PNGR: verso l’identificazione dei criteri per cui un impianto viene classificato come “Minimo”
Con la Deliberazione n. 363 del 3 Agosto 2023, l’Autorità per le Reti, l’Energia e l’Ambiente, ha introdotto una tassonomia utile a definire le tre categorie di impianti utili alla chiusura del ciclo dei rifiuti oggetto della regolamentazione tariffaria da essa disciplinata. Tuttavia, l’inserimento in una di queste, ovvero la classificazione come “minimo” di un impianto, ha destato non poche preoccupazioni negli Operatori, generando una richiesta di chiarimenti verso il Legislatore.
Cosa sono gli impianti “minimi”
Innanzitutto, è bene chiarire la classificazione svolta da ARERA e cosa si intende con impianti “minimi”.
Sono rappresentati da quelli ritenuti indispensabili alla chiusura del ciclo dei rifiuti nel loro territorio e previsti nella programmazione.
Vengono invece considerati come “aggiuntivi” quelli diversi dai minimi, per i quali si applica una regolazione orientata alla trasparenza.
La regolazione MTR-2, quindi, oltre ad applicarsi a tutti i gestori integrati e ai loro impianti, si applica agli operatori non integrati che gestiscono impianti “minimi”, con l’introduzione di incentivi decrescenti in base al tipo di trattamento che operano sui rifiuti (compostaggio, digestione anaerobica, termovalorizzazione).
ARERA, con il proprio metodo, intende penalizzare, indipendentemente dalla classificazione, il conferimento in discarica.
Gli impianti sono classificati secondo la natura del gestore (“integrato” se gestisce più fasi della filiera e ha impianti di trattamento già considerati nella regolazione del precedente MTR) e il ruolo che ricoprono nel ciclo (se impianti di chiusura del ciclo o intermedi).
Il meccanismo di perequazione, nonché il previsto limite alle tariffe di accesso ai medesimi impianti, mirano a responsabilizzare le realtà locali, supportando i percorsi di miglioramento dell’efficienza gestionale, di completamento della filiera e di realizzazione di impianti per la chiusura del ciclo dei rifiuti, premiando la prossimità territoriale.
Che cos’è il Programma Nazionale Gestione Rifiuti (PNGR)
L’importanza del programma
Si tratta di una delle riforme previste dal PNRR, volta a raggiungere livelli molto elevati di preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero degli stessi, che adatti la rete di impianti necessari per la gestione integrata dei rifiuti, riduca al minimo, come opzione ultima e residua, lo smaltimento finale, istituisca sistemi di monitoraggio, eviti l’avvio di nuove procedure di infrazione nei confronti dell’Italia, affronti lo scarso tasso di raccolta dei rifiuti, disincentivi il conferimento in discarica e garantisca la complementarità con i programmi regionali in materia di rifiuti, consentendo il conseguimento degli obiettivi della normativa dell’UE e nazionale e combattendo gli scarichi illegali di rifiuti e l’incenerimento all’aria aperta.
Le tappe per l’approvazione
È stata avviata, nel dicembre 2021, la procedura di valutazione ambientale strategica (VAS). La prima fase di scoping si è conclusa con l’acquisizione dei contributi da parte dei soggetti competenti in materia ambientale e del parere della Commissione tecnica VIA-VAS. È stata poi avviata la consultazione pubblica sulla proposta di Programma e sul relativo Rapporto ambientale, ai fini della conclusione della procedura di VAS e della finalizzazione del decreto ministeriale di approvazione del previsto Programma entro il 30 giugno 2022.
Il Decreto Ministeriale di conclusione della procedura di VAS è stato sottoscritto il 7 giugno 2022.
Il 13 giugno 2022, l’Ufficio legislativo del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha provveduto a trasmettere alla Conferenza Stato-Regioni lo schema di decreto di Valutazione Ambientale Strategica sul Programma nazionale rifiuti, al fine dell’acquisizione dell’intesa.
La riunione della Conferenza Unificata ai fini dell’acquisizione dell’intesa si è svolta nel mese di giugno 2022.
Con Decreto Ministeriale n. 257, del 24 giugno 2022, è stato approvato il Programma nazionale di gestione dei Rifiuti (Conseguita la Milestone M2C1-13).
Gli obiettivi perseguiti
Il Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti costituisce uno strumento strategico di indirizzo per le Regioni e le Province autonome nella pianificazione della gestione dei rifiuti. Il Programma, in particolare, fissa i macro-obiettivi e definisce i criteri e le linee strategiche cui le Regioni e le Province autonome si attengono nell’elaborazione dei Piani regionali di gestione dei rifiuti. In sede di prima applicazione, costituisce una delle riforme strutturali per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Con un orizzonte temporale di sei anni (2022-2028), partendo dal quadro di riferimento europeo, è preordinato a orientare le politiche pubbliche e ad incentivare le iniziative private per lo sviluppo di un’economia sostenibile e circolare, a beneficio della società e della qualità dell’ambiente. Il Programma si pone dunque come uno dei pilastri strategici e attuativi della Strategia Nazionale per l’Economia Circolare, insieme al Programma nazionale di Prevenzione dei rifiuti.
Gli orientamenti piu’ recenti in Commissione Ambiente del Senato dei minimi
Con una proposta di risoluzione su gestione dei rifiuti a firma Sen. Fregolent, vengono riprese le audizioni in merito alla proposta di risoluzione sull’adeguamento del Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti (PNGR), a firma Fregolent (AZ-IV).
Questa, in particolare, impegna il Governo a:
- rivedere il programma nazionale di gestione dei rifiuti, indicando i criteri di identificazione degli impianti minimi, indispensabili alla chiusura dei cicli regionali di gestione dei rifiuti urbani;
- dichiarare i fabbisogni impiantistici da colmare a livello territoriale, consentendo al mercato di rispondere alle esigenze infrastrutturali dei territori, anche in ragione del fatto che il PNRR ha evidenziato la necessità di introdurre norme finalizzate a rafforzare l’efficienza e la concorrenza nella gestione dei rifiuti, nella prospettiva di attenuare le lacune impiantistiche ed evitare di destinare risorse alla realizzazione di impianti non necessari.