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Idrogeno: via libera UE per la realizzazione nelle aree industriali dismesse

Con un comunicato, il Ministero dell’Ambiente (MASE) ha reso pubblico il via libera dalla Commissione Europea per la possibilità di fornire aiuti di Stato per lo sviluppo degli impianti funzionali alla produzione di idrogeno in aree dismesse

L’importo degli Aiuti

In particolare, l’assenso riguarda interventi per un importo complessivo pari a 450 milioni.

Essi vengono racchiusi nel perimetro degli interventi programmati per il PNRR, ed è finalizzato al sostegno della produzione di idrogeno rinnovabile nelle aree industriali dismesse.

Si tratta di una decisione che interessa le ventuno Regioni e Province autonome ed in particolare la possibilità di concedere aiuti per quei progetti rivolti alla produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse.  

Le graduatorie

Già adottate le graduatorie di ammissibilità da parte delle suddette PA (era necessario per i target marzo 2023 previsti dal PNRR).

La produzione e l’uso a livello locale di idrogeno verde nell’industria, nelle PMI e nel trasporto locale consentiranno la creazione di distretti dell’idrogeno, soprattutto nel Sud Italia. L’idrogeno sarà prodotto a partire da fonti rinnovabili della zona e utilizzato localmente.

La decisione viene adottata dalla Commissione in tempi rapidi grazie al proficuo lavoro fra MASE, la Rappresentanza permanente presso la UE e il Dipartimento Politiche Europee della Presidenza del Consiglio, che si sono coordinati per dialogare con la Commissione.

Le dichiarazioni

“Un passaggio importante, giunto il tempi molto veloci – spiega il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto – che ci consente di accelerare su una filiera importantissima in ambito energetico, quella dell’idrogeno verde, una vera chiave di volta anche per il futuro della mobilità”.

La produzione e l’uso a livello locale di idrogeno verde nell’industria, nelle PMI e nel trasporto locale consentiranno la creazione di distretti dell’idrogeno, soprattutto nel Sud Italia. L’idrogeno sarà prodotto a partire da fonti rinnovabili della zona e utilizzato localmente.

La decisione è stata adottata dalla Commissione in tempi rapidi grazie al proficuo lavoro fra MASE, la Rappresentanza permanente presso la UE e il Dipartimento Politiche Europee della Presidenza del Consiglio, che si sono coordinati per dialogare con la Commissione.

Criteri ambientali minimi (CAM): aggiornata la programmazione 2023

Con opportuno Decreto Ministeriale, il MASE (Ministero Ambiente e sicurezza energetica), ha definito la programmazione 2023 in tema di criteri ambientali minimi. Vediamo come il Dicastero intende regolamentare gli acquisiti verdi delle Pubbliche Amministrazioni (GPP), cosa sono, e chi vengono indirizzati i CAM.

I criteri ambientali minimi

Prima di vedere la programmazione aggiornata, vediamo cosa sono e a chi sono diretti i CAM

Cosa sono 

I Criteri Ambientali Minimi (CAM), adottati con decreto ministeriale, sono dei requisiti di tipo sociale, ambientale ed economico, volti a indirizzare le scelte della PA, premiando quei prodotti, servizi a più elevato valore di sostenibilità sotto il profilo ambientale e lungo il ciclo di vita, tenuto conto della disponibilità di mercato. 

Mirano a raggiungere un buon equilibrio tra prestazioni ambientali, considerazioni sui costi e disponibilità del mercato. Tenendo in considerazione la distinzione fra criteri base e criteri premianti, le amministrazioni aggiudicatrici possono scegliere, in base alle loro esigenze e al livello di ambizione, di includere tutti o solo determinati requisiti nei loro documenti, rendendo così modulabili i criteri stessi. 

Vengono definiti nell’ambito di quanto stabilito dal Piano per la sostenibilità ambientale dei consumi del settore della PA e sono adottati con Decreto del Ministro dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del mare.

Perché minimi

Perché sono ritenuti come elementi di base che dovrebbero caratterizzare le procedure di acquisto preferibili da un punto di vista ambientale. La loro implementazione garantisce che la politica nazionale in materia di appalti pubblici verdi sia efficace non solo nell’obiettivo di ridurre gli impatti ambientali, ma anche al fine di promuovere modelli di produzione e consumo più sostenibili e circolari. La loro applicazione, infatti, consente di diffondere le tecnologie ambientali e i prodotti ambientalmente preferibili producendo così una spinta sul mercato, inducendo gli operatori economici meno virtuosi a adeguarsi alle nuove richieste della PA.

I CAM, aggiornati periodicamente sulla base dell’evoluzione tecnologica e di mercato, riguardano ad ora, le categorie di forniture ed affidamenti individuate nel Piano D’Azione nazionale sul Green public procurement e definite “prioritarie”.

