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REACH: aggiornata la lista di sostanze chimiche nella roadmap

Ad inizio Luglio, la Commissione Europea ha rilasciato il primo aggiornamento della roadmap delle future restrizioni REACH nell’ambito della strategia sulle sostanze chimiche per la sostenibilità annunciata dalla CE nel 2020.

Che cos’è il regolamento REACH

L’aggiornamento è avvenuto lo scorso 1° Luglio,

Il regolamento REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals) è una normativa dell’Unione Europea adottata per migliorare la protezione della salute umana e dell’ambiente dai rischi che possono derivare dalle sostanze chimiche. Entrato in vigore il 1º giugno 2007, il regolamento REACH mira a garantire che le aziende che producono o importano sostanze chimiche nell’UE siano responsabili della loro sicurezza.

Le principali componenti del regolamento REACH sono:

  • registrazione (Registration): Le aziende devono registrare tutte le sostanze chimiche prodotte o importate in quantità superiori a una tonnellata all’anno presso l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA). Questa registrazione richiede la raccolta di informazioni dettagliate sulle proprietà e gli usi delle sostanze, nonché sulla loro sicurezza.
  • valutazione (Evaluation): L’ECHA e gli Stati membri dell’UE valutano le informazioni fornite durante la registrazione per verificare se le sostanze presentano rischi per la salute umana o per l’ambiente. Questo processo può portare a richieste di ulteriori informazioni o a restrizioni sull’uso delle sostanze.
  • autorizzazione (Authorisation): Alcune sostanze che presentano gravi rischi per la salute o per l’ambiente possono essere soggette a un processo di autorizzazione. Le aziende devono ottenere un’autorizzazione per continuare a utilizzare tali sostanze, dimostrando che i rischi sono adeguatamente controllati o che i benefici socio-economici dell’uso della sostanza superano i rischi.
  • restrizione (Restriction): Il regolamento REACH può imporre restrizioni sull’uso di determinate sostanze per limitare o vietare la produzione, l’immissione sul mercato o l’uso di sostanze che presentano rischi inaccettabili per la salute umana o per l’ambiente.

Cosa contiene la lista

La lista, disponibile in allegato, riporta le previsioni per le restrizioni (secondo l’Allegato XVII del Regolamento REACH), con una particolare attenzione alle restrizioni di gruppo per le sostanze più nocive per la salute umana e per l’ambiente, in accordo con la strategia sulle sostanze chimiche per la sostenibilità.

ISTAT ha pubblicato il Rapporto annuale sui sustainabile development goal (SDGs) dell’Agenda ONU 2030

Lo scorso 4 Luglio Istat ha presentato l’ultima edizione, la settima, del Rapporto sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) adottati con l’Agenda 2030 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Cosa sono i Sustainable Development Goals – SDGs

Si tratta di un insieme di 17 obiettivi globali adottati dalle Nazioni Unite nel 2015 come parte dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Questi obiettivi mirano a porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e garantire che tutte le persone godano di pace e prosperità entro il 2030 (ad esempio: sconfiggere la povertà: porre fine alla povertà in tutte le sue forme nel mondo; sconfiggere la fame: orre fine alla fame, garantire la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile; salute e benessere: garantire una vita sana e promuovere il benessere per tutti a tutte le età; istruzione di qualità: garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti; ecc..).

Obiettivo del rapporto

Con esso, Istat pubblica ogni anno il monitoraggio e l’analisi delle iniziative intraprese per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile in Italia.

Di cosa si tratta

In particolare, l’ultima versione integra l’analisi dell’evoluzione temporale e territoriale rispetto ai Target dell’Agenda 2030 e le interconnessioni tra indicatori e obiettivi di diversi Goal.

Il rapporto riguarda 373 misure statistiche (di cui 342 uniche, cioè, associate a un unico Goal), connesse a 139 indicatori dell’insieme proposto dall’Inter Agency Expert Group on SDGs (UN-IAEG-SDGs) per il monitoraggio a livello globale degli avanzamenti dell’Agenda 2030.

A partire dal suo varo, a dicembre del 2016, il Sistema Istat-SDGs è in continua evoluzione, sia con miglioramenti nella produzione delle misure all’interno del Sistema Statistico nazionale, sia con avanzamenti metodologici nell’ambito delle attività dell’UN-IAEG-SDGs.

