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La sostenibilità per le PMI: un’opportunità di business

Le PMI e le sfide per la sostenibilità aziendale: questo il tema organizzato da Global Compact Italia, in programma il prossimo 5 aprile, alle ore 11.

Che cos’è il global compact

Il Global Compact delle Nazioni Unite è l’iniziativa strategica di cittadinanza d’impresa più ampia al mondo.

Nasce dalla volontà di promuovere un’economia globale sostenibile: rispettosa dei diritti umani e del lavoro, della salvaguardia dell’ambiente e della lotta alla corruzione. È stata proposta, per la prima volta nel 1999, presso il World Economic Forum di Davos, dall’ex segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, il quale, in quell’occasione, ha invitato i leader dell’economia mondiale presenti all’incontro a sottoscrivere con le Nazioni Unite un “Patto Globale”, al fine di affrontare in una logica di collaborazione gli aspetti più critici della globalizzazione. Mai, prima, era stata proclamata così nettamente la volontà di allineare gli obiettivi della comunità internazionale con quelli degli interessi privati del mondo degli affari.

La vision del Global Compact delle Nazioni Unite è promuovere la creazione di una economia globale più inclusiva e sostenibile.

Il tema del convegno

Le Piccole e Medie Imprese affrontano sfide importanti nel concretizzare il percorso di sostenibilità aziendale.

L’incontro, promosso dall’UN Global Compact Network Italia per il prossimo 5 aprile, si propone di evidenziare i vantaggi loro offerti con la partecipazione alla più grande iniziativa globale sul tema: il Global Compact delle Nazioni Unite. Attualmente, la maggior parte degli aderenti all’UN Global Compact è rappresentata da PMI, realtà con meno di 250 dipendenti, contando circa 9.000 partecipanti sugli oltre 15.000 totali.

Il webinar si rivolge alle PMI interessate a conoscere meglio l’iniziativa UN Global Compact e le opportunità offerte dal Network italiano, presentando una panoramica degli strumenti di sostenibilità potenzialmente utili a realtà di piccole dimensioni nei campi dell’autovalutazione, della pianificazione e reportistica basate sugli SDGs; della gestione della diversità e dell’inclusione; degli approvvigionamenti circolari nel settore privato.

L’incontro apre alle ore 11.00 per chiudere alle 12.30.

Informazioni e collegamento

Per informazioni, scrivere a: info@globalcompactnetwork.org

Link per registrarsi all’evento: www.fondazionegcni.webex.com

Le istruzioni per partecipare al webinar verranno fornite con la conferma di registrazione.

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MITE: pervenute proposte per 12 miliardi di euro sui bandi PNRR

Notevole successo del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR), a giudicare dall’entità complessiva delle proposte effettuate nei confronti del Ministero della Transizione Ecologica (MITE), presieduto dal Prof. Roberto Cingolani.

Le recenti dichiarazioni di Cingolani sullo stato di avanzamento del PNRR

Prima di vedere l’entità del plafond richiesto dai Destinatari, un breve flashback sullo stato dell’arte.

Oramai sulla bocca di tutti, per via delle rilevanti risorse messe a disposizione, il PNRR, secondo le intenzioni del MITE deve essere la punta di un sistema più ampio, costituito da varie forme di incentivi e riforme promosse dal Ministero, da introdurre per raggiungere gli obiettivi 2030 e 2050.

Il Piano dovrà essere l’occasione, soprattutto, per ridurre il divario esistente tra le varie parti del Paese: si pensi al fatto che, secondo il MITE, il Mezzogiorno dovrà essere il destinatario del circa il 40% delle risorse.

Il MITE ha recentemente sottolineato, per via del Ministro, che si rende necessario un particolare sforzo progettuale da parte dei proponenti, affinché questa attenzione ‘ex-ante’ (ad esempio prevedendo in fase di bando una quota da destinare in via prioritaria al Sud) si traduca poi effettivamente in progetti concreti.

Cingolani ha evidenziato che il PNRR sarà sotto la lente di ingrandimento, e opportunamente attenzionato, dall’Unione europea, che ha fissato tappe ed obiettivi da raggiungere (“Milestones e Targets”), e che, in parallelo, per monitorare strettamente questi impegni, il MITE ne aggiungerà di propri, che rappresentano step intermedi nei cronoprogrammi per il raggiungimento degli obiettivi europei.

