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Al via gli incentivi per l’idrogeno previste dall’IPCEI

A partire dal 28 novembre 2022 e fino al 30 gennaio 2023 le imprese italiane partecipanti al primo IPCEI sull’idrogeno (H2 Technology) potranno presentare domanda per richiedere le agevolazioni a sostegno dei progetti in ricerca, sviluppo e innovazione nelle componenti ‘abilitanti’ per la realizzazione della filiera dell’idrogeno, tra cui Gigafactory per la produzione di elettrolizzatori.

Investimenti per favorire la diversificazione energetica in Europa

L’obiettivo

Per incentivare gli investimenti il Ministero dello Sviluppo economico mette a disposizione 700 milioni di euro del Fondo IPCEI (attivando anche risorse PNRR), che sono parte dei complessivi 5,4 miliardi di euro di aiuti autorizzati dalla Commissione Ue lo scorso mese di luglio.

Che cos’è L’IPCEI

L’IPCEI H2 Technology  rappresenta una le principali iniziative di politica industriale promosse dal ministro Giancarlo Giorgetti, tra cui partecipa l’Italia[1].

Le dichiarazioni

Il Ministro del MIMIT, G. Giorgetti, dichiara a tal proposito: “Con questi investimenti si compie un ulteriore passo in avanti nel percorso della diversificazione energetica che punta a favorire il raggiungimento dell’autonomia strategica dell’Europa anche attraverso la creazione di una filiera basata sullo sviluppo dell’ idrogeno, nella quale l’Italia potrà giocare un ruolo da protagonista con le tecnologie all’avanguardia delle sue aziende”.

In particolare, sono sei le aziende italiane che partecipano a questo importante progetto europeo: Ansaldo, Fincantieri, Iveco Italia, Alstom Ferroviaria, Enel e De Nora (in partnership con Snam). A queste si aggiungono anche due enti di ricerca, Enea e Fondazione Bruno Kessler (FBK).

Le modalità di presentazione delle domande sono contenute nel decreto pubblicato sul sito del MIMIT.

Per maggiori informazioni

https://www.mise.gov.it/it/incentivi/ipcei-idrogeno-1-h2-technology


[1] Nel trust partecipano anche Austria, Belgio, Rep. Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Olanda, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Spagna.

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Commissioni Bilancio e Finanze della Camera: conclusa la ricognizione del DL “Aiuti”.

Con l’esame da parte della Commissioni Bilancio e Finanze della Camera si è conclusa la ricognizione del DL n. 50/2022, recante “Aiuti”. Si segnala l’emendamento del Governo che travasa nel DL Aiuti il nuovo DL Energia approvato dal Consiglio dei Ministri.

Le misure approvate

Si segnalano le seguenti misure approvate:

  • esclusione della possibilità di realizzare gli impianti nelle aree naturali protette (9.14 Trano, M5S);
  • Inserimento della relazione paesaggistica e dell’atto del soprintendente per verifica archeologica nei documenti da presentare per l’istanza VIA (10.2 Braga, PD – valutato negativamente). L’emendamento amplia la documentazione attualmente prevista dal comma 1 dell’art. 27 del Codice Ambiente. Oltre la relazione paesaggistica (o la relazione paesaggistica semplificata) anche l’atto del competente soprintendente del Ministero della cultura relativo alla verifica preventiva di interesse archeologico.
  • proroga istanza di VIA con relazione esplicativa aggiornata (10.4 Federico, M5S). L’emendamento subordina la richiesta di proroga del procedimento di VIA, attualmente consentita su istanza del proponente decorsa l’efficacia temporale indicata nel provvedimento di VIA senza che il progetto sia stato realizzato, a una relazione esplicativa aggiornata.

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UE: avviata consultazione su nuova Direttiva rifiuti

La commissione europea, dopo il Circular Economy Package del 2018, è in procinto di avviare nuovamente una revisione delle Direttive di interesse per la gestione dei rifiuti. Si parte da una consultazione pubblica sulla revisione della direttiva quadro sui rifiuti. I profili dell’iniziativa.