Rispetto al rilascio di dicembre 2023, in questa quattordicesima diffusione delle misure statistiche ne sono state aggiornate 217 e introdotte 7 nuove. Il Rapporto è stato chiuso con le informazioni disponibili al 26 giugno 2024.

Le principali evidenze

Mediante l’analisi del numero di misure in miglioramento e in peggioramento presenta un quadro diversificato, ma nel complesso positivo, specialmente considerando le variazioni a lungo termine. Quasi il 60% delle misure è in miglioramento, mentre meno di un quinto risulta in peggioramento.

Le dichiarazioni del Presidente di ISTAT

In occasione della presentazione del rapporto, il Presidente di ISTAT ha puntualizzato che “Fino dall’inizio del processo dell’Agenda 2030, grazie a investimenti significativi, al coinvolgimento di una larghissima comunità scientifica, alla costruzione di un sistema articolato e coordinato di collaborazione, l’impegno a raggiungere tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile trova un supporto insostituibile nelle statistiche. Per l’Istat è motivo di orgoglio fare la propria parte in questo progetto, nel quale convergono lavoro e dati di elevata qualità, per restituire, anno dopo anno, il progresso del nostro Paese, nelle sue diverse realtà territoriali, verso i traguardi del 2030.

Per visualizzare il rapporto

chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://www.istat.it/storage/rapporti-tematici/sdgs/2024/Rapporto-SDGs2024-Ebook.pdf

ISPRA: avviata consultazione pubblica sulla strategia marina

Trattasi in particolare dell’aggiornamento della definizione di “Buono Stato Ambientale” e dei target ambientali.

Che cos’è la strategia marina

Essa consiste in una iniziativa volta a proteggere e migliorare la qualità dell’ambiente marino italiano, ed è attuata nel contesto della Direttiva Quadro sulla Strategia per l’Ambiente Marino (Direttiva 2008/56/CE) dell’Unione Europea.

Con essa viene richiesto all’Italia – ed in generale ai Paesi membri della UE – di adottare misure per conseguire il buono stato ambientale (Good Environmental Status, GES) delle acque marine entro il 2020 e di mantenerlo successivamente.

Fra gli obiettivi principali rientra, tra le altre cose, anche il raggiungimento del Buono Stato Ambientale (GES), che viene misurato su tra parametri: a) conservazione degli ecosistemi marini e della biodiversità; b) protezione delle risorse marine contro l’inquinamento; c) monitoraggio e Valutazione.

La base normativa per la consultazione

La consultazione viene attuata in base alle prescrizioni di cui all’art. 16 del D. Lgs. 190/2010 (recante “Attuazione della direttiva 2008/56/CE che istituisce un quadro per l’azione comunitaria nel campo della politica per l’ambiente marino”)

L’oggetto della consultazione

Riguarda l’aggiornamento della valutazione ambientale e della definizione di “Buono Stato Ambientale” (GES) e Traguardi Ambientali (Target) per ciascuno degli 11 Descrittori della Strategia marina, predisposto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica con il supporto tecnico-scientifico dell’ISPRA, nonché avvalendosi delle altre Amministrazioni sia centrali sia locali rappresentate nel Comitato Tecnico di cui all’art. 5 del D. Lgs. 190/2010.

Gli 11 Descrittori sono : Biodiversità, Specie non indigene, Pesca, Reti Trofiche, Eutrofizzazione, Integrità del fondo marino, Condizioni idrografiche, Contaminanti, Contaminanti nei prodotti della pesca, Rifiuti marini, Rumore sottomarino

Termine

La consultazione pubblica è aperta fino al 14 luglio 2024, alle ore 15:00

ISPRA: a fine agosto il termine delle osservazioni per le c.d. Linee guida per una finanza sostenibile

L’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (ISPRA) ha posto in consultazione, sul finire di maggio, le c.d. “Linee Guida per la finanza sostenibile”. Si tratta di una documentazione, in merito alla quale, i portatori di interesse possono esprimere le loro valutazioni sulla metodologia proposta e riguardante lo sviluppo di una finanza “sostenibile”.