È importante evidenziare che le M&T europee sono fondamentali, ma non forniscono pienamente il quadro di insieme di avanzamento di tutti gli interventi del PNRR.

Cingolani ipotizza l’aggiudicazione dei bandi già in corso per oltre 2,5 miliardi di euro (‘Impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti’ (1,5 miliardi), ‘Progetti “faro” di economia circolare’ (0,6), ‘Isole Verdi’ (0,2), ‘Interventi per la sostenibilità ambientale dei porti’ (0,27)). Ed anche ‘Sviluppo Agrovoltaico’ (1,1), ‘Promozione rinnovabili per le comunità energetiche e l’auto-consumo’ (2,2), ‘Sviluppo del biometano’ (1,92), ‘Rafforzamento smart grid’ (3,61), ‘Interventi su resilienza climatica reti’ (0,5), ‘Sviluppo di sistemi di teleriscaldamento’ (0,2), ‘Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano’ (0,33) (questi ultimi sommano ben 10 miliardi di Euro).

In parallelo concorrono al raggiungimento dei target di decarbonizzazione del PNRR le aste per nuova capacità rinnovabile elettrica, con 3 GW da bandire nel primo semestre (dopo l’aggiudicazione di 1,8 GW a gennaio). Un risultato già importante se confrontiamo l’esito con quello delle aste precedenti: rispetto a una media di circa 500 MW a procedura registrata nelle precedenti sei tornate, nell’ultimo bando si è quasi triplicata la potenza aggiudicata.</li><li>Possibile proseguo del meccanismo FER1 e avvio primi bandi relativi al FER2, il meccanismo di incentivazione delle tecnologie rinnovabili ‘innovative’ (con capacità per il 2022 in corso di definizione).

Le proposte pervenute

Sulla base del plafond messo a disposizione, pari a 2,1 miliardi di euro per la realizzazione di nuovi impianti per il trattamento e il riciclo dei rifiuti, l’ammodernamento di impianti esistenti e la realizzazione di progetti “faro” di economia circolare, sono giunte 4.114 proposte, per un valore complessivo dei progetti di oltre 12 miliardi.

Dal Sud il 45% delle proposte a valere sui fondi del PNRR, fondamentale per rispettare la condizionalità imposta dagli impegni assunti con il Piano (almeno 40% destinazione delle risorse al sud).

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SPNA: pubblicate le Linee guida per l’accompagnamento ambientale di grandi opere infrastrutturali

Pubblicate le linee guida per la verifica dell’Snpa sulla compatibilità ambientale delle grandi opere infrastrutturali (tra cui quelle previste dal “PNRR”) nelle fasi successive all’approvazione del progetto.

La delibera SNPA

Con delibera 20 dicembre 2021, n. 149 il Consiglio del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa)  ha approvato le linee guida 35/2021 per “l’accompagnamento ambientale” delle grandi opere infrastrutturali di interesse nazionale o locale, documento di assoluto rilievo in vista dell’apertura dei cantieri delle opere legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Le motivazioni alla base della Pubblicazione

SNPA denota come la realizzazione di grandi infrastrutture spesso può determina potenziali impatti su diverse matrici ambientali e forti preoccupazioni da parte delle popolazioni interessate.

Pertanto, al fine di contenere le interferenze delle infrastrutture sul territorio, rimane necessario implementare una serie di azioni che garantiscano l’attuazione delle misure mitigative e correttive identificate dall’Autorità competente – le prescrizioni o condizioni ambientali.

Inoltre, è necessario:

  • definire una serie di processi e metodi volti a verificare la corretta realizzazione dell’opera stessa;
  • individuando, altresì, delle azioni utili a controllare l’evoluzione dell’ambiente interessato.

Questo insieme coordinato di azioni, processi e metodi viene definito “Accompagnamento ambientale”.

Il contenuto delle LG

Il documento fornisce indicazioni sul quadro dei compiti e delle azioni necessarie al controllo sistematico dei lavori e della messa in opera delle misure di protezione dell’ambiente oltre che del monitoraggio ambientale[1].