La consultazione è aperta dal 24 maggio al 16 agosto 2022

Con l’obiettivo di migliorare i risultati ambientali complessivi della gestione dei rifiuti, seguendo quanto indicato dalla c.d. “gerarchia dei rifiuti”, e in coerenza con l’insieme dei principi fondanti, la Commissione europea ha varato a fine maggio una consultazione pubblica sulla revisione della direttiva quadro sui rifiuti.

Lanciata lo scorso 24 maggio, essa contempla la definizione di obiettivi dell’UE in materia di riduzione dei rifiuti alimentari.

Sul punto, la Comunità sottolinea come gli Stati membri raramente fissano obiettivi e indicatori nei loro piani di prevenzione dei rifiuti, in base ad un Rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) sul tema della prevenzione dei rifiuti in Europa. La stessa Agenzia ricorda come oltre la metà degli Stati membri rischia di non raggiungere gli obiettivi del 2025 per la preparazione al riutilizzo e al riciclaggio dei rifiuti urbani.

I temi di interesse della revisione

La revisione della Direttiva n. 98/2008, modificata con la n. 851/2018 facente parte del Circular Economy sopra richiamato, verrà concentrata su:

prevenzione, compresa la riduzione dei rifiuti alimentari;

raccolta differenziata;

rifiuti specifici come gli oli usati e i prodotti tessili;

applicazione della gerarchia dei rifiuti e del principio ‘chi inquina paga’.

Tale attività mira ad adeguare le prescrizioni agli obiettivi del Green Deal europeo, della Strategia Farm to Fork e del Piano d’azione per l’economia circolare.

In tema di rifiuti, la Comunità, attraverso la Direttiva appena richiamata, delinea un quadro utile a perfezionare le attività di gestione, ed in primis, così come indicato dalla gerarchia dei rifiuti, stressare gli operatori sull’attività di prevenzione.

Ciò dovrà, appunto, avvenire mediante la realizzazione di significative innovazioni in tema di raccolta differenziata e nel riciclaggio dei rifiuti, limitando, nel contempo, l’uso delle discariche e attraverso la creazione di strumenti economici ed incentivi utili ad accelerare il cambiamento delle abitudini dei consumatori.

Il cronoprogramma

Obiettivo della consultazione è quello di raccogliere pareri ed osservazioni per la valutazione d’impatto condotta dalla Commissione stessa, che, al termine, formulerà la propria proposta.

Essa verrà conclusa il prossimo 16 agosto 2022.

Le dichiarazioni

Virginijus Sinkevicius, commissario responsabile per l’Ambiente, gli oceani e la pesca

“Per conseguire gli obiettivi dell’economia circolare e della neutralità climatica previsti dal Green Deal europeo, dobbiamo compiere maggiori sforzi volti, in primo luogo, ad evitare la produzione di rifiuti e a rendere più efficiente il nostro settore della gestione dei rifiuti. È ciò che vogliamo fare con questa revisione. Inoltre stiamo lavorando per fissare per la prima volta obiettivi di riduzione degli sprechi alimentari. Attendo con interesse il vostro parere su come fare sì che i prodotti, una volta giunti al termine del loro ciclo di vita, restino utili e generino meno rifiuti”.

Stella Kyriakides, Commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare

“Le sfide poste al clima e alla biodiversità, la pandemia di Covid-19 e i conflitti in corso rendono ancora più importante la transizione verso sistemi alimentari resilienti e sostenibili che proteggano sia le persone che il pianeta. Lo spreco alimentare è una delle principali fonti di inefficienza dei nostri sistemi alimentari. Dobbiamo intensificare i nostri sforzi per contenere la mole dei rifiuti da essi prodotta. Introducendo obiettivi giuridicamente vincolanti per ridurre gli sprechi alimentari puntiamo a ridurre l’impronta ambientale dei sistemi alimentari e ad accelerare i progressi dell’UE verso il nostro impegno globale di dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030”.

