Ricerca per:
La Giornata mondiale dell’Ambiente

In occasione della giornata mondiale dell’Ambiente, il Ministro Pichetto Fratin coglie l’occasione per fare il punto della situazione sulla sostenibilità e sul modello di economia.

La posizione del nostro Ministero

L’italia punta sulla neutralità climatica e sull’energia pulità, nell’ambito dello sviluppo di un modello di economia circolare.

Inizia Fratin: “Un’Italia green, che vuole fare dello sviluppo sostenibile, dell’economia circolare e dell’energia pulita un modello vincente. Questa è l’Italia che io sogno e per la quale lavoro ogni giorno al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica: una comunità nazionale che costruisce il suo futuro responsabilmente, che mette le proprie grandi professionalità al servizio del Paese, oggi e per le generazioni che verranno.”

La giornata mondiale per l’ambiente è stata l’occasione per il Ministro sulla possibilità che si raggiunga l’obiettivo della neutralità climatica al 2050, come ci ha richiesto l’Europa con il Green Deal.

Prosegue Fratin: “La Giornata mondiale dell’Ambiente è l’occasione più adatta a una riflessione sul percorso che l’Italia deve affrontare per arrivare al traguardo della neutralità carbonica nel 2050. Un obiettivo che va perseguito con tenacia e determinazione perché sarà raggiungibile solo se sapremo mettere in campo azioni capaci di riorientare in direzione della sostenibilità sia l’apparato produttivo del Paese, sia i nostri comportamenti individuali e collettivi. L’obiettivo della decarbonizzazione non è una opzione: è l’unica via per avere un domani vivibile. Ce lo ricordano amaramente le tragedie che si susseguono nel Paese a causa degli eventi meteo estremi sempre più frequenti e sempre più violenti, come abbiamo constatato ancora recentemente in Emilia Romagna.”

La transizione ecologica, intrapresa formalmente e sostanzialmente dal Ministero nel Febbraio del 2021, con il cambio di denominazione, deve essere ambientale, sociale ed economico, e rendere il passaggio idoneo a creare nuovi posti di lavoro green.

La transizione ecologica – e mi richiamo al monito di Papa Francesco nella sua Laudato SI’ – deve essere però “integrale”, in grado di tenere assieme le ragioni dell’ambiente e quelle sociali ed economiche. Deve essere percepita anche come la grande occasione di cambiamento, capace di dare più lavoro, più benessere diffuso. Occorre intervenire organicamente su tutto il sistema Italia.

Gli obiettivi sono ambizioni e spaziano dall’utilizzo di carburanti di origine biologica all’efficientamento energetico.

Dovranno diventare green i trasporti, oggi ancora al 90% alimentati da idrocarburi. Il futuro di questo settore è l’elettrico ma non solo. Ci sono i biocarburanti per i quali stiamo discutendo con l’Ue e i carburanti sintetici, gli e-fuel, che possono garantire una quota di motori termici “puliti”. Dovranno diventare green le abitazioni e gli uffici, milioni di immobili, che oggi contribuiscono in maniera significativa alle emissioni di gas serra oltre che di polveri sottili che rendono sovente irrespirabile l’aria delle nostre città, soprattutto nella Pianura Padana. Anche su questo fronte abbiamo avviato una interlocuzione con l’Ue, per rendere possibile un percorso graduale che non si trasformi un una, ulteriore e pesantissima, tassa sulla casa per tutte le famiglie italiane. Saranno necessari certamente incentivi, che in parte già esistono, ma il modello non può essere quello, insostenibile per le casse dello Stato, del 110%. Dovrà diventare green anche tutto l’apparato produttivo: dalle piccole aziende con i pannelli solari sui capannoni, agli allevamenti con gli impianti di biogas, i campi con l’agrivoltaico e i trattori col biometano, all’industria pesante con l’idrogeno.