L’obiettivo perseguito

Obiettivo delle LG consiste nell’evidenziare le diverse azioni e modalità operative che, sulla base delle esperienze condotte negli ultimi dieci anni, si sono dimostrate efficaci e utili per garantire un controllo dei cantieri legati alla realizzazione di grandi infrastrutture sul territorio nazionale.

Per maggiori informazioni

Cliccare qui: https://www.snpambiente.it/2022/01/18/linee-guida-per-laccompagnamento-ambientale-di-grandi-opere-infrastrutturali/


[1] La L. 132/2016, istitutiva del SNPA, prevede infatti un ruolo centrale per ISPRA e le Agenzie nelle fasi di realizzazione delle “opere infrastrutturali di interesse nazionale e locale, anche attraverso la collaborazione con gli osservatori ambientali eventualmente costituiti” (art. 3 lettera l).

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Completato il primo aggiornamento del Programma nazionale di misure nell’ambito della “Strategia per l’ambiente marino”

Sul finire di Dicembre 2021 il MITE ha approvato il nuovo Programma di misure per il ciclo 2022-2027 nell’ambito della strategia per l’ambiente marino. Entro il 31 marzo 2022 l’invio del reporting alla Commissione europea.

L’approvazione delle misure in seno al MITE

Il 20 dicembre 2021 si è svolta la riunione del Comitato tecnico per la Strategia per l’ambiente marino, che ha definitivamente approvato il nuovo Programma di misure per il ciclo 2022-2027, nel pieno rispetto delle tempistiche previste dalla Direttiva 2008/56/CE “che istituisce un quadro per l’azione comunitaria nel campo della politica per l’ambiente marino”[1]. Entro il 31 marzo 2022 l’invio del reporting alla Commissione europea

Il Comitato tecnico in seno al MITE aveva sottoposto alla Consultazione pubblica[2] le misure già adottate e l’elenco delle possibili nuove misure presentate dalla DG MAC a seguito della gap analysis condotta dall’ISPRA.

Le prossime tappe

Le prossime tappe del processo per l’avvio delle nuove misure per la tutela dell’ambiente marino sono:

  • adozione  del nuovo DPCM (che andrà a sostituire quello attualmente in vigore del 10/10/2017);
  • invio, entro il 31 marzo 2022, del reporting alla Commissione europea per la prevista condivisione del nuovo programma di misure.
La roadmap della strategia

[1] La direttiva contribuisce a garantire coerenza tra le diverse politiche settoriali e le misure legislative e di pianificazione che hanno un impatto sull’ambiente marino allo scopo di salvaguardarne la biodiversità e l’utilizzo sostenibile delle sue risorse.

[2] La Consultazione pubblica è stata aperta dal 5 novembre al 4 dicembre 2021 e i commenti pervenuti sono stati analizzati dall’ISPRA, che ha formulato proposte per ogni contributo.

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PNRR: promozione dell’economia circolare e delle filiere virtuose

Il nuovo piano nazionale ripresa e resilienza rappresenta un’ottima occasione utile a sviluppare uno sviluppo economico sostenibile: la rivoluzione verde e la transizione ecologica individuata con il PNRR (Missione 2) è quella raccoglie più fondi delle altre missioni.

La struttura della missione 2

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, licenziato in via definitiva dal Governo il 29 Aprile 2021 ed in procinto di essere inviato alla UE, presenta, tra gli obiettivi da finanziare con i fondi del Recovery Fund, anche la netta riduzione di rifiuti plastici e tessili.

In particolare, la missione 2 viene articolata in quattro diverse componenti, e prevede uno stanziamento pari a 59,33 miliardi di euro, ed in particolare:

  • M2C1: Economia circolare e agricoltura sostenibile: 5,27 miliardi;
  • M2C2: Energia rinnovabile, idrogeno rete e transizione energetica e mobilità sostenibile: 23, 78 miliardi;
  • M2C3: Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici: 15,22 miliardi;
  • M2C4: Tutela del territorio e della risorsa idrica: 15, 06 miliardi).

Migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare

Nell’ambito della M2C1, viene prevista una Componente 1 prevede una linea progettuale (“Migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare”) specifica appunto sull’economia circolare, che include sia investimenti che riforme. Sul primo tema si segnalano:

  • Investimento 1.1: Realizzazione nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti (1,5 miliardi di euro).
  • Investimento 1.2: Progetti “faro” di economia circolare (600 milioni di euro).

Pertanto, in essa, trovano posto lo sviluppo di impianti di trattamento/riciclaggio di rifiuti organici multi-materiale, vetro, imballaggi, carta e di impianti innovativi per particolari flussi, e ciò tornerebbe particolarmente in taglio per colmare il divario, ad oggi esistente, sulla dotazione impiantistica,  tra le regioni del Nord e quelle del Centro-Sud, che genera il flusso di grandi quantità di rifiuti fuori dalle regioni di origine,  per allineare le regioni del centro sud agli standard qualitativi delle regioni tecnologicamente più avanzate e favorire il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata entro il 2035 e di una quota residuale, pari al massimo, del 10% di rifiuti in discarica.

La strategia nazionale per l’economia circolare

Invece, sotto il profilo delle riforme, si segnalano la “Strategia nazionale per l’economia circolare” (1.1) ed il “Programma nazionale per la gestione dei rifiuti” (1.2).

Viene previsto un plafond di 2,1 miliardi di euro per migliorare la raccolta e costruire nuovi impianti (2,1 miliardi di Euro) per la gestione dei rifiuti, per migliorare la rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e realizzare nuovi impianti di trattamento/riciclaggio di “rifiuti organici, multi-materiale, vetro, imballaggi in carta” e costruzione di “impianti innovativi per particolari flussi”.

Gli oltre due miliardi impiegati per questa componente, dunque, serviranno, nelle intenzioni del governo, “a colmare i divari di gestione dei rifiuti relativi alla capacità impiantistica e agli standard qualitativi esistenti tra le diverse regioni e aree del territorio nazionale, con l’obiettivo di recuperare i ritardi per raggiungere gli attuali e nuovi obiettivi previsti dalla normativa europea e nazionale”.

Sviluppare una leadership internazionale industriale e di conoscenza nelle principali filiere della transizione

Tra gli obiettivi della Componente 1 della seconda Missione c’è “sviluppare una leadership internazionale industriale e di conoscenza nelle principali filiere della transizione”. Il Pnrr intende promuovere lo sviluppo industriale e di ricerca in settori strategici, riducendo in futuro la dipendenza delle importazioni di tecnologie gree. Le filiere strategiche elencate sono fotovoltaico, idrolizzatori, batterie per il settore dei trasporti e per il settore elettrico, mezzi di trasporto.

Gli obiettivi qualitativi

In termini di target da raggiungere, il PNRR ne fissa alcuni abbastanza ambiziosi:

  • 55% di riciclo di RAEE,
  • 85% di riciclo nell’industria della carta e del cartone;
  • 65% di riciclo dei rifiuti plastici (attraverso riciclaggio meccanico, chimico “Plastic Hubs”;
  • 100% recupero nel settore tessile (tramite “Textile Hubs”)
  • Il 60% dei progetti di investimento per la realizzazione di nuovi impianti di trattamento sopra citati si focalizzerà sui comuni del Centro Sud Italia.

Piano nazionale specifico per la gestione dei rifiuti

Previsto anche lo sviluppo di un Piano nazionale specifico per la gestione dei rifiuti che oltre ad evitare procedure d’infrazione sui rifiuti, consentirà di colmare le lacune impiantistiche e gestionali.

Il piano di azione europeo dell’Economia Circolare introduce in alcuni settori a forte valore aggiunto, “con target di riciclo specifici, tra i quali RAEE, carta e cartone, plastica e tessile.

Particolare attenzione viene dedicata allo sviluppo di tecnologie avanzate di riciclo meccanico e chimico delle plastiche, ricolto anche al marine litter, materiale di cui sono costituiti   gli oggetti costruiti ed adoperati quotidianamente dall’uomo e poi abbandonati o persi lungo la linea di costa ed in mare e lungo gli argini dei fiumi.

In Italia più del 50% dei rifiuti plastici viene raccolto come “Rifiuti plastici misti” e quindi non recuperato ma utilizzato per il recupero energetico o avviato in discarica.