  • 65% di riciclo dei rifiuti plastici (attraverso riciclaggio meccanico, chimico “Plastic Hubs”;
  • 100% recupero nel settore tessile (tramite “Textile Hubs”)
  • Il 60% dei progetti di investimento per la realizzazione di nuovi impianti di trattamento sopra citati si focalizzerà sui comuni del Centro Sud Italia.

Piano nazionale specifico per la gestione dei rifiuti

Previsto anche lo sviluppo di un Piano nazionale specifico per la gestione dei rifiuti che oltre ad evitare procedure d’infrazione sui rifiuti, consentirà di colmare le lacune impiantistiche e gestionali.

Il piano di azione europeo dell’Economia Circolare introduce in alcuni settori a forte valore aggiunto, “con target di riciclo specifici, tra i quali RAEE, carta e cartone, plastica e tessile.

Particolare attenzione viene dedicata allo sviluppo di tecnologie avanzate di riciclo meccanico e chimico delle plastiche, ricolto anche al marine litter, materiale di cui sono costituiti   gli oggetti costruiti ed adoperati quotidianamente dall’uomo e poi abbandonati o persi lungo la linea di costa ed in mare e lungo gli argini dei fiumi.

In Italia più del 50% dei rifiuti plastici viene raccolto come “Rifiuti plastici misti” e quindi non recuperato ma utilizzato per il recupero energetico o avviato in discarica.