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Bottiglie in PET: varata prassi UNI sulle prestazioni ambientali delle bevande confezionate

Nata con l’obiettivo di comunicare la sostenibilità ambientale di bevande e bottiglie, la Prassi di Riferimento UNI/PdR 126:2022 messa punto da UNI e Confindustria Venezia  nasce con l’obiettivo di sensibilizzare i consumatori alla scelta di prodotti ecocompatibili e al riciclo.

L’obiettivo della prassi

Sensibilizzare i consumatori al recupero del PET, materiale riciclabile al 100%. E’ questo l’obiettivo della nuova prassi, sviluppata da UNI con Confindustria Venezia[1].

Il contenuto del documento

Il documento definisce un metodo per la misurazione delle prestazioni ambientali delle bevande confezionate in bottiglie di PET[2].

Perché sviluppare tale prassi

La prassi è stata sviluppata in quanto il tema della sostenibilità, come lecito attendersi, rimane di grande rilevanza. A riprova, alcune significative evidenze empiriche:

  • circa l’80% dei consumatori, secondo una recente indagine di Capgemini Institute, afferma di sentirsi meglio se acquista un prodotto ecocompatibile. Il mercato internazionale ha trovato una risposta a tale esigenza attraverso le etichettature ambientali che spesso, tuttavia, applicano metodi di misurazione disomogenei;
  • la plastica utilizzata per l’imbottigliamento è il Polietilene Tereftalato (o PET) il quale, oltre ad avere qualità adatte alla conservazione degli alimenti, può essere riciclato al 100%: ciò avviene, in particolare, nel  caso delle acque minerali e delle bevande analcoliche.

Risulta, pertanto, importante coinvolgere e sensibilizzare i consumatori affinché, attraverso la raccolta responsabile delle bottiglie usate, favoriscano sempre più il riciclo.

Cosa indica la Prassi UNI

La Prassi UNI va a definire quanto di seguito.

Raggruppamento dei prodotti

La prassi raggruppa i prodotti secondo cinque “classi ambientali” (A, B, C, D, E) dove A identifica la migliore prestazione, E la peggiore.

Le metriche e gli indicatori utilizzati sono intuitivi per i consumatori, al fine di favorire una immediata comprensione del dato, che si traduce infine nella percezione di maggiore trasparenza e quindi in fiducia (nella figura a lato un esempio di etichetta elaborata secondo UNI/PdR 126:2022).

L’appartenenza alla classe ambientale

Per definire la “classe ambientale” la Prassi valuta i seguenti aspetti, a ciascuno dei quali è assegnato un punteggio:

  • con riferimento all’imballaggio (bottiglia), si considera:
  1. il peso del PET utilizzato;
  2. il peso del PET riciclato;
  3. il peso del tappo;
  • per quanto riguarda il prodotto, vengono misurati i consumi di energia termica ed elettrica necessari per la produzione delle bevande fino alla fase di imbottigliamento.

Concorrono alla definizione del punteggio anche l’innovazione di processo e di imballaggio:

  • la quantità di emissioni di CO2 per l’intero ciclo di vita del prodotto;
  • gli interventi per ridurre le emissioni di gas a effetto serra;
  • la compensazione delle emissioni residue di CO2 tramite l’acquisto di crediti di carbonio nel mercato volontario.

Vengono anche considerati:

  • la riciclabilità dell’imballaggio
  • il sistema di tappo che rimane attaccato alla bottiglia per evitarne la dispersione (c.d. “slave”).

Per assicurare che l’etichetta contenga informazioni conformi alla Prassi di Riferimento l’azienda, al termine del processo di autovalutazione, deve sottoporre la documentazione ad un verificatore indipendente accreditato, secondo quanto previsto dalle norme UNI.