Chi li definisce

La definizione dei CAM rientra fra i compiti assegnati al Comitato di Gestione del GPP che si avvale, per la loro elaborazione, di Gruppi di lavoro tecnici composti da rappresentanti ed esperti della PA e delle centrali di committenza, da enti di ricerca, università, nonché da referenti delle associazioni di categoria degli operatori economici del settore di riferimento. I CAM così elaborati vengono successivamente condivisi nel Comitato di Gestione ed inviati, in allegato al Decreto del Ministro della Transizione Ecologica, ai Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Economia e delle Finanze per acquisire eventuali osservazioni.

A chi si rivolgono

Sono indirizzati ciascuno verso una specifica categoria merceologica di riferimento presentando però una struttura di base comune. 

Per ogni categoria vengono poi riportate le normative di riferimento ambientale, fornite tutte le indicazioni sulle procedure di esecuzione delle gare di appalto e descritto l’approccio da seguire per la definizione di ciascun criterio ambientale minimo.

Quali categorie vengono previste

La sezione dedicata alla procedura di gara interessa la modalità di selezione dei candidati (designando i requisiti di qualificazione utili a verificare le capacità tecniche del candidato e tali da garantire l’esecuzione dell’appalto nel totale rispetto dell’ambiente), le specifiche tecniche (ovvero gli standard minimi di prodotto così come disposto dal d.lgs. n.50/2016), i criteri premianti (requisiti finalizzati alla selezione di prodotti o servizi con prestazioni ambientali superiori a quelle definite dalle specifiche tecniche, per tale motivo premiate con un punteggio migliore), le clausole contrattuali (indicazioni fornite per garantire una migliore esecuzione dell’appalto sotto il profilo della sostenibilità ambientale). Ogni CAM, inoltre, include un disciplinare per le verifiche nel quale vengono fornite indicazioni per dimostrare la conformità ai requisiti prescritti.

Il decreto direttoriale 31 marzo 2023, n. 15

Lo scopo del Decreto 

Lo scorso marzo, con opportuno Decreto Direttoriale, il MASE ha aggiornato il programma di quest’anno, in merito al rilascio dei CAM. 

Esso va ad implementare quanto previsto dalla Strategia Italiana sull’Economia Circolare, rilasciata lo scorso anno. (M2C1, Riforma 1.1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)). 

In particolare, si prevede l’approvazione della programmazione annuale dei decreti sui Criteri ambientali minimi, obbligatori, come sopra precisato, per le gare d’appalto, ai sensi del Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. n. 36/2023).

I CAM da aggiornare

Il Dicastero intende aggiornare i seguenti criteri: 

  • servizio di progettazione ed esecuzione dei lavori di costruzione, manutenzione e adeguamento delle strade servizio di trasporto scolastico su gomma e uscite didattiche, viaggi d’istruzione
  • servizi correlati al trasporto pubblico locale (car sharing, scooter sharing, bike sharing)
  • fornitura di calzature (dispositivi di protezione individuale e non); 
  • accessori in pelle;
  • servizi di ristoro, la fornitura e
  • noleggio di personal computer, server e telefoni cellulari
  • servizi energetici per gli edifici e fornitura di energia elettrica
  • servizi di trasporto pubblico locale su gomma
Approvata la proposta di Decreto MASE sull’agrivoltaico

Approvata dal MASE la proposta di decreto per promuovere la realizzazione di impianti agrivoltaici innovativi. Obiettivo dell’intervento, previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è installare almeno 1,04 GW di impianti agrivoltaici entro il 30 giugno 2026.

L’agrivoltaico

Che cos’è

Consiste in un sistema di produzioni agricola e fotovoltaica realizzate sul medesimo terreno.

In particolare, il sistema prevede che i pannelli fotovoltaici vengano montati ad un’altezza da terra sufficiente per consentire pratiche di coltivazione convenzionali sul terreno sottostante.

Obiettivi del sistema

Con l’implementazione di tale configurazione impiantistica, si vuole:

  • favorire la regimentazione delle acque piovane;
  • supportale lo sviluppo di coltivazioni idonee tramite l’ombreggiamento (=si riduce la richiesta idrica);
  • agevolare il sostegno allo sviluppo piante;
  • consentire la preservazione dei terreni all’utilizzo agricolo;
  • realizzare una protezione antigrandine e ad altri fenomeni di precipitazioni e condizioni climatiche estreme.

Nell’agrivoltaico la funzione di produzione di elettricità fotovoltaica del sistema è una funzione ulteriore alla produzione agricola.