Di cosa si tratta

Si tratta di una consultazione, aperta ai portatori di interesse, riguardante un documento di natura tecnica, intitolato “La sfida ambientale per la finanza sostenibile: metodologie, informazioni e indicatori ambientali”.

Con esso ISPRA intendere mettere a disposizione uno strumento operativo utile a fornire supporto metodologico e orientamento per la rendicontazione della sostenibilità ambientale, in conformità con i nuovi standard europei.

Perché la produzione di uno strumento utile alla rendicontazione relativa alla sostenibilità ambientale?

Poichè gli obblighi di informativa introdotti dalla regolamentazione sulla Finanza sostenibile risultano così corposi e complessi, a tal punto da implicare la necessità di un adeguato quadro di sostegno tecnico nella fase di attuazione della disciplina, che accompagni imprese e investitori a comprendere bene i contenuti e le modalità con cui generare le informazioni ambientali richieste dai nuovi standard.

La metodologia

Esso viene predisposto secondo una precisa filosofia: agevolare il processo di autovalutazione dei portatori di interesse, in maniera tale che questo sia ancorato ad una uniformità metodologica, scientificamente validata, in grado di garantire una maggiore affidabilità e comparabilità dei dati.

La consultazione

L’istituto ha posto in consultazione il documento a partire dallo scorso 22 maggio.

Il documento, posto in consultazione per una durata di tre mesi, fino al 31 agosto 2024, è accompagnato da un foglio di calcolo dei fattori medi nazionali dell’Inventario Nazionale ISPRA, parte integrante dell’Appendice metodologica per la stima di gas serra e inquinanti atmosferici.

Esso presenta un quadro di riferimento normativo e di indirizzo che richiama le politiche europee, il documento si concentra sulla determinazione degli indicatori di impatto ambientale e di rischio fisico da eventi estremi.

Gli indicatori utilizzati 

In merito agli indicatori di impatto ambientale e di rischio fisico da eventi estremi utilizzati, essi fanno riferimento al quadro regolatorio della finanza sostenibile, ma anche alle “Aspettative di vigilanza” emanate da Banca d’Italia, e quindi:

Indicatori PAI (Principal Adverse Impact) proposti dal Regolamento SFDR, alla luce della riscontrata corrispondenza nei requisiti dell’informativa pubblica previsti ai sensi della Direttiva CSRD, tra cui, ad esempio, le emissioni di gas serra; i consumi di energia rinnovabile e non; impatti sulla biodiversità; emissioni; rifiuti.

Un elemento informativo che evidenzi i rischi fisici, anche ai sensi delle “Aspettative di vigilanza” di Banca d’Italia, tra cui: le emissioni di inquinanti; uso e riciclo dell’acqua; stress idrico; degrado del suolo; presenza di specie naturali; zone protette; deforestazione.

Per ognuna di queste componenti sono riportate delle schede indicatore con una descrizione dell’indicate, la metrica e la metodologia di calcolo, nonché le possibili fonti informative.

Per consultare il documento

https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/documenti-tecnici/finanza-sostenibile

RENTRI: avviata la fase di test del FIR

Nella giornata di venerdì 21 Giugno 2024 è stata avviata la fase di test in ambiente DEMO per la gestione del Formulario Identificazione Rifiuti (FIR) digitale.

I servizi di supporto del RENTRI per l’emissione del FIR digitale

Gli utenti che non dispongono di un proprio gestionale possono utilizzare i servizi di supporto messi a disposizione dal RENTRI per:

  • emettere, gestire e sottoscrivere digitalmente il FIR digitale;
  • restituire la copia del FIR digitale;
  • trasmettere al RENTRI i dati del formulario in caso di rifiuti pericolosi.

L’emissione del FIR digitale per i soggetti che dispongono di gestione

Gli utenti che dispongono di un proprio gestionale potranno consultare le API relative ai FIR, per le funzioni di cui sopra accessibili all’indirizzo https://demoapi.rentri.gov.it/docs?page=api-flussi-operativi

Corsi sul RENTRI

Se volete approfondire la conoscenza del nuovo sistema informatico RENTRI, e organizzare un corso di formazione per la vostra Azienda, potete:

contattare la segreteria di Ambiens, al numero: 328/767 02 07 (voce/whatsapp);

scrivere a: info@ambiens.org.