Download della Prassi

La UNI/PdR 126:2022 è liberamente scaricabile dal catalogo UNI.

Le dichiarazioni

“Il progetto che abbiamo presentato, da oggi a disposizione delle aziende di tutta Italia, è l’esito di un importante lavoro di squadra”. – ha affermato il Presidente di Confindustria Venezia Vincenzo Marinese – “La Prassi di Riferimento ha l’obiettivo di indicare con chiarezza la sostenibilità della bottiglia e del suo contenuto. La metrica utilizzata è quella della Classe Ambientale, riassunta da una semplice ed efficace etichetta colorata. Con questo progetto vogliamo fornire al consumatore uno strumento in più per riconoscere il grado di sostenibilità dei prodotti confezionati in PET. Intendiamo, inoltre, incoraggiarlo ad adottare comportamenti responsabili, per evitare la dispersione della plastica e favorirne il riciclo”.

“L’obiettivo di UNI è creare le condizioni per un mondo fatto bene garantendo prestazioni certe, sicurezza, qualità, rispetto per l’ambiente di prodotti, servizi, processi, persone e organizzazioni. Lo fa da 101 anni agendo come una grande piattaforma multistakeholder dove oltre 8.000 esperti (suddivisi in 1.100 organi tecnici) condividono conoscenze e valori, per dare risposte che non siano un compromesso al ribasso per accontentare tutti, bensì il riconoscimento ragionato della soluzione migliore che crea valore a beneficio di tutti. La mission UNI si è evoluta recependo le nuove esigenze della società e affiancando ai temi prettamente economico/produttivi quelli più sociali: welfare, salute, responsabilità sociale e sostenibilità (ambientale, economica e sociale). La UNI/PdR 126 sul calcolo delle performance ambientali di prodotto e imballaggio non è quindi un caso” ha dichiarato il Presidente UNI Giuseppe Rossi.

“Siamo orgogliosi di aver contributo con il nostro “Know-how” in materia di sostenibilità alla nascita di questo importante strumento per la misurazione delle prestazioni ambientali delle bottiglie in PET. Ci adopereremo per poter ottenere questa prestigiosa certificazione quanto prima – ha commentato Tullio Versace, Direttore Supply Chain, Eco Sostenibilità e Consigliere di Amministrazione del Gruppo San Benedetto – Il nostro Gruppo è leader in Italia nelle politiche ecosostenibili nel beverage analcolico grazie ad un impegno che ha radici lontane nel percorso industriale della nostra Azienda e che ci vede quotidianamente al lavoro per raggiungere la piena economia circolare e l’impatto zero”.


[1] Al tavolo dei lavori, condotto dall’UNI, hanno partecipato Confindustria Venezia (in qualità di Project Leader), rappresentanti di San Benedetto, Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) ed Ecubo. Sarà il Gruppo San Benedetto a mettere in atto per primo la Prassi, in continuità con le azioni di miglioramento volte alla sostenibilità di processo e di prodotto che l’azienda da anni sta applicando.

[2] UNI ricorda che i risultati sono esplicitati graficamente, attraverso una etichetta, realizzata seguendo i criteri definiti dalla Prassi.

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“Il PNRR potrà agevolare la transizione ecologica”

Questa la dichiarazione di Stefano Sassone, Direttore Tecnico di Confindustria Cisambiente, intervenuto al convegno organizzato dal Sole 24 Ore. Diversi i temi toccati nel corso della tavola rotonda: dal Programma Nazionale sulla Gestione dei rifiuti (PNGR) al nuovo sistema di tracciabilità RENTRI. Alcuni passaggi dell’intervento.

Il tema del Convegno

Il PNRR rappresenta un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme per seguire un percorso di crescita economica a lungo termine per il nostro paese, in ottica di sostenibilità, digitalizzazione, inclusione. A che punto sono le riforme? Se ne è parlato in un convegno organizzato dal Sole 24 ore lo scorso 19 aprile. Per Confindustria Cisambiente, interviene Stefano Sassone.