Infine Fratin conclude sul ruolo, e soprattutto sulle risorse messe in gioco dal PNRR, visto come volano essenziale per la ripresa e resilienza (ma non solo) del nostro Paese dopo gli anni della pandemia

Il PNRR prevede stanziamenti in tutti questi campi. Dobbiamo spendere bene queste enormi risorse. Senza approssimazioni e con trasparenza, ma anche senza innescare ogni giorno una polemica su fantomatici ritardi e ipotetiche perdite dei finanziamenti. Dobbiamo attuare trasformazioni complesse rispettando la griglia dei target europei e internazionali. Trasformazioni che saranno coordinate attraverso il Piano nazionale energia e clima che è in via di aggiornamento e sarà definito, dopo un iter condiviso con tutti gli attori sociali e istituzionali, entro giugno del 2024. Ma siamo il Paese che ha più sole d’Europa, siamo il Paese che in pochi anni è diventato leader nell’economia circolare, siamo il Paese dei talenti e delle sfide vincenti. Quella della transizione ecologica è una sfida che non possiamo perdere. È la sfida del nostro futuro.
Acque reflue urbane: deferita nuovamente l’Italia

Con un comunicato, la Comunità Europea deferisce l’Italia alla Corte di giustizia per il trattamento inadeguato delle acque reflue urbane. Quali sono i rischi per l’Italia ed il contenuto del Comunicato stampa.

Cosa è avvenuto

Lo scorso 1° Giugno la Commissione Europea ha deciso di deferire nuovamente l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE per non aver dato seguito nell’esecuzione della sentenza della Corte del 10 aprile 2014 relativa al trattamento delle acque reflue urbane. La Corte aveva allora stabilito che l’Italia era venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza della direttiva concernente il trattamento delle acque reflue urbane (direttiva 91/271/CEE del Consiglio) in quanto 41 agglomerati non avevano garantito la raccolta e il trattamento adeguati delle acque reflue urbane. Questo dà seguito quindi a una delle procedure di infrazione all’attivo per il nostro paese su questo dossier.

Il comunicato stampa

Acque reflue urbane: la Commissione decide di deferire nuovamente l’ITALIA alla Corte di giustizia per il trattamento inadeguato delle acque reflue urbane

Oggi la Commissione ha deciso di deferire nuovamente l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE in quanto il paese non ha dato piena esecuzione a una sentenza della Corte del 10 aprile 2014 relativa al trattamento delle acque reflue urbane. La Corte aveva allora stabilito che l’Italia era venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza della direttiva concernente il trattamento delle acque reflue urbane (direttiva 91/271/CEE del Consiglio) in quanto 41 agglomerati non avevano garantito la raccolta e il trattamento adeguati delle acque reflue urbane.

Nonostante i notevoli progressi compiuti, le acque reflue urbane non sono ancora adeguatamente trattate in cinque agglomerati: uno in Valle d’Aosta e quattro in Sicilia. La mancanza di adeguati sistemi di trattamento per questi cinque agglomerati comporta rischi significativi per la salute umana, le acque interne e l’ambiente marino nelle aree critiche sotto il profilo ecologico in cui sono scaricate le acque reflue non trattate.

Nonostante la lettera di costituzione in mora ai sensi dell’articolo 260, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, inviata dalla Commissione all’Italia il 17 maggio 2018, i cinque agglomerati summenzionati non risultano ancora conformi. Sulla base delle informazioni trasmesse dalle autorità italiane, la piena conformità alla sentenza del 10 aprile 2014 non sarà raggiunta prima del 2027; tuttavia l’Italia avrebbe dovuto garantire il rispetto della direttiva concernente il trattamento delle acque reflue urbane sin dal 31 dicembre 1998. Questo secondo deferimento alla Corte può comportare l’irrogazione di sanzioni pecuniarie all’Italia, tenuto conto della gravità e del protrarsi dell’infrazione.

La piena attuazione degli standard stabiliti nella legislazione dell’UE è fondamentale per proteggere la salute umana e salvaguardare l’ambiente naturale. Il Green Deal europeo stabilisce l’obiettivo “inquinamento zero” per l’UE.

