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La strategia per l’economia circolare: il punto di vista di Confindustria Cisambiente

Il tema

Nel 2017 è stato pubblicato, a seguito di ampia consultazione, il documento “Verso un modello di economia circolare per l’Italia. Documento di inquadramento e di posizionamento strategico” con l’obiettivo di fornire un inquadramento generale dell’economia circolare. A partire da questa annualità, il contesto di riferimento è mutato: è ormai evidente l’urgenza di intervenire per ridurre le emissioni e di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. A supporto della nuova “Strategia nazionale per l’economia circolare”, incentrata su ecoprogettazione ed ecoefficienza, si intende definire i nuovi strumenti amministrativi e fiscali per potenziare il mercato delle materie prime seconde, la responsabilità estesa del produttore e del consumatore, la diffusione di pratiche di condivisione e di “prodotto come servizio”, supportare il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica. Il coinvolgimento degli Stakeholder viene finalizzato a stabilire una roadmap di azioni e di target misurabili di qui al 2040.

Gli interventi

Ne parlano:

  • Alessandro Della Valle, Confindustria Cisambiente: Introduzione e responsabilità estesa del produttore 
  • Francesca Catenacci, Italspurghi: Il nuovo sistema informatico di tracciabilità RENTRI
  • Carlo Lusi, Sumus Italia: gli strumenti di incentivazione fiscale per il riciclo
  • Marcello Rosetti, Formula Ambiente: Promozione del diritto al riuso e alla riparazione;
  • Raphael Rossi, AAMS Livorno: la raccolta da superfici pubbliche ed il recepimento del circular economy package

Modera: Stefano Sassone, Confindustria Cisambiente

Quando e dove

Giovedì 28 ottobre 2021, ore 10.30, Sala Noce – Ecomondo 2021

Rilasciata la Strategia nazionale per l’economia circolare

Con le Linee Programmatiche per l’aggiornamento, è stato rilasciato l’aggiornamento per  la Strategia, in consultazione ai Portatori di interesse. Vediamo i punti principali del provvedimento.

La genesi del documento

Il documento viene predisposto per la necessità di aggiornare le linee strategiche elaborate nel 2017, recanti “Verso un modello di economia circolare per l’Italia.

Esso consisteva in un “documento di inquadramento e di posizionamento strategico” redatto con un duplice obiettivo:

fornire un inquadramento generale dell’economia circolare;

definire il posizionamento strategico del nostro paese sul tema[1].

Dal 2017 il contesto di riferimento è mutato: è ormai evidente l’urgenza di intervenire per ridurre le emissioni e di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici; sono stati definiti, a livello comunitario nuovi piani e programmi per supportare la transizione verso modelli circolari; il rapido sviluppo tecnologico del settore ha consentito di individuare nuovi settori produttivi in grado di generare catene di valore sostitutive di quelle tradizionali, massimizzando il recupero e il riciclo dei rifiuti.

Si rende pertanto necessario aggiornare le linee strategiche individuate nel 2017 per renderle coerenti alle nuove sfide globali.

Il ruolo dell’economia circolare per il nostro Paese

Si tratta di una sfida epocale, che dovrà consentire la realizzazione di un sistema economico tale da favorire la fabbricazione dei prodotti i cui principi fondamentali sono ispirati a quelli dell’eco-design, e che devono essere pertanto caratterizzata da alcune peculiarità (quali durevolezza e riparabilità), in modo tale che, una volta consumati, dovranno originare la minore quantità di rifiuti e massimizzare il recupero, il riutilizzo e il riciclo per la creazione di nuove “supply chains”.

Le chiavi per la transizione ecologica

Diverse sono le chiavi per realizzare una transizione ecologica efficace:

la pubblica amministrazione, le imprese e il mondo delle aziende no-profit, dovranno essere in grado di lavorare in sintonia di intenti secondo norme più semplici, spedite ed efficienti;

I cittadini (soprattutto dei più giovani, considerati nel documento come il motore del cambiamento) dovranno essere più consapevoli e partecipare maggiormente, anche attraverso un inedito sforzo di informazione, comunicazione e educazione nazionale verso la realizzazione di un pieno sviluppo sostenibile.

