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Diffuse da Italy for Climate le 10 tendenze chiave su clima ed energia nel 2020

Durante il corso della pandemia dovuta al Covid-19, come si è evoluta la diffusione dei gas serra a livello internazionale? Come è andata la produzione di energia a partire da fonti rinnovabili? Come è variata la temperatura globale? A queste, e ad altre questioni ha risposto un’indagine di Italy for Climate (I4C), l’iniziativa della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

Che cos’ è I4C

Si tratta di una iniziativa promossa da Fondazione per lo sviluppo sostenibile ed in particolare da un gruppo di imprese e di associazioni di imprese particolarmente sensibili al tema del cambiamento climatico, per incentivare l’attuazione di una Roadmap climatica per l’Italia, in linea con le indicazioni europee del Green Deal e con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Il tema: perché un focus sul cambiamento climatico?

Perché si parla della principale crisi globale della nostra epoca, e raggiungere, a tal proposito, l’obiettivo della neutralità, così come viene richiesto dalla Comunità Europa con il green deal nel dicembre 2019, appare come una tappa imprescindibile e costituisce una sfida complessa ma possibile, ricca di opportunità per una economia prospera e resiliente.

L’istituto sottolinea come tutti i portatori di interesse devono essere coinvolti nel fornire un fattivo contributo a realizzare tale obiettivo, essenziale ma diversificato.

Questo richiede una tale riconversione dei modelli di produzione e di consumo richiede una Roadmap climatica ampia, in grado di individuare prospettive, strumenti ed obiettivi climatici mirati ed efficaci.

Le 10 tendenze in atto

E allora vediamo, in ordine sparso e oltre a quelle sopra richiamate, quali sono le suddette tendenze

Gas serra

Nel corso del 2019, i gas serra, in relazione alla drastica contrazione della produzione economica a livello globale, dovuta senza dubbio, alla pandemia di Covid-19, sono diminuiti, e questo in relazione al fatto che altrettanto lo sono stati i consumi energetici. Tuttavia,  si attendeva una riduzione pari al doppio di quanto realmente avvenuto, per consentire il raggiungimento del target previsto dagli accordi internazionali sul clima, pari a -55% al 2030.

Occorre sottolineare come negli ultimi 30 anni, la riduzione dei gas serra si è attestata appena alla metà di quanto era previsto per l’anno considerato (-27%, nel 2020, rispetto al 1990).

Pertanto, l’Italia, nonostante gli effetti della pandemia, appare come molto lontana dal target comunitario sopra considerato, e, soprattutto, dalla neutralità climatica entro metà secolo.

Nel 2020 le emissioni sono diminuite del 9,8% rispetto all’anno precedente, un crollo registrato solo dopo la crisi finanziaria del 2009.

Energie rinnovabili

La pandemia ha originato un sensibile calo della produzione di energia a partire da fonti rinnovabili: infatti il dato complessivo ha fatto segnare, tra il 2019 e il 2020, una riduzione pari a -400 mila tep (tonnellate equivalenti di petrolio, ovvero l’unità di misura utilizzata a tale scopo). Se si tiene conto che tale produzione non ha avuto un incremento nell’ultimo decennio, si può comprendere la drammaticità della situazione.

Peraltro, si segnala che la creazione di nuovi impianti per la generazione elettrica da rinnovabili si è praticamente arrestata: I4C segnala che, in un anno, sono stati installati circa 1.000 MW, laddove ne servirebbero almeno 7.000 ogni anno.

In Europa nel 2020 sono stati installati oltre 30.000 MW, con Germania, Spagna e Francia in prima linea.

Temperatura

Non si scopre, ahimè, l’acqua calda, quando si parla di aumento della temperatura globale; quello che deve sorprendere, al contrario, è il dato relativo all’incremento fatto registrare. Il fatto significativo, da questo punto di vista, viene rappresentato dall’incremento di +2,4 °C, molto più della media mondiale di circa +1°C, e sono stati censiti quasi 1.300 eventi meteorologici estremi connessi ai cambiamenti climatici.

Produzione di ricchezza

In tale contesto, arrestatosi il ciclo produttivo sia italiano che estero, era logico attendersi una contrazione della produzione di ricchezza: a livello interno, l’economia italiana ha subito la più grave recessione dal dopoguerra a oggi, con il PIL in picchiata a -8,9% e la produzione industriale che nel lockdown è scesa di quasi il 45%.

Consumi di energia

Se è vero che tutti i consumi energetici sono registrati in calo, quelli che subiscono maggiori riduzioni sono i combustibili per i trasporti (-16%) e il carbone (-27%), in particolare quello per la produzione di elettricità.