Contesto

La direttiva concernente il trattamento delle acque reflue urbane impone agli Stati membri di garantire che gli agglomerati (città, centri urbani, insediamenti) raccolgano e trattino correttamente le acque reflue. Le acque reflue non trattate possono essere contaminate da batteri nocivi e rappresentano pertanto un rischio per la salute pubblica. Contengono tra l’altro nutrienti, come l’azoto e il fosforo, che possono danneggiare le acque dolci e l’ambiente marino favorendo la proliferazione eccessiva di alghe che soffocano altre forme di vita, processo conosciuto come eutrofizzazione.

ISTAT: i cambiamenti climatici sono la prima preoccupazione dei cittadini

E’ quanto emerge dall’indagine riguardante “Aspetti della vita quotidiana”, prodotto da ISTAT con cadenza annuale. Vediamo cosa pensano i cittadini a riguardo delle tematiche ambientale.

Il report

L’Istat rileva la percezione dei cittadini rispetto alle tematiche ambientali, a partire dal 1998, e con continuità tra il 2012 e il 2022, nel contesto dell’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”.

Negli ultimi anni tale quadro informativo è stato ampliato introducendo una batteria di quesiti relativi ai comportamenti ecocompatibili.

I comportamenti della popolazione, gli stili di vita, le opinioni e gli atteggiamenti che li condizionano hanno un grande impatto sulla sostenibilità ambientale.

Lo studio di tali comportamenti, che assume rilevanza in termini di sostenibilità ambientale, benessere sociale e qualità della vita, genera un set informativo a disposizione delle scelte di politica ambientale.

Nel 2022 i cambiamenti climatici si confermano al primo posto tra le preoccupazioni per l’ambiente: così si esprime oltre la metà della popolazione di 14 anni e più (56,7%).

Seguono i problemi legati all’inquinamento dell’aria, avvertiti dal 50,2%.

Al terzo posto, leggermente distaccata, si colloca la preoccupazione per lo smaltimento e la produzione dei rifiuti (40,0% delle persone di 14 anni e più). L’inquinamento delle acque (38,1%), l’effetto serra e il buco nell’ozono (37,6%) sono percepiti come ulteriori fattori di rischio ambientale a livello globale. Gli altri problemi ambientali preoccupano meno di tre persone su dieci; in fondo alla graduatoria vi sono le preoccupazioni che coinvolgono una quota ristretta di persone (circa 1 persona su 10), come l’inquinamento elettromagnetico, le conseguenze del rumore sulla salute e la rovina del paesaggio.

Quest’ultima è una preoccupazione in crescita nelle regioni del Nord ed è percepita in maniera più forte nelle regioni a vocazione turistica, ad esempio in Trentino-Alto Adige, oppure in regioni industrializzate come la Lombardia.

Le principali evidenze in sintesi

Prevale la preoccupazione  per i cambiamenti climatici  e la qualità dell’aria

Sale la preoccupazione per i cambiamenti climatici (56,7% rispetto al 52,2 nel 2021), stabile quella per l’inquinamento dell’aria. Sono i due temi ambientali che preoccupano oltre il 50% dei cittadini nel 2022. Seguono lo smaltimento dei rifiuti e l’inquinamento acqua (intorno al 40%)    

Qualità dell’aria problema costante degli ultimi venti anni

Nel 2022 oltre la metà dei cittadini esprime preoccupazione per la qualità dell’aria, quota pressoché stabile dal 1998 (primo anno di rilevazione).

Cresce  la preoccupazione  per l’effetto serra

Nel 2022 l’effetto serra preoccupa il 37,6% delle persone di 14 anni e più, contro il 34,9% del 2021.

Rumore, inquinamento elettromagnetico  e deterioramento del paesaggio  i problemi meno sentiti

Oscilla tra il 10% e il 12% la percentuale di persone che considerano l’inquinamento acustico, quello elettromagnetico e il deterioramento del paesaggio tra le prime cinque preoccupazioni per l’ambiente.

