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COP 29: accordo sulle emissioni di metano

Si è conclusa la COP29 presso Baku. Tra le importanti novità seguite alla Conferenza, la stesura di una nuova strategia di abbattimento delle emissioni di metano.

Il ruolo giocato dalla Commissione Europea

In particolare, è stata la Commissione europea che ha lanciato una nuova strategia di partenariato per l’abbattimento del metano che acceleri ulteriormente la riduzione delle emissioni di metano associate alla produzione e al consumo di energia fossile.

In particolare, la strategia fornisce un piano di cooperazione tra i Paesi importatori ed esportatori di combustibili fossili, che sosterrà le aziende nel migliorare i loro sistemi di monitoraggio, rendicontazione e verifica per ridurre le emissioni.

Nell’ambito dell’iniziativa Global Methane Pledge, più di 150 Paesi stanno attuando un obiettivo collettivo di riduzione delle emissioni globali di metano di origine antropica di almeno il 30% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2020.

Il nuovo piano definisce una serie di azioni concrete da intraprendere da entrambe le parti. Tra queste, l’adozione di nuove politiche e misure, l’elaborazione di un progetto per l’abbattimento delle emissioni dagli impianti esistenti, di un piano di investimenti e del fabbisogno di risorse umane. 

Idrogeno: presentata ieri la nuova strategia italiana

Presso il GSE, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Fratin, e del presidente del GSE, Arrigoni, è stata presentata la nuova strategia italiana sull’idrogeno. Le principali novità.

Perché valorizzare l’idrogeno in qualità di vettore utilizzato per produrre energia?

L’importanza dell’idrogeno e la necessità di una strategia che, a livello italiano, rilanci la sua produzione e il suo impiego, è presto spiegata.

Inannzitutto presenta una elevata versatilità negli usi; esso può può essere utilizzato in una vasta gamma di settori (es.: industria: per produrre acciaio, ammoniaca (fertilizzanti), e altri processi che richiedono alte temperature o idrogeno chimico; trasporti: come combustibile per veicoli a celle a combustibile (auto, camion, treni, navi e persino aerei); produzione di energia: come combustibile pulito in centrali elettriche o in sistemi di cogenerazione; riscaldamento: per sostituire il gas naturale nel riscaldamento domestico o industriale); inoltre una eccellente capacità di stoccaggio energetico (infatti esso può immagazzinare grandi quantità di energia, permettendo di bilanciare la produzione e il consumo di energia da fonti rinnovabili intermittenti come il solare e l’eolico) e può essere conservato per lunghi periodi, servendo come riserva strategica per affrontare la stagionalità della domanda energetica.

Inoltre contribuisce alla decarbonizzazione di alcuni settori economici difficili da elettrificare, come l’industria pesante e i trasporti di lunga distanza, difficili da elettrificare direttamente[1].

Quali tipi di idrogeno possono essere prodotti?

L’idrogeno può essere classificato in diverse categorie in base ai metodi di produzione e al loro impatto ambientale. Questi sono i principali tipi:

Verde

Esso viene realizzato mediante elettrolisi dell’acqua, utilizzando energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili (eolico, solare, idroelettrico), non generando emissioni di CO₂ durante il processo.

Blu

Esso viene realizzato mediante “reforming” del metano a vapore (SMR – Steam Methane Reforming) o la gassificazione del carbone, ma con la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS – Carbon Capture and Storage).

Grigio

Esso viene prodotto tramite “reforming” del metano a vapore, senza cattura delle emissioni[2] .

L’obiettivo perseguito con la nuova strategia

La nuova strategia prevede, in merito alla sua realizzazione, orizzonti temporali di breve, medio e lungo termine, con diversi scenari da qui al 2050, per la diffusione dell’idrogeno rinnovabile e a bassa emissione carbonica. Con essa:

  • si stima una “domanda nazionale”, compresa tra 6 e 12 Mtep;
  • una corrispondente necessità di elettrolizzatori, variabile da alcuni GW fino ad alcune decine di GW, a seconda delle condizioni di contesto.