Attenzione al rebound: con la fine delle restrizioni e il periodo estivo, consumi ed emissioni tornano subito a crescere e raggiungono già livelli pre-crisi.

 La crisi climatica morde l’Italia: le temperature crescono molto più che nel resto del mondo (+2,4 °C in Italia, più 1 °C come media globale) e si moltiplicano gli eventi estremi: censiti per l’Italia nel 2020 quasi 1.300 eventi meteorologici estremi connessi ai cambiamenti climatici. Si tratta del valore più alto mai registrato dopo l’anno record 2019, dal 2008 si sono moltiplicati nel complesso di otto volte:  +480% i tornado, +580% le piogge intense e le bombe d’acqua, +1.100% le grandinate e +1.200% le raffiche di vento.

I segnali incoraggianti

A fianco di quanto sopra evidenziato, ci sono altre tendenze che ci devono spingere ad insistere sull’azione di contrasto ai cambiamenti climatici e all’utilizzo di combustibili di origine fossile.

Infatti, lo scorso anno, si sono manifestati:

  • una netta riduzione nell’utilizzo di una delle principali di energia tradizionale, quale il carbone, dovuto al suo costo unitario estremamente contenuto in termini relativi rispetto ad altre materie prime; si segnala infatti che la produzione di energia elettrica da carbone è ai minimi storici, con l’obiettivo del completo phase-out entro il 2025 che non sembra più irraggiungibile, e le emissioni specifiche del kWh elettrico non sono mai state così basse, 258 gCO2 per ogni kWh consumato nel nostro Paese.
  • l’incremento delle vendite di auto elettriche e ibride che ora presidiano il 20% circa del mercato, mentre crolla la vendita delle motorizzazioni diesel e benzina (-40%). Tornano a diminuire le emissioni dei nuovi veicoli.
MITE: approvate le linee guida sulla classificazione dei rifiuti

Approvate dal Ministero della Transizione Ecologica (MITE) le linee guida per la classificazione dei rifiuti elaborate dal Sistema nazionale protezione e ricerca ambientale (Snpa).

I destinatari

Destinatari delle Linee sono i produttori, che vengono hanno il compito di classificare i rifiuti ai sensi della normativa vigente.

Esse sono state approvate con Decreto Direttoriale n. 47 dello scorso 9 agosto (sulla base di quanto prescritto, dopo il recepimento del Circular Economy Package, avvenuto con il D. Lgs. n. 116/2020, sulla scorta dell’articolo 184, c. 5, D.Lgs. n. 152/2006, il c.d. TUA), .

Esse dovranno essere, di qui in avanti, utilizzati dal soggetto cui è riferibile la produzione del rifiuto, per la corretta attribuzione Codici dei rifiuti e delle caratteristiche di pericolo dei medesimi, e vanno ad integrare quanto già previsto sul punto (e riportato, non a caso, nel documento) dall’Allegato D, Parte IV del TUA, dedicato all’Elenco Europeo dei Rifiuti (EER), dove viene riprodotto l’algoritmo decisionale mediante il quale l’attribuzione dei codici deve essere svolto.


In particolare, il decreto in parola approva le Linee guida sulla classificazione dei rifiuti di cui alla delibera del Consiglio del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente del 18 maggio 2021, n. 105 con l’aggiunta di un paragrafo richiesto dalle Regioni – dedicato ai rifiuti prodotti dal trattamento meccanico/meccanico-biologico dei rifiuti urbani indifferenziati 

La normativa sulla classificazione dei rifiuti

Con le Linee guida si fornisce un utile vademecum per il corretto svolgimento dell’attività di classificazione dei rifiuti, e si chiariscono, innanzitutto, quali debbono essere i principali riferimenti normativi sul punto.

Sul piano comunitario, essi vengono costituiti da,

  • Direttiva 2008/98/CE e successive modificazioni
  • Decisione 2000/532/CE (e relative modifiche)

A complemento e/o in via sussidiaria, vengono costituiti, sul piano interno, da:

  • Prescrizioni contenute nella Parte Quarta, TUA (così come modificato a seguito del Recepimento)

Occorre chiarire che il ruolo della normativa è meramente sussidiario: infatti la stessa legislazione interna italia richiama estesamente le definizioni e i criteri contenuti nelle disposizioni comunitarie relative alla classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze e delle miscele pericolose, con particolare riferimento ai regolamenti 2008/1272/CE (regolamento CLP) e 2008/440/CE.