Forte attenzione  alla conservazione delle risorse naturali

I cittadini sono molto attenti alla conservazione delle risorse naturali. Nel 2022 cresce, assestandosi al 69,8%, la quota di quanti fanno abitualmente attenzione a non sprecare energia. In crescita anche quanti sono attenti a non sprecare acqua: il 67,6% contro il 65% del 2021.   

Comportamenti polarizzati  tra nord e sud  del paese

Nel Mezzogiorno si è più propensi a non usare prodotti usa e getta (25,2% delle persone di 14 anni e più nel 2022) e ad acquistare prodotti a chilometro zero (26,9%). Al Nord si evita soprattutto la guida rumorosa per mitigare l’inquinamento acustico (52,3%) e si usano di più i mezzi di trasporto alternativi (19,8%).

CONOU: pubblicato il rapporto sostenibilità 2022

Incremento della raccolta degli oli usati: è questa una delle principali evidenze che emerge dal Rapporto di sostenibilità 2022 del CONOU, il consorzio che si occupa di avviare a recupero gli oli lubrificanti usati da rifiuti, e convertirli in risorse.

CONOU: di cosa si tratta

Il CONOU, Consorzio Nazionale degli Oli Minerali Usati, è un’eccellenza dell’economia circolare italiana che trasforma gli oli lubrificanti usati da rifiuti a risorse.

Il Consorzio è un modello all’avanguardia in campo internazionale: in Europa si avvia a rigenerazione una quota pari solamente al 60% dell’olio lubrificante usato raccolto, mentre in Italia questo rapporto arriva a circa il 99% e il processo è capace di garantire diversi benefici quali:

  • minori emissioni di CO2;
  • ridotto consumo d’acqua e di suolo;
  • costi inferiori nella bolletta energetica.

Cosa emerge dal rapporto di sostenibilità 2022

Redatto sulla base delle evidenze empiriche mostrate nel 2022, il Rapporto fornisce alcuni segnali positivi sul mercato: infatti, nonostante il mercato dei lubrificanti sia in flessione rispetto all’anno precedente (-5%), la raccolta ha registrato, rispetto al 2021, oltre 181 mila tonnellate, con una riduzione del 2,6% vs il 2021. Un  dato, questo, da correggere, rispetto alle serie storiche, per tenere conto della riduzione conseguita dalla Filiera nel tenore di acqua; a parità di contenuto di acqua, la riduzione risulta pari all’2,1%, dando conferma della attenzione e continuità di azione delle nostre Imprese di raccolta.

Si tratta di un superamento della situazione originata dall’“annus horribilis” della Pandemia – come sottolinea il Presidente, Riccardo Piunti – lasciando in eredita le crisi, tuttora vive, di guerra, pandemia, energia, carenza di materie prime, rallentamento economico.

Il Consorzio e stato e resta in prima fila a testimoniare, con l’eccellenza dell’Economia Circolare, dell’olio usato, quale sia la strada giusta di fronte a questa minaccia, quanto debbano accelerarsi gli sforzi nella direzione delle energie rinnovabili e della Circolarità, quanto ciò sia possibile e reale e non solo teoria

La struttura del rapporto

Il rapporto evidenzia i risultati raggiunti dal Consorzio in ambito economico, sociale e ambientale, redatto in conformità agli Standard GRI.

Le principali evidenze

Questo, in sintesi, l’insieme di dati che esibisce la forza del Consorzio:

  • 2 imprese di rigenerazione;
  • 3 impianti di rigenerazione;
  • 60 concessionari;
  • 181.000 tonnellate di olio usati raccolti nel sistema Consortile;
  • 178.000 tonnellate di olio usati avviati a rigenerazione;
  • 0,2 tonnellate di olio usati avviati a termodistruzione;
  • 656 automezzi dei concessionari;
  • Oltre il 98% di olio usato avviato a rigenerazione;
  • 2,9000 tonnellate di olio usati a via del recupero;
  • 22 milioni di chilometri percorsi agli automezzi per la raccolta e il conferimento;
  • 443 addetti lungo la filiera.
ARERA: al via la consultazione sui costi efficienti della raccolta differenziata

Con un Documento, l’Autorità per le Reti, l’Energia e l’Ambiente (ARERA) avvia un ulteriore consultazione riguardante la determinazione dei costi efficienti della raccolta differenziata, del trasporto, delle operazioni di cernita e delle altre operazioni preliminari, nonché per definire gli standard tecnici e qualitativi per lo svolgimento dell’attività di smaltimento e di recupero.