Obiettivi della nuova strategia

Il MITE punta a realizza un set di nuovi strumenti, aventi profilo sia amministrativo che fiscale, per potenziare il mercato delle materie prime seconde, la responsabilità estesa del produttore e del consumatore, la diffusione di pratiche di condivisione e di “prodotto come servizio”, supportare il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, definire una roadmap di azioni e di target misurabili di qui al 2040. Pertanto, essa verrà incardinata sui principi basici dell’ecoprogettazione ed dell’ecoefficienza.

Le aree di intervento della strategia

Nello specifico la nuova strategia interesserà anche le seguenti aree di intervento:

ecoprogettazione ed innovazione di prodotto;

bioeconomia;

blue economy,

materie prime critiche.

Le misure della strategia

La nuova strategia comprenderà le seguenti misure:

un nuovo sistema digitale di tracciabilità dei rifiuti che possa consentire, da un lato, lo sviluppo di un mercato delle materie prime seconde, dall’altro il controllo e la prevenzione di fenomeni di gestione illecita dei rifiuti;

lo sviluppo di sistemi di incentivazione fiscale per supportare l’utilizzo di materiali derivanti dalle filiere del riciclo;

una revisione del sistema di tassazione per rendere il riciclo più conveniente dello smaltimento in discarica;

la promozione del diritto al riuso e alla riparazione;

la riforma dei sistemi di EPR (Extended Producer Responsibility) e dei Consorzi per supportare il raggiungimento degli obiettivi comunitari;

il rafforzamento degli strumenti normativi esistenti (legislazione End of Waste, Criteri Ambientali Minimi e l’applicazione di detti strumenti a settori strategici: costruzioni, tessile, plastiche, RAEE;

il supporto allo sviluppo di progetti di simbiosi industriale, anche attraverso strumenti normativi e finanziari.


[1] In continuità con gli impegni adottati nell’ambito dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, in sede G7 e nell’Unione Europea.

La strategia per l’economia circolare: il punto di vista di Confindustria Cisambiente

Il tema

Nel 2017 è stato pubblicato, a seguito di ampia consultazione, il documento “Verso un modello di economia circolare per l’Italia. Documento di inquadramento e di posizionamento strategico” con l’obiettivo di fornire un inquadramento generale dell’economia circolare. A partire da questa annualità, il contesto di riferimento è mutato: è ormai evidente l’urgenza di intervenire per ridurre le emissioni e di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. A supporto della nuova “Strategia nazionale per l’economia circolare”, incentrata su ecoprogettazione ed ecoefficienza, si intende definire i nuovi strumenti amministrativi e fiscali per potenziare il mercato delle materie prime seconde, la responsabilità estesa del produttore e del consumatore, la diffusione di pratiche di condivisione e di “prodotto come servizio”, supportare il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica. Il coinvolgimento degli Stakeholder viene finalizzato a stabilire una roadmap di azioni e di target misurabili di qui al 2040.

Gli interventi

Ne parlano:

  • Alessandro Della Valle, Confindustria Cisambiente: Introduzione e responsabilità estesa del produttore 
  • Francesca Catenacci, Italspurghi: Il nuovo sistema informatico di tracciabilità RENTRI
  • Commissariato Straordinario per le Bonifiche*: la prevenzione degli illeciti con il monitoraggio del ciclo di vita
  • Elisabetta Bottazzoli, Assobioplastiche: gli acquisti verdi della PPAA
  • Antonio Foresti, Jcoplastic: Green public procurement e servizi di raccolta
  • Carlo Lusi, Sumus Italia: gli strumenti di incentivazione fiscale per il rici
  • Flavio Raimondo, Green Up: il progetto Matemorfosi e l’end of waste
  • Catanzaro Costruzioni: la riforma dell’ecotassazione e la regolamentazione tariffaria
  • Marcello Rosetti, Formula Ambiente: Promozione del diritto al riuso e alla riparazione;
  • Giovanna Ceparelli, Assessore all’Ambiente, Comune di Livorno: la raccolta da superfici pubbliche ed il recepimento del circular economy package