Il documento prescrive che, per decarbonizzare i consumi, servirà la combinazione di diverse fonti, tra cui l’aumento della produzione da rinnovabili, lo sviluppo della “Carbon Capture Storage”, di biofuel, biometano e, non ultimo, dell’idrogeno, anche eventualmente affiancato dalla ripresa della produzione nucleare.

Questa viene individuata come l’unico strumento per soddisfare la domanda a fronte di fonti non programmabili e intermittenti, con la capacità di trasportare grandi quantità di energia su lunghe distanze e a costi competitivi.

Inoltre, si prevede che lo sviluppo di una produzione ‘large scale’ e di un’infrastruttura dedicata permetterà di abbattere i costi di produzione, e altrettanto, una logistica su gomma di idrogeno gassoso e liquido potrà essere di supporto nel medio periodo.

Altri aspetti da considerare sono l’aumento della sicurezza negli approvvigionamenti di energia e il relativo contributo dell’idrogeno, la realizzazione dell’obiettivo “Italia hub energetico nel Mediterraneo”, su cui molto incide l’attività di cooperazione, un sistema di certificazione che assicuri di non rilocalizzare le emissioni ma di contribuire concretamente alla loro riduzione, come anche lo sviluppo di ricerca e innovazione che possano creare nuovi prodotti e componenti.

Le dichiarazioni

“L’idrogeno è una delle soluzioni fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, che abbiamo chiaramente delineato nel PNIEC e devono portarci al “Net Zero” al 2050.  La nostra Strategia si articola su diversi scenari, sapendo che l’affermazione del vettore idrogeno dipenderà da molteplici e trasversali tematiche. Oggi il governo – conclude Pichetto – vuole dunque condividere con imprese e industrie una visione su un settore che già può contare su risorse complessive superiori ai 6 miliardi, ma che ha ancora bisogno di sviluppare un mercato solido e va dunque accompagnato con nuovi strumenti, insieme a una forte coesione inter-istituzionale”.


[1] Altri vantaggi sono offerti da a) nessuna emissioni diretta di gas climalterante (i.e.: quando esso viene utilizzato in una cella a combustibile o come combustibile, produce solo acqua come sottoprodotto, contribuendo a ridurre le emissioni di gas serra); b) consente una diversificazione delle fonti (rinnovabili) di energia, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili tradizionali e dalle loro fluttuazioni di prezzo e geopolitiche; c) è fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici internazionali come quelli dell’Accordo di Parigi; d)  permette di integrare le energie rinnovabili nei sistemi energetici, rendendoli più flessibili e resilienti.

[2] Estistono poi altre forme di idrogeno, come quello: a) nero o marrone (prodotto mediante gassificazione del carbone o tramite processi che utilizzano petrolio o lignite; b) turchese (prodotto mediante pirolisi del metano, che produce idrogeno e carbonio solido invece di CO₂); rosa (prodotto tramite elettrolisi alimentata da energia nucleare); giallo (realizzato mediante elettrolisi alimentata da energia solare); bianco, con riferimento a quello che si trova naturalmente sotto forma di giacimenti geologici (molto raro).

Martedì 5 Novembre l’Italia si incontra alla Fiera di Rimini per la 27esima Edizione di Ecomondo

Ecomondo è l’evento annuale leader nei settori della green and circular economy, e punto di incontro tra industrie, stakeholder, policy maker, opinion leader, mondo della ricerca e delle istituzioni.
Diversi gli appuntamenti che vedranno coinvolto Stefano Sassone, in qualità di Relatore e/o Moderatore agli Eventi della Fiera. 