I vari atti normativi in materia di classificazione contengono inoltre rimandi ad altre disposizioni.

Ad esempio, l’allegato alla decisione 2000/532/CE fa riferimento, nell’ambito della procedura di verifica della pericolosità dei rifiuti in relazione alla presenza di inquinanti organici persistenti (POPs), ai limiti di concentrazione di cui all’allegato IV del regolamento 2004/850/CE (regolamento POPs), ora da leggersi allegato IV del regolamento 2019/1021/UE.

Per una conoscenza adeguata delle procedure da applicare ai fini della classificazione dei rifiuti è, pertanto, sempre necessaria un’attenta lettura della pertinente normativa comunitaria e nazionale

Le competenze dello stato

La produzione delle linee è coerente con quanto previsto dalla normativa sul punto

Infatti, con l’art. 195 del TUA (D.Lgs. n. 152/2006), dedicato proprio alle competenze dello stesso in tema di rifiuti, viene chiarito che, ferme restando  le  ulteriori  competenze  statali  previste  da speciali  disposizioni,  anche  contenute  nella  parte  quarta, spettano allo Stato, in generale funzioni di indirizzo e coordinamento sul tema della gestione dei rifiuti, ed in particolare la predisposizione di  linee  guida  per  l’individuazione  delle procedure  analitiche,  dei  criteri  e  delle  metodologie  per   la classificazione dei rifiuti pericolosi ai sensi dell’allegato D, parta quarta del TUA.

MITE: aggiornata la modulistica statale per il Proponente

Con il DL n. 77 del 31 Maggio 2021, convertito nella L. n. 108 del 29 Luglio successivo, si erano manifestate significative riduzioni delle tempistiche legate alla procedura amministrativa di Valutazione di impatto Ambientale (VIA) e Provvedimento Unico Autorizzatorio Ambientale (PAUR). A seguito degli atti, il MITE aggiorna, conseguentemente, la relativa modulistica, da compilare a cura del Proponente.

Il contenuto del DL 77/2021

Dopo l’intervento operato dal Governo nel 2020, per accorciare i tempi del rilascio dei titoli abilitativi relativi alla realizzazione dei progetti suscettibili di impatto ambientale, tali da giustificare l’istruzione di apposito procedimento amministrativo (a livello statale oppure regionale, a seconda della portata che lo stesso presenta, ovvero l’inclusione nei progetti di cui agli allegati alla Parte II del TUA, D.Lgs. n. 152/2006), l’Esecutivo interviene nuovamente sul tema, con il DL n. 77 del 31 Maggio 2021 (convertito nella L. n. 108 del successivo 29 Luglio), con il quale pone nuovamente mani alle prescrizioni di cui alla Parte II del TUA, che, appunto, disciplinano le procedure di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), VAS (Valutazione Ambientale Strategica), e AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), nonché del PUA (Provvedimento Unico Autorizzatorio) e PAUR (Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale). In particolare, l’azione si concentrata su VIA, VAS, PUA e PAUR.

La modulistica per la VIA statale

Il Ministero per la Transizione Ecologica (MITE), pertanto, ha provveduto ad aggiornare la modulistica per la c.d. “verifica di assoggettabilità” (o “screening”) VIA e per la VIA di compentenza statale (ovvero dello stesso MITE), dopo che il suddetto DL 77 e la sua conversione in legge hanno introdotto ulteriori meccanismi di semplificazione ed accelerazione delle procedure.

Il MITE è intervenuto oltre che su tale documentazione, anche sulle modalità tecniche per la trasmissione della documentazione in formato elettronico per le procedure di Via (e screening) e di Vas.

Le novità

Si segnala che, tra i moduli introdotti, vi è anche la “Lista di controllo” relativa all’istanza, che il Proponente il progetto dovrà allegare, con un duplice obiettivo:

  1. consentire al proponente stesso l’individuazione dei titoli abilitativi necessari ad ultimare, con successo, la procedura amministrativa (non è una novità assoluta);
  2. consentire alle autorità competenti al rilascio dello stesso una velocizzazione delle attività di controllo, a riguardo di quanto pervenuto, ovvero della completezza della documentazione trasmessa, per valutare la bontà dell’istanza, ed il correlato processo di analisi, sotto il profilo sostanziale, che avverrà successivamente mediante la commissione tecnica competente in seno al MITE (a seconda del progetto, può consistere, caso generale, nella Commissione VIA-VAS, oppure, caso particolare se il progetto afferisce al bacino dei Progetti interessati dal PNRR e dal PNIEC, nella Commissione PNIEC-PNRR.