Il contenuto del decreto

Il decreto ministeriale prevede in particolare il riconoscimento di un incentivo composto da un contributo in conto capitale nella misura massima del 40% dei costi ammissibili e una tariffa incentivante a valere sulla quota di energia elettrica prodotta e immessa in rete. Ad essere sostenute saranno in particolare soluzioni costruttive innovative, prevalentemente a struttura verticale e con moduli ad alta efficienza.

Per promuovere la realizzazione degli interventi presso il mondo dell’imprenditoria agricola, per l’accesso alle procedure sono previsti due distinti contingenti di potenza: un primo contingente di 300 MW destinato al solo comparto agricolo per impianti di potenza fino a 1 MW e un secondo aperto invece anche alle associazioni temporanee di imprese composte da almeno un soggetto del comparto agricolo per impianti di qualsiasi potenza.

Elemento fondamentale della misura, per garantire la realizzazione di progetti che generino benefici concorrenti agricoltura/energia e valutarne gli effetti nel tempo è il sistema di monitoraggio. è previsto infatti che queste installazioni garantiscano la continuità dell’attività agricola e pastorale sottostante l’impianto per tutto il periodo di vita utile degli impianti e che siano monitorati il microclima, il risparmio idrico, il recupero della fertilità del suolo, la resilienza ai cambiamenti climatici e la produttività agricola per i diversi tipi di colture.

Il PNRR attribuisce a questo investimento risorse finanziarie pari a quasi un miliardo e cento milioni di euro. Gestore dell’intera misura e dell’accesso al meccanismo incentivante è il Gestore Servizi Energetici (GSE).

Le dichiarazioni

Il Ministro: “Grande sfida è far coesistere eccellenza agricola con soluzioni energetiche sostenibili”. Obiettivo della misura è l’installazione di oltre un GW di impianti attraverso l’erogazione di un contributo in conto capitale abbinato ad una tariffa incentivante a valere sull’energia prodotta e immessa in rete.

“L’autonomia energetica – spiega il Ministro Pichetto – si costruisce anche puntando sulla vocazione agricola di una grande parte del nostro Paese. Oggi la sfida, che questo decreto interpreta con grande attenzione, è far coesistere nei campi l’eccellenza agricola con soluzioni nuove per generare energia pulita, aprendo opportunità di crescita del settore nel segno della sostenibilità e dell’attenzione all’ambiente. Assieme alle Comunità Energetiche – conclude Pichetto – questo è probabilmente uno dei provvedimenti più qualificanti per cambiare dal territorio il paradigma energetico del nostro Paese e guardare al futuro”. 

Prossimi passaggi

Il testo è ora stato trasmesso alla Commissione Europea, dalla quale si dovrà attendere il via libera per l’effettiva entrata in vigore.

Transizione energetica, notevoli le distanze per IRENA 

Servono 35 trilioni di dollari: è questa la stima realizzata da IRENA per realizzare la transizione energetica. E’ urgente una decisa crescita dell’entità di energia prodotta da fonti rinnovabile. Questo quanto emerge dal piu’ recente report prodotto dall’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili.

Che cos’è IRENA

L’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (International Renewable Energy Agency), conosciuta anche con l’acronimo IRENA, è un’organizzazione internazionale finalizzata ad incoraggiare l’adozione e l’utilizzo crescente e generalizzato delle energie rinnovabili in una prospettiva di sviluppo sostenibile. L’organizzazione è stata fondata il 26 gennaio 2009 a Bonn in Germania, il suo Statuto ha ottenuto fin dall’inizio la firma di settantacinque Stati.

Piu’ investimenti

IRENA sottolinea, nel suo recente outlook trimestrale, che si rendono necessari maggiori investimenti e politiche mirate per compiere la transizione energetica.

È la mancanza di progressi nelle politiche e negli investimenti che preoccupa l’osservatorio dell’IRENA. L’entità del cambiamento è ben al di sotto del target 1,5°C. Per mantenere queste aspettative, le energie rinnovabili devono crescere di circa 10.000 GW nel 2030, mantenendo una media di circa 1.000 GW all’anno.

Entro il 2030, anche gli investimenti necessari dovrebbero ammontare a circa 35 trilioni di dollari, dando priorità a efficienza energetica, elettrificazione tramite le rinnovabili, espansione della rete e flessibilità dei servizi.

Ad oggi, circa il 41% degli investimenti rimane destinato ai combustibili fossili. Secondo quanto espresso dall’agenzia internazionale per le energie rinnovabili, circa 1000 miliardi di dollari di questi investimenti in combustibili fossili dovranno essere reindirizzati verso tecnologie e infrastrutture di transizione per mantenere l’obiettivo di 1,5°C a portata di mano.

“La posta in gioco non potrebbe essere più alta” ha dichiarato Francesco La Camera, direttore generale di IRENA, “Una trasformazione profonda e sistemica del sistema energetico globale deve avvenire in meno di 30 anni, con un nuovo approccio per accelerare la transizione energetica.”.