Gli eventi

Martedì 5 Novembre

  • Presentazione del progetto “Educational Goal”, ore 16.30 – Stand n. 302, Hall Sud

Mercoledì 6 Novembre

  • L’educazione ambientale spiegata alle nuove generazioni, ore 9.30 – Sala Gialla – Hall Sud
  • RecuTalk: dialogo sul recupero, ore 14, Sala Gialla – Hall Sud
  • Question Ecomondo Time, ore 15.30, Sala Gialla – Hall Sud

Giovedì 7 Novembre

  • Biowaste e biogas: sfide e opportunità, ore 12 – Sala Gialla – Hall Sud
  • Presentazione del Protocollo ISPRA – Confindustria Cisambiente, ore 15.30 – Sala Gialla – Hall Sud
  • Presentazione Gommambiente, ore 16.30 – Sala Gialla – Hall Sud

Per maggiori informazioni

Scrivere a info@stefanosassone.it

Libro verde sulla politica industriale: al via le consultazioni

Il “Libro Verde Made in Italy 2030”, presentato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è una pubblicazione che mira a tracciare una strategia industriale per garantire la competitività e la sostenibilità del Made in Italy nei prossimi anni. Il MIMIT ha iniziato le consultazioni, che si concluderanno il prossimo 31 Dicembre. Di cosa si tratta e i passaggi successivi, per la definizione della nuova strategia industriale italiana.

Di cosa si tratta

Il “Libro Verde Made in Italy 2030”, presentato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è una pubblicazione che mira a tracciare una strategia industriale per garantire la competitività e la sostenibilità del Made in Italy nei prossimi anni. Questo documento è stato creato con l’obiettivo di favorire un ampio dibattito su come sviluppare una nuova politica industriale italiana, ed è il primo passo verso il futuro “Libro Bianco,” previsto nel 2025. La fase attuale prevede una consultazione pubblica aperta fino a dicembre 2024, invitando aziende, enti e cittadini a contribuire alla definizione di questa strategia condivisa.

Quali sono i punti fondamentali trattati

I punti fondamentali affrontati nella pubblicazione, riguardano:

  • allineamento con l’UE: con essa si punta ad un allineamento con le politiche comunitarie europee, specialmente per quanto riguarda le sfide del Green Deal e l’innovazione tecnologica;
  • ruolo dello Stato e delle imprese, per cui si propone la realizzazione di una politica industriale che vede lo Stato “stratega,” ovvero nel ruolo di coordinato delle risorse utili ad affrontare le transizioni ecologica, digitale e geopolitica;
  • sostegno alle filiere produttive, dove, riconoscendo il valore delle filiere italiane, si intende promuovere il rafforzamento dei distretti industriali e delle catene di fornitura per migliorare la resilienza economica;
  • competitività e attrazione di investimenti, per cui viene posto l’accento sulla necessità di rendere l’Italia un polo attrattivo per investitori internazionali, con incontri annuali per monitorare gli obiettivi e i progressi.

I prossimi passaggi

In particolare, il MIMIT ha aperto una consultazione pubblica che si concluderà il 31 dicembre 2024.

Questo processo culminerà nella redazione del “Libro Bianco,” che formalizzerà gli indirizzi strategici per la politica industriale italiana dei prossimi anni, includendo una prospettiva che guarda oltre il 2030: sulla base delle osservazioni che saranno raccolte attraverso la consultazione, il MIMIT definirà tale nuova strategia di politica industriale e, successivamente, costituirà la “Conferenza delle Imprese e delle Filiere” con l’obiettivo di attuare la strategia e monitorare l’impatto degli interventi adottati.

La posizione di Confindustria

Confindustria intende rispondere alla consultazione coordinando un posizionamento il più possibile coeso e coerente del proprio Sistema associativo. A tal fine, la struttura elaborerà un primo documento di posizione, che sarà poi condiviso con tutti voi per raccogliere input e assicurare così un modello di politiche industriali adeguato alle esigenze dell’industria complessivamente intesa.

Per approfondire sul Libro verde

https://www.mimit.gov.it/it/libro-verde