Qual è la transizione ecologica secondo Confindustria Cisambiente

Quello che stiamo vivendo, come momento storico nel settore di nostro interesse, è particolarmente significativo.

Stiamo assistendo ad una significativa concentrazione di eventi nel giro di poche settimane che sono destinati ad incidere sulla transizione ecologica in corso, da qui ai prossimi anni.

Il primo che occorre citare, senza dubbio, i bandi realizzati dal MITE nell’ambito delle risorse del PNRR: lo scorso 13 marzo sono decorsi i termini per la presentazione dei bandi relativi al Piano Nazionale di ripresa e resilienza, riguardanti una missione e componente specifica (la M2C1), relativa all’impiantistica sui rifiuti, al fine di:

  • ridurre l’obsolescenza degli attuali sistemi di gestione dei rifiuti attraverso il miglioramento e la meccanizzazione della rete di raccolta differenziata
  • la creazione di strutture di trattamento più efficienti, anche al fine di ridurre il numero di procedure di infrazione UE e le disparità regionali
  • la promozione di progetti faro in tema di economia circolare;

A nostro avviso, le risorse devolute attraverso questi bandi, per realizzare questi obbiettivi appena evidenziati, potranno agevolare una transizione ecologica, sottolineando come alcune imprese hanno trovato delle difficoltà.

Le cito il caso di una nostra Azienda che ha presentato un progetto per la realizzazione di un nuovo impianto per il recupero e il riciclaggio di alcune materie plastiche, evidenziando come gli spazi di innovazione richiesti dal bando sono minimi (ad esempio, fra le innovazioni sostanziali si prevedeva il completo affrancamento dal fabbisogno energetico, mediare solare fotovoltaico, producendo elettricità durante le ore di insolazione); ma capirà benissimo che non si tratta di una tecnologia innovativa in termini assoluti.

La maggiore difficoltà era dovuta al fatto che la quota sovvenzionabile riguarda solo la componente innovativa del progetto e risultasse complicato, come sopra spiegato, individuare lo standard attuale di riferimento.

A ogni buon conto, è pacifico che una buona transizione ecologica, nell’ambito del settore dove opera Confindustria Cisambiente, lo sviluppo di un’adeguata infrastruttura impiantistica su tutto il paese.

Laddove le configurazioni sono concentrate per la maggior parte nell’area centro-settentrionale, risulta indispensabile per realizzare un modello di economia circolare convergere gli sforzi del nostro paese nella costruzione di impianti per i flussi di materie prime critiche anche per il sud Italia.

A tale scopo riteniamo che il nascituro Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti possa essere un veicolo ideale per agevolare la realizzazione di questo disegno, integrando la strategia italiana sull’economia circolare.

Il PNGR come reale strumento per attuare la transizione ecologica nel settore igiene urbana

L’Italia è carente di impianti per la gestione dei rifiuti e le faccio un esempio in particolare che riguarda tutti noi, come cittadini.

Con il Testo Unico Ambientale, la normativa di riferimento sul tema, fissava un obiettivo di raccolta differenziata dei flussi raccolti sulla superficie pubblica pari al 65% entro il 2012.

Sono passati ben 10 anni, ad oggi il nostro paese si attesta sulla percentuale di poco inferiore al 60% circa, trainata dalle grandi aree industrializzate nel nostro paese, che hanno trovato nel rifiuto una risorsa.