La consultazione

Obiettivo

L’obiettivo Il documento 214/2023/R/Rif predisposto da ARERA prosegue il cammino iniziato già dal 2021 e proseguito nel 2022 volto a definire la posizione dell’Authority sulla determinazione dei costi efficienti della raccolta differenziata, del trasporto, delle operazioni di cernita e delle altre operazioni preliminari, nonché per definire gli standard tecnici e qualitativi per lo svolgimento dell’attività di smaltimento e di recupero.

L’obiettivo è quello di promuovere la concorrenza, l’efficienza e adeguati livelli di qualità nei servizi regolati, anche definendo un sistema tariffario che armonizzi “gli obiettivi economico-finanziari dei soggetti esercenti il servizio con gli obiettivi generali di carattere sociale, di tutela ambientale e di uso efficiente delle risorse”, nonché – nell’ambito della specifica competenza in materia di rifiuti urbani – “l’adeguamento infrastrutturale agli obiettivi imposti dalla normativa europea”.

Le problematiche affrontate

Nel quadro delle finalità sopra richiamate, si inseriscono le recenti attribuzioni in ordine alle determinazioni dei costi efficienti della raccolta differenziata, nonché alla definizione degli standard tecnici e qualitativi per lo svolgimento dell’attività di smaltimento e di recupero, per le quali l’Autorità ha avviato i relativi procedimenti, rispettivamente, con le deliberazioni 364/2021/R/RIF e 413/2022/R/RIF.

Il nuovo articolo 222 del TUA: la determinazione dei costi efficienti attribuita ad ARERA

In dettaglio, il decreto legislativo 116/20 ha determinato una riformulazione dell’articolo 222 (“Raccolta differenziata e obblighi della pubblica amministrazione”) del TUA (D.Lgs. n. 152/2006), prevedendo:

“1. Gli Enti di governo d’ambito territoriale ottimale, ove costituiti ed operanti, ovvero i Comuni, organizzano sistemi adeguati di raccolta differenziata in modo da permettere il raggiungimento degli obiettivi di recupero e di riciclaggio (…). In particolare: (…) b) garantiscono la gestione della raccolta differenziata, del trasporto, nonché delle operazioni di cernita o di altre operazioni preliminari (…). 2. I servizi di cui alla lettera b) sono prestati secondo i criteri di efficacia, efficienza ed economicità, nonché dell’effettiva riciclabilità, sulla base delle determinazioni in merito ai costi efficienti dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA). I costi necessari per fornire tali servizi di gestione di rifiuti sono posti a carico dei produttori e degli utilizzatori nella misura almeno dell’80 per cento. Tali somme sono versate nei bilanci dei Comuni ovvero degli Enti di Gestione Territoriale Ottimale, ove costituiti e operanti nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti, al fine di essere impiegate nel piano economico finanziario relativo alla determinazione della tassa sui rifiuti (TARI)”.

La Legge annuale per la concorrenza 2021: attribuzione delle competenze sul punto all’Autorità

Alle previsioni sopra richiamate si affiancano quelle dell’articolo 14, comma 2, della Legge annuale per il mercato e la concorrenza per l’anno 2021, che integrando l’articolo 202 del TUA (in materia di affidamento del servizio di gestione integrata dei rifiuti) al comma 1-bis ha assegnato all’Autorità il compito di “defini[re] (…) adeguati standard tecnici e qualitativi per lo svolgimento dell’attività di smaltimento e di recupero, procedendo alla verifica in ordine ai livelli minimi di qualità e alla copertura dei costi efficienti”.

