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ISPRA: a fine agosto il termine delle osservazioni per le c.d. Linee guida per una finanza sostenibile

L’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (ISPRA) ha posto in consultazione, sul finire di maggio, le c.d. “Linee Guida per la finanza sostenibile”. Si tratta di una documentazione, in merito alla quale, i portatori di interesse possono esprimere le loro valutazioni sulla metodologia proposta e riguardante lo sviluppo di una finanza “sostenibile”.

Di cosa si tratta

Si tratta di una consultazione, aperta ai portatori di interesse, riguardante un documento di natura tecnica, intitolato “La sfida ambientale per la finanza sostenibile: metodologie, informazioni e indicatori ambientali”.

Con esso ISPRA intendere mettere a disposizione uno strumento operativo utile a fornire supporto metodologico e orientamento per la rendicontazione della sostenibilità ambientale, in conformità con i nuovi standard europei.

Perché la produzione di uno strumento utile alla rendicontazione relativa alla sostenibilità ambientale?

Poichè gli obblighi di informativa introdotti dalla regolamentazione sulla Finanza sostenibile risultano così corposi e complessi, a tal punto da implicare la necessità di un adeguato quadro di sostegno tecnico nella fase di attuazione della disciplina, che accompagni imprese e investitori a comprendere bene i contenuti e le modalità con cui generare le informazioni ambientali richieste dai nuovi standard.

La metodologia

Esso viene predisposto secondo una precisa filosofia: agevolare il processo di autovalutazione dei portatori di interesse, in maniera tale che questo sia ancorato ad una uniformità metodologica, scientificamente validata, in grado di garantire una maggiore affidabilità e comparabilità dei dati.

La consultazione

L’istituto ha posto in consultazione il documento a partire dallo scorso 22 maggio.

Il documento, posto in consultazione per una durata di tre mesi, fino al 31 agosto 2024, è accompagnato da un foglio di calcolo dei fattori medi nazionali dell’Inventario Nazionale ISPRA, parte integrante dell’Appendice metodologica per la stima di gas serra e inquinanti atmosferici.

Esso presenta un quadro di riferimento normativo e di indirizzo che richiama le politiche europee, il documento si concentra sulla determinazione degli indicatori di impatto ambientale e di rischio fisico da eventi estremi.

Gli indicatori utilizzati 

In merito agli indicatori di impatto ambientale e di rischio fisico da eventi estremi utilizzati, essi fanno riferimento al quadro regolatorio della finanza sostenibile, ma anche alle “Aspettative di vigilanza” emanate da Banca d’Italia, e quindi:

Indicatori PAI (Principal Adverse Impact) proposti dal Regolamento SFDR, alla luce della riscontrata corrispondenza nei requisiti dell’informativa pubblica previsti ai sensi della Direttiva CSRD, tra cui, ad esempio, le emissioni di gas serra; i consumi di energia rinnovabile e non; impatti sulla biodiversità; emissioni; rifiuti.

Un elemento informativo che evidenzi i rischi fisici, anche ai sensi delle “Aspettative di vigilanza” di Banca d’Italia, tra cui: le emissioni di inquinanti; uso e riciclo dell’acqua; stress idrico; degrado del suolo; presenza di specie naturali; zone protette; deforestazione.

Per ognuna di queste componenti sono riportate delle schede indicatore con una descrizione dell’indicate, la metrica e la metodologia di calcolo, nonché le possibili fonti informative.

Per consultare il documento

https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/documenti-tecnici/finanza-sostenibile

Via libera in Consiglio dei ministri per gli impianti agrivoltaici

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha dato il via libera all’autorizzazione per la realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per una potenza complessiva di circa 600 megawatt.

Il via libera

E’ stato dato in Consiglio dei Ministri il via libera a impianti agrivoltaici per 600 MW

Si tratta in particolare di impianti di produzione di energia agrivoltaica ubicati in varie regioni italiane e rimasti fino ad oggi bloccati.

Molti di questi impianti erano bloccati in alcuni casi da anni a causa dei lunghi e complessi processi autorizzativi previsti, che spesso coinvolgono più amministrazioni dello Stato.

Tali impianti combinano la produzione di energia solare con la coltivazione di piante agricole su un’area di terreno limitata. In questi impianti, i pannelli solari sono montati su strutture sopraelevate, in modo che le piante possano crescere al di sotto di essi, proteggendole dal sole e dall’escursione termica. Questo approccio permette di ottenere una doppia utilità del terreno, incrementando la produttività agricola e al tempo stesso producendo energia pulita ed economica.

Gli impianti agrivoltaici presentano numerosi vantaggi rispetto ai tradizionali impianti solari o agricoli, tra cui la riduzione dell’impatto ambientale e il maggior sfruttamento delle risorse del suolo. Inoltre, questi impianti sono in grado di fornire maggiori rese economiche rispetto a quelli tradizionali, poiché consentono di sfruttare un terreno in modo più efficiente e di produrre sia cibo che energia.

Le dichiarazioni

“Il Governo – ha dichiarato il ministro Pichetto – ha dimostrato così di voler dare nuovo  impulso alla realizzazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, che rappresentano una delle leve più importanti per raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione che l’Italia si è impegnata a centrare di concerto con i partner europei entro il 2030”.

“Il risultato raggiunto oggi – ha sottolineato il ministro Pichetto – si inserisce nel percorso di velocizzazione delle procedure autorizzative avviato negli ultimi mesi dal Ministero dell’Ambiente, che ci ha permesso di raggiungere già nel 2022 i sette gigawatt di nuovi impianti autorizzati.