Posto che stiamo parlando di rifiuti che provengono dalle nostre abitazioni, e non di quelli prodotti a seguito dello svolgimento delle attività imprenditoriali (realizzati in misura 4 volte superiore ai primi), l’assenza di impianti di gestione, in particolare per la frazione organica dei rifiuti solidi prodotti in ambito urbano:

  • impedisce  nelle regioni meridionali del nostro paese, da un lato di sfruttare una vera e propria fonte di energia (dal processamento della FORSU, ad esempio, si può ottenere idrogeno);
  • e dall’altro genera un incremento dell’inquinamento atmosferico dovuto alle attività di trasporto, in particolare di migrazioni da queste regioni verso il nord Italia, dov’è l’umido prodotto nelle nostre abitazioni può trovare forme di valorizzazione.

Il programma prevede la devoluzione di importanti risorse per colmare il plant divide.

Ma ciò deve essere fatto in modo razionale e circolare, prevedendo anche configurazioni per taluni flussi non contemplati ed in un framework normativo adeguato:

Ad esempio, nel Piano, nonostante gli auspici presenti nelle bozze che sono girate negli anni scorsi per la modifica del D. Lgs. 99/92, non c’è alcuna indicazione rispetto ai fanghi di depurazione e assimilati.

Ad esempio, abbiamo forti perplessità per quanto riguarda la bozza di regolamentazione end of waste sugli inerti.

In tal senso appare logica la collocazione del programma fra i pilastri più importanti della strategia italiana sull’economia circolare.

Il rapporto tra la strategia italiana sull’economia circolare e la transizione ecologica nel settore dei rifiuti

La strategia italiana sull’economia circolare:

  • è stata concepita ben prima dei bandi del PNRR;
  • del Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti;
  • e si pone temporalmente dopo la strategia nazionale per la prevenzione della produzione degli stessi.

Tuttavia, sono proprio questi i pilastri su cui tale strategia si basa, e quindi, a seguito della sua corretta implementazione, non può che beneficiarne l’intero settore dei rifiuti e la transizione di cui stiamo parlando.

Si ricava, dalla lettura del documento che, un modello di economia circolare, nel nostro paese, secondo le indicazioni fornite dal ministero della transizione ecologica:

  • viene legata all’efficace realizzazione del programma di gestione sui rifiuti;
  • ad un ottimale strategia di prevenzione della produzione di rifiuti( che rimane la prima fase gerarchia dei rifiuti, ovvero la prima forma di gestione che deve essere attuata secondo il nostro legislatore); ad un corretto utilizzo delle risorse devolute dal PNRR alla missione sopra richiamata.

Nell’ambito della strategia, infine, viene sottolineato a chiare lettere come la strategia richieda un efficace attività di monitoraggio del ciclo di vita dei rifiuti così come sono oggi prodotti nel nostro paese.

Tracciabilità e transizione ecologica

Proprio in questi giorni stiamo assistendo a due fatti significativi.

Il primo riguarda il rilascio delle bozze relative al nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti, il cosiddetto rentri, basato cioè sull’accumulo di dati riferibili al percorso che rifiuto compie lungo la sua vita, all’interno di un registro elettronico, dove sono raccolti( si tratta di una repository), tutti i dati riconducibili al ciclo di vita da questi compiuti.

Il secondo riguarda il rilascio da parte di uni di una prassi tecnica riguardante proprio il tema della tracciabilità i rifiuti urbani.

Si tratta di due strumenti:

  • aventi differente importanza;
  • complementari tra di loro,

che possono garantire una significativa riduzione dei danni originati le forme del ciclo di vita di gestione dei rifiuti

Laddove siano evitati:

  • attraverso il RENTRI
  • attraverso le prassi tecniche nella tracciabilità dei rifiuti,

danni all’ambiente e all’uomo soprattutto, si può garantire l’implementazione di un modello di economia verde, ovvero approdare a quella transizione ecologica per cui si è giunti a realizzare un dicastero ad hoc, dalle ceneri di quello dell’ambiente della tutela del territorio è del mare, spostando addirittura alcune competenze di natura economica dal ministero dello sviluppo economico, i riconoscendo alle attività di tutela dell’ambiente significative ricadute anche sul piano economico.”

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