La partecipazione dell’Autorità all’organismo di vigilanza dei Consorzi

A completamento del quadro delle attribuzioni appena delineato giova ricordare che il decreto legge 144/22, introducendo il comma 4-bis all’articolo 206-bis del decreto legislativo 152/06, ha previsto la partecipazione dell’Autorità all’Organismo di vigilanza dei consorzi e dei sistemi autonomi per la gestione dei rifiuti, degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggi, istituito presso il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica allo scopo “di rafforzare le attività di vigilanza e di controllo del funzionamento e dell’efficacia” di tali sistemi.

Termine della consultazione

I contributi possono essere inviati o compilando il modulo sul sito di Arera o via posta certificata entro il 15 giugno 2023.

GSE: al via il supporto ad imprese e associazioni

Dopo qualche mese di attesa, è sul procinto di essere avviata l’assistenza tecnica da parte del Gestore dei Servizi Energetici (Gse) nei confronti di imprese ed Associazioni di categorie.

Il profilo del progetto

In particolare, il progetto prevede un potenziamento dell’assistenza agli operatori, per cui viene programmata l’inclusione nel team anche di account manager.

Che cos’è il GSE

Il gestore dei servizi energetici (GSE) è un ente o un’organizzazione che si occupa della gestione e dell’organizzazione dei servizi energetici in un determinato territorio o paese. Il ruolo principale del gestore dei servizi energetici è quello di assicurare l’approvvigionamento, la distribuzione e la fornitura di energia elettrica e/o gas naturale in modo efficiente, sicuro e sostenibile.

Le responsabilità specifiche di un gestore dei servizi energetici possono variare da paese a paese, ma in generale comprendono:

  • Regolamentazione e controllo: il GSE svolge un ruolo di regolamentazione e controllo nel settore energetico, garantendo la conformità alle leggi, norme e regolamenti relativi alla produzione, trasmissione, distribuzione e commercializzazione dell’energia.
  • Gestione della rete: il GSE si occupa della gestione e dell’operatività della rete di trasmissione e distribuzione dell’energia. Ciò include la pianificazione e la manutenzione delle infrastrutture, il monitoraggio delle reti, la gestione delle perdite e delle interruzioni, nonché l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse energetiche.
  • Monitoraggio e promozione dell’efficienza energetica: il GSE può svolgere attività di monitoraggio e controllo dell’efficienza energetica, promuovendo l’adozione di tecnologie e pratiche energetiche sostenibili. Ciò può includere l’implementazione di programmi di incentivazione per la riduzione dei consumi energetici e l’adozione di fonti energetiche rinnovabili.
  • Gestione dei mercati energetici: il GSE può essere coinvolto nella gestione dei mercati energetici, facilitando la negoziazione e il bilanciamento dell’offerta e della domanda di energia elettrica e/o gas naturale. Ciò include l’amministrazione dei meccanismi di scambio, l’assegnazione dei contratti di fornitura e la gestione delle tariffe energetiche.
  • Promozione delle energie rinnovabili: molti gestori dei servizi energetici si concentrano sulla promozione e lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. Ciò può comportare l’implementazione di politiche di sostegno e incentivi per l’installazione e l’utilizzo di impianti di energia solare, eolica, idroelettrica e altre fonti rinnovabili.

In sostanza, il gestore dei servizi energetici svolge un ruolo chiave nella gestione complessiva del sistema energetico di un paese o di una regione, lavorando per garantire un approvvigionamento affidabile, sostenibile ed economicamente vantaggioso di energia per gli utenti finali.

Cosa prevede il progetto

Si prevede, in particolare, che non si concretizzi il servizio unicamente nel supporto costante per le aziende, ma anche l’assegnazione di account manager specializzati che lavoreranno a stretto contatto con imprese e associazioni di categoria per fornire un supporto ancora più mirato e personalizzato.