Riferimenti

L’Unione Europea presenta gli orientamenti per l’aggiornamento del PNRR

Il 4 aprile 2023 la Commissione europea ha presentato gli orientamenti utili agli Stati membri per presentare gli aggiornamenti dei Piani nazionali di ripresa e resilienza per beneficiare dei fondi del RepowerEu. Vediamo di cosa si tratta, un approfondimento sul PNRR e sul Piano RepowerEU.

Che cos’è il PNRR

Le basi del nostro PNRR. Esse sono da ricercare nel Piano Next Generation EU (NGEU). Esso consiste in un’occasione unica (così viene definito dalla UE) per uscire più forti dalla pandemia, trasformare le economie, creare opportunità e posti di lavoro per l’Europa. Il programma prevede investimenti per 806,9 miliardi di euro. Il bilancio a lungo termine dell’UE, unito a NextGenerationEU (NGEU), lo strumento temporaneo pensato per stimolare la ripresa, costituisce il più ingente pacchetto di misure di stimolo mai finanziato in Europa.

Il NGEU o «Recovery Plan» è stato annunciato dalla Commissione Europea nell’aprile 2020. Esso viene  concepito come risposta immediata alla crisi economica causata dalla pandemia di COVID-19. 

Con esso veniva prevista l’implementazione di strumenti finanziari esistenti e nuovi, tra cui la flessibilità delle regole di bilancio dell’Unione europea, per supportare la ripresa economica dell’UE.

Inoltre, prevede l’utilizzo di fondi per la ripresa economica, la creazione di posti di lavoro, la digitalizzazione, la transizione verso un’economia verde e la riforma delle istituzioni pubbliche.

I fondi del Recovery Plan sono stati messi a disposizione dei paesi membri dell’UE e vengono oggi utilizzati per finanziare progetti e programmi specifici in ogni paese, in linea con le priorità e le esigenze nazionali. Il piano è stato approvato a luglio 2020 ed è in fase di attuazione.

Il NGEU intende promuovere una robusta ripresa dell’economia europea all’insegna della transizione ecologica, della digitalizzazione, della competitività, della formazione e dell’inclusione sociale, territoriale e di genere. Il Regolamento RRF enuncia le sei grandi aree di intervento (pilastri) sui quali i PNRR si dovranno focalizzare.

La revisione del PNRR alla luce del REPowerEu

REPowerEu  è il piano presentano dalla UE, mediante la Commissione, come risposta alle difficoltà e alle perturbazioni del mercato mondiale dell’energia causate dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. 

La trasformazione del sistema energetico europeo è urgente per due motivi: porre fine alla dipendenza dell’UE dai combustibili fossili della Russia, che sono usati come arma economica e politica e costano ai contribuenti europei quasi 100 miliardi di € all’anno, e affrontare la crisi climatica.

Il nostro Paese, al pari degli altri stati membri, nei prossimi mesi dovrà rivedere il proprio piano nazionale per dare seguito alle modifiche introdotte al regolamento, che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza, con i nuovi capitoli del piano REPowerEu, la risposta della Commissione alle difficoltà socio-economiche e alle perturbazioni del mercato energetico mondiale causate dalle tensioni geopolitiche prodotte dal conflitto in Ucraina. La revisione viene auspicata da più parti, soprattutto dalle amministrazioni più prossime ai territori, che sono responsabili di una quota rilevante circa il 20% dell’intero ammontare delle risorse del Piano.

Lo scorso 4 aprile 2023 la Commissione europea ha presentato gli orientamenti utili agli Stati membri per presentare gli aggiornamenti dei Piani nazionali di ripresa e resilienza per beneficiare dei fondi del RepowerEu

Con un Regolamento, il 2023/435/Ue, viene prevista la modificazione delle norme sul Dispositivo per la ripresa e resilienza (regolamento 2021/241/Ue) inserendovi i capitoli dedicati al RepowerEu, le misure della Commissione europea che spingono sullo sviluppo delle energie rinnovabili, compresa la produzione di idrogeno rinnovabile, l’efficienza energetica in edilizia, le stazioni di ricarica elettrica e di rifornimento di idrogeno. 

Per potere accedere ai nuovi fondi europei gli Stati membri devono aggiornare i Piani nazionali di ripresa e resilienza implementandoli con i nuovi obiettivi del RepowerEu. 

I limiti temporali alla revisione 

La Commissione ha invitato gli Stati a farlo possibilmente entro il 30 aprile 2023.

Gli orientamenti della Commissione presentati il 4 marzo 2023, dettagliati per i singoli argomenti del RepowerEu, costituiscono una utile guida per gli Stati membri per “scrivere” correttamente gli aggiornamenti dei Piani di ripresa e resilienza nazionali da presentare alla Commissione.