Il nostro obiettivo è di superare, a partire dal 2023, i 10 gigawatt di impianti autorizzati e installati, al fine di produrre entro il 2030 i due terzi della nostra energia da fonti rinnovabili. Per un’Italia sempre più verde, pulita e libera da soffocanti vincoli burocratici.

AGCM: il rapporto tra sostenibilità ambientale e concorrenza

Rilasciato il rapporto annuale di AGCM sull’attività svolta dall’Authority nel 2021. Sostenibilità ambientale e greenwashing sotto la lente di ingrandimento dell’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato.

Il rapporto 2021

AGCM, nell’ambito della presentazione delle attività svolte nell’anno 2021, ha comunicato di aver realizzato uno specifico gruppo di Lavoro finalizzato ad analizzare i rapporti tra politiche della concorrenza e sostenibilità ambientale.

Da questo è emerso quanto di seguito.

Innanzitutto, AGCM precisa che la questione della sostenibilità ambientale delle attività umane è di stringente attualità in relazione alla grave crisi climatica in atto determinata dal surriscaldamento dell’atmosfera terrestre a causa dell’eccessiva emissione dei c.d. gas serra.

Si ricorda come, se essa non verrà affrontata rapidamente con misure concrete, verranno generati mutamenti irreversibili e imprevedibili sugli equilibri naturali, con conseguenze sociali, politiche ed economiche di enorme portata[1].

L’Unione Europea ha dato seguito agli obiettivi di sviluppo sostenibile adottati nel 2015 dalle Nazioni Unite (2030 Agenda for Sustainable Development) con l’iniziativa del Green Deal Europeo, ponendosi l’obiettivo di azzerare le emissioni di gas-serra entro il 2050. Come ricordato dalla Commissione europea5, è in questo contesto che si colloca la riflessione circa il ruolo e il contributo della politica di concorrenza nelle profonde trasformazioni economiche verso modalità maggiormente sostenibili da un punto di vista ambientale, in coerenza con l’art. 3(3) del Trattato sull’Unione Europea e dell’art. 11 TFUE.

“Nel dicembre 2019 la Commissione ha adottato la comunicazione “Il Green Deal europeo”, in cui definisce le iniziative politiche volte a raggiungere l’obiettivo di azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050 e ad affrontare le sfide ambientali . La politica di concorrenza proprio come tutte le altre politiche della Commissione contribuirà al raggiungimento di questi ambiziosi obiettivi” (punto 4, pag.13).

Sul presupposto che “La concorrenza, pur non avendo il precipuo scopo di promuovere lo sviluppo sostenibile, può contribuire, integrando gli strumenti esistenti quali la regolamentazione e la tassazione, a favorire il processo di transizione verso un modello di crescita sostenibile sotto il profilo ambientale”, l’Autorità “è pronta ad applicare il diritto della concorrenza in termini evolutivi e a valutare, in coordinamento con la Commissione europea e le altre autorità dei Paesi membri, l’eventuale ampliamento degli strumenti a disposizione per accompagnare uno sviluppo che sia sostenibile e competitivo al tempo stesso”.

La questione del rapporto tra concorrenza e sostenibilità ha costituito elemento programmatico della stessa Autorità ed è oggetto di attenzione di numerose altre autorità di concorrenza nazionali dell’UE nonché della Commissione europea, che fornirà appositi indirizzi applicativi con riguardo ai c.d. “sustainable agreements”, nell’ambito del processo di revisione del Regolamento di esenzione sugli accordi orizzontali e delle relative linee guida, da completarsi entro il dicembre 2022.

La predetta tematica va analizzata tenendo conto del PNRR e dell’esperienza maturata dalla Commissione europea, dall’Autorità e da altre autorità nazionali nell’applicare le norme antitrust. Particolare attenzione meritano le problematiche relative all’applicabilità delle norme sulle intese e alle condizioni di esenzione ex art. 101(3) TFUE, senza trascurare le pratiche c.d. di greenwashing, rilevanti non solo sotto il profilo antitrust ma anche della tutela del consumatore, in una visione fortemente sinergica tra i due ambiti, entrambi oggetto di intervento da parte dell’Autorità.

I primi esiti dell’analisi svolta dal Gruppo di Lavoro evidenziano che parte integrante dell’analisi del rapporto fra concorrenza e sostenibilità è, inoltre, la promozione di iniziative di informazione e sensibilizzazione dei consumatori e delle imprese, riguardante anche le tematiche del greenwashing.

AGCM invita alla sensibilizzazione di consumatori e imprese sulle tematiche del greenwashing (dichiarazioni ambientali ingannevoli).

Il documento, nel dare atto dell’attività svolta nel 2021 per la tutela e la promozione della concorrenza, segnala l’istituzione di un gruppo di lavoro per l’analisi dei rapporti tra politiche della concorrenza e sostenibilità ambientale, con un’attenzione particolare alle problematiche legate al greenwashing e alla necessità di promuovere iniziative di informazione e sensibilizzazione dei consumatori e delle imprese. Di interesse anche il richiamo agli ultimi sviluppi giurisprudenziali in materia di tutela del consumatore che identificano quale pratica commerciale scorretta l’omessa informazione del consumatore sulla necessità di sostenere alcuni costi per l’installazione di impianti fotovoltaici attraverso l’uso del claim “a costo zero” o a

“impatto zero”.


[1] Concetto ribadito dal Segretario Generale dell’ONU in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite Cop26 che si è svolta a Glasgow nel mese di novembre 2021.

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