Nelle prossime settimane, il Gse comunicherà ulteriori dettagli riguardanti l’attivazione di nuovi servizi finalizzati a migliorare il supporto fornito agli operatori. L’obiettivo principale sarà quello di fornire strumenti efficaci per rispondere alle esigenze in evoluzione del settore energetico, assicurando una comunicazione fluida e un’assistenza tempestiva.

Il Gse invita le imprese e le associazioni di categoria interessate a utilizzare l’indirizzo supportoimprese@gse.it per ricevere assistenza dedicata.

ARERA: avviata la consultazione per l’individuazione dei costi efficienti nel settore rifiuti

L’Autorità per le Reti, l’Energia e l’Ambiente ha avviato lo scorso 16 maggio una consultazione per determinare i costi efficienti della raccolta differenziata del trasporto, delle operazioni di cernita e delle altre operazioni preliminari e la definizione degli standard tecnici e qualitativi del recupero e dello smaltimento. Avrà termine fra meno di un mese, il 15 giugno 2023.

L’oggetto della consultazione

ARERA ha avviato una consultazione dal titolo “Orientamenti per la determinazione dei costi efficienti della raccolta differenziata del trasporto, delle operazioni di cernita e delle altre operazioni preliminari e la definizione degli standard tecnici e qualitativi del recupero e dello smaltimento

L’obiettivo è quello di determinare i costi efficienti e standard di qualità, della raccolta differenziata, delle attività di recupero e di smaltimento.

Ciò viene svolto con l’obiettivo strategico di individuare i costi efficienti del servizio di gestione dei rifiuti e determinare le tariffe alla luce del paradigma della Circular Economy.

Ciò avverrà tenendo conto di corretti e imprescindibili criteri di sostenibilità e di efficienza, il fondamentale principio della “Extended Producer Responsibility” (EPR), per una configurazione delle filiere più efficace, conducendo analisi ed elaborazioni volte a identificare gli opportuni indicatori di costo, quali benchmark di efficienza a cui tendere.

ARERA

Che cos’è

Si tratta di un Autorità Amministrativa indipendente, istituita nel 1995[1].

Essa ha il compito di tutelare gli interessi dei consumatori e di promuovere la concorrenza, l’efficienza e la diffusione di servizi con adeguati livelli di qualità, attraverso l’attività di regolazione e di controllo. L’azione dell’Autorità, inizialmente limitata ai settori dell’energia elettrica e del gas naturale, è stata in seguito estesa attraverso alcuni interventi normativi.

Le competenze nel settore rifiuti

Con la c.d. “Legge Finanziaria 2018” (L. n. 205 del 27 Dicembre 2017), inoltre, sono state attribuite da essa funzioni di regolazione e controllo del ciclo dei rifiuti, anche differenziati, urbani e assimilati.

Pure per questo settore le competenze conferite sono svolte con i medesimi poteri e nel quadro dei principi, delle finalità e delle attribuzioni, incluse quelle di natura sanzionatoria, stabiliti dalla legge istitutiva n.481/1995.

Oltre a garantire la promozione della concorrenza e dell’efficienza nei settori energetici, l’azione dell’Autorità è diretta, per tutti i settori oggetto di regolazione, ad assicurare la fruibilità e la diffusione dei servizi in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale, a definire adeguati livelli di qualità dei servizi, a predisporre sistemi tariffari certi, trasparenti e basati su criteri predefiniti, a promuovere la tutela degli interessi di utenti e consumatori. Tali funzioni sono svolte armonizzando gli obiettivi economico-finanziari dei soggetti esercenti i servizi con gli obiettivi generali di carattere sociale, di tutela ambientale e di uso efficiente delle risorse.

I propositi dell’Autorità

Le azioni strategiche di cui al presente provvedimento coprono il quadriennio in cui l’Autorità è chiamata ad accompagnare l’applicazione della disciplina tariffaria per il settore dei rifiuti, varata nell’agosto 2021, contribuendo a creare le condizioni per il raggiungimento dei nuovi target eurounitari e nazionali.