Modera: Stefano Sassone, Confindustria Cisambiente

Quando e dove

Giovedì 28 ottobre 2021, ore 10.30, Sala Noce – Ecomondo 2021

MITE: al via i CAM tessili

Varati lo scorso 30 giugno, lo scorso 14 settembre sono stati pubblicati e resi ufficiali i nuovi criteri ambientali minimi dedicati all’affidamento relativo alle  forniture ed il noleggio di prodotti tessili e per il servizio di restyling e finissaggio dei prodotti tessili che abrogano i CAM di pari oggetto, vale a dire l’Allegato 3 del DM 11 gennaio 2017.

I nuovi criteri

Si tratta di criteri che hanno un duplice obiettivo:

  • favorire la sostenibilità ambientale;
  • ridurre l’inquinamento causato dalla diffusione di dispositivi di protezione individuale monouso[1].

Dai dati fornite dal Ministero della Transizione ecologica emerge come, nell’ambito dei plessi scolastici, ad esempio, vengono distribuiti gratuitamente 11 milioni di mascherine monouso al giorno, che generano quotidianamente, considerato il loro peso unitario, fino a 110 tonnellate di rifiuti.

Le mascherine lavabili, da sottoporre a cicli di lavaggio ed usare secondo le indicazioni all’uopo fornite dal fabbricante, sono in grado di mantenere le necessarie proprietà filtranti per un ampio range di lavaggi, partendo da un minimo di 10, e consentono dunque una notevole riduzione del volume dei rifiuti prodotti.

Le caratteristiche principali dei nuovi CAM

Le novità introdotte dal nuovo CAM riguardano, tra le altre cose:

  • semplificazioni al sistema di verifica;
  • indicazioni per l’esecuzione delle prove di laboratorio e per la stesura dei rapporti di prova, sempre mirate ad agevolare le verifiche di conformità da parte delle stazioni appaltanti e ad armonizzare l’approccio dei test di laboratorio;
  • valorizzano tecniche di tintura a minori impatti ambientali;
  • promuovono il servizio di restyling e finissaggio dei prodotti tessili in luogo dell’acquisto di nuovi prodotti;
  • contengono criteri sociali mirati alla verifica del rispetto dei diritti umani e del diritto al lavoro dignitoso lungo le catene di fornitura, il cui utilizzo consente di ridurre significativamente il rischio che nelle forniture pubbliche possano accedere capi fabbricati sfruttando i lavoratori, con l’impiego di lavoro minorile, senza le necessarie condizioni di sicurezza, sulla base delle moderne di schiavitù.

Il MITE intende promuovere appalti per l’affidamento di questa tipologia servizi.

Ciò richiede una preliminare attività preparatoria da parte delle stazioni appaltanti, e può supportare le imprese artigiane operanti nel territorio che svolgono attività “verdi” per loro specifica natura[2]: si tratta di una iniziativa in piena sintonia con l’obiettivo di promuovere l’economia circolare e di massimizzare la durata dei prodotti,

Questi CAM non rappresentano ancora un punto di arrivo degli appalti pubblici verdi settoriali. I CAM per loro natura sono in continua evoluzione, al fine di rispondere puntualmente ai cambiamenti del mercato, ai progressi scientifici e tecnologici, nonché delle modifiche del contesto normativo. Quindi, saranno apportate lievi ma significative modifiche ai CAM tessili che, senza alcun aggravio adattativo o amministrativo per i Responsabili Unici dei Procedimenti, favoriranno il mercato dei prodotti costituiti da fibre riciclate e da sottoprodotto, in sintonia con i principi dell’economia circolare e gli indirizzi del Green Deal Europeo, per far sì che rispecchino pienamente i risultati dello stato dell’arte tecnico-scientifico utili a favorire l’accesso di prodotti realizzati con fibre, specie naturali riciclate.

[1] In ottemperanza a quanto previsto dal Decreto-Legge 19 maggio 2020, n. 34 recante “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”

[2] Così come è avvenuto anche in altri settori di alcuni Paesi Nord Europei che stanno approcciando in questo modo gli appalti pubblici verdi (rectior “circolari”).

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