L’Autorità valuterà l’impatto degli sviluppi tecnologici sulla configurazione delle filiere, anche alla luce degli effetti conseguenti alle novità normative introdotte dal recepimento del “Circular Economy Package” (ed in particolare del D.Lgs. n. 116 del 3 settembre 2020), in materia di qualificazione dei rifiuti prodotti da utenze non domestiche e di possibilità, per tale tipologia di utenza, di conferire i rifiuti urbani al di fuori del servizio pubblico.

Peraltro, con riferimento alla definizione della domanda dei servizi pubblici di raccolta, trasporto e trattamento, o, sotto un profilo giuridico diverso ma con effetti in termini economici e finanziari analoghi, con riferimento alla definizione di rifiuto, l’appartenenza o meno al perimetro delle attività regolate e, conseguentemente, soggette al relativo recupero dei costi, secondo le modalità di prelievo all’utenza finale, appare un tema di grande rilevanza, che richiede all’Autorità di individuare – in esito ad una costante analisi evidence based – le misure più idonee a graduarne gli effetti in un orizzonte temporale congruo.

Alcuni degli strumenti economici richiamati dal citato decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 116, e delle altre misure per incentivare l’applicazione della gerarchia dei rifiuti, richiedono lo sviluppo di interventi ulteriori, da inquadrare in un framework di progressiva stabilità e certezza della regolazione. In particolare, nuove misure verranno attivate con riferimento alla prevenzione e al riciclaggio, ai “regimi di tariffe puntuali (pay-as-you-throw) che gravano sui produttori di rifiuti sulla base della quantità effettiva di rifiuti prodotti e forniscono incentivi alla separazione alla fonte dei rifiuti riciclabili e alla riduzione dei rifiuti indifferenziati”, nonché ai “regimi di responsabilità estesa del produttore per vari tipi di rifiuti e [alle] misure per incrementarne l’efficacia, l’efficienza sotto il profilo dei costi e la governance”*.

Le linee di intervento

 

Diverse sono, a tal proposito, le linee di intervento previste, oltre a quello sopra citato:

  • Aggiornamento e integrazione del metodo tariffario rifiuti, alla luce delle evidenze riferite alla prima applicazione delle misure recate dal MTR-2 per la promozione della capacità del sistema di gestire integralmente i rifiuti. Un limite alla crescita annuale delle entrate tariffarie e dei corrispettivi per l’accesso agli impianti, e la possibilità di definire criteri di prossimità a beneficio delle comunità ricadenti in aree limitrofe agli impianti medesimi, saranno elementi che l’Autorità intende mantenere, in un’ottica di sostenibilità delle condizioni economiche applicate agli utenti, anche in sede di impostazione della disciplina tariffaria per il terzo periodo regolatorio.
  • Revisione dell’attuale disciplina in materia di corrispettivi applicati agli utenti, in merito ai criteri di ripartizione delle entrate tariffarie tra utenze domestiche e non domestiche, anche favorendo il passaggio graduale alla tariffazione puntuale (con la finalità di introdurre sistemi di tariffazione che forniscano adeguati segnali di prezzo agli utenti, in ossequio al principio comunitario del “pay-as-you-throw”, con effetti positivi anche in termini di prevenzione della produzione di rifiuti).
  • Disciplina dei criteri e delle modalità per la definizione della componente a copertura dei costi di gestione dei rifiuti accidentalmente pescati, anche definendone le relative modalità di indicazione negli avvisi di pagamento e vigilando sul corretto utilizzo delle risorse che ne derivano (in coerenza con gli esiti della discussione parlamentare in ordine alle “Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell’economia circolare («legge SalvaMare»)”).

 

 


[1] legge 14 novembre 1995, n. 481 “Norme per la concorrenza e la regolazione dei servizi di pubblica utilità.Istituzione delle Autorità di regolazione dei servizi di pubblica utilità”