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La Giornata mondiale dell’Ambiente

In occasione della giornata mondiale dell’Ambiente, il Ministro Pichetto Fratin coglie l’occasione per fare il punto della situazione sulla sostenibilità e sul modello di economia.

La posizione del nostro Ministero

L’italia punta sulla neutralità climatica e sull’energia pulità, nell’ambito dello sviluppo di un modello di economia circolare.

Inizia Fratin: “Un’Italia green, che vuole fare dello sviluppo sostenibile, dell’economia circolare e dell’energia pulita un modello vincente. Questa è l’Italia che io sogno e per la quale lavoro ogni giorno al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica: una comunità nazionale che costruisce il suo futuro responsabilmente, che mette le proprie grandi professionalità al servizio del Paese, oggi e per le generazioni che verranno.”

La giornata mondiale per l’ambiente è stata l’occasione per il Ministro sulla possibilità che si raggiunga l’obiettivo della neutralità climatica al 2050, come ci ha richiesto l’Europa con il Green Deal.

Prosegue Fratin: “La Giornata mondiale dell’Ambiente è l’occasione più adatta a una riflessione sul percorso che l’Italia deve affrontare per arrivare al traguardo della neutralità carbonica nel 2050. Un obiettivo che va perseguito con tenacia e determinazione perché sarà raggiungibile solo se sapremo mettere in campo azioni capaci di riorientare in direzione della sostenibilità sia l’apparato produttivo del Paese, sia i nostri comportamenti individuali e collettivi. L’obiettivo della decarbonizzazione non è una opzione: è l’unica via per avere un domani vivibile. Ce lo ricordano amaramente le tragedie che si susseguono nel Paese a causa degli eventi meteo estremi sempre più frequenti e sempre più violenti, come abbiamo constatato ancora recentemente in Emilia Romagna.”

La transizione ecologica, intrapresa formalmente e sostanzialmente dal Ministero nel Febbraio del 2021, con il cambio di denominazione, deve essere ambientale, sociale ed economico, e rendere il passaggio idoneo a creare nuovi posti di lavoro green.

La transizione ecologica – e mi richiamo al monito di Papa Francesco nella sua Laudato SI’ – deve essere però “integrale”, in grado di tenere assieme le ragioni dell’ambiente e quelle sociali ed economiche. Deve essere percepita anche come la grande occasione di cambiamento, capace di dare più lavoro, più benessere diffuso. Occorre intervenire organicamente su tutto il sistema Italia.

Gli obiettivi sono ambizioni e spaziano dall’utilizzo di carburanti di origine biologica all’efficientamento energetico.

Dovranno diventare green i trasporti, oggi ancora al 90% alimentati da idrocarburi. Il futuro di questo settore è l’elettrico ma non solo. Ci sono i biocarburanti per i quali stiamo discutendo con l’Ue e i carburanti sintetici, gli e-fuel, che possono garantire una quota di motori termici “puliti”. Dovranno diventare green le abitazioni e gli uffici, milioni di immobili, che oggi contribuiscono in maniera significativa alle emissioni di gas serra oltre che di polveri sottili che rendono sovente irrespirabile l’aria delle nostre città, soprattutto nella Pianura Padana. Anche su questo fronte abbiamo avviato una interlocuzione con l’Ue, per rendere possibile un percorso graduale che non si trasformi un una, ulteriore e pesantissima, tassa sulla casa per tutte le famiglie italiane. Saranno necessari certamente incentivi, che in parte già esistono, ma il modello non può essere quello, insostenibile per le casse dello Stato, del 110%. Dovrà diventare green anche tutto l’apparato produttivo: dalle piccole aziende con i pannelli solari sui capannoni, agli allevamenti con gli impianti di biogas, i campi con l’agrivoltaico e i trattori col biometano, all’industria pesante con l’idrogeno.

Infine Fratin conclude sul ruolo, e soprattutto sulle risorse messe in gioco dal PNRR, visto come volano essenziale per la ripresa e resilienza (ma non solo) del nostro Paese dopo gli anni della pandemia

Il PNRR prevede stanziamenti in tutti questi campi. Dobbiamo spendere bene queste enormi risorse. Senza approssimazioni e con trasparenza, ma anche senza innescare ogni giorno una polemica su fantomatici ritardi e ipotetiche perdite dei finanziamenti. Dobbiamo attuare trasformazioni complesse rispettando la griglia dei target europei e internazionali. Trasformazioni che saranno coordinate attraverso il Piano nazionale energia e clima che è in via di aggiornamento e sarà definito, dopo un iter condiviso con tutti gli attori sociali e istituzionali, entro giugno del 2024. Ma siamo il Paese che ha più sole d’Europa, siamo il Paese che in pochi anni è diventato leader nell’economia circolare, siamo il Paese dei talenti e delle sfide vincenti. Quella della transizione ecologica è una sfida che non possiamo perdere. È la sfida del nostro futuro.
ISTAT: i cambiamenti climatici sono la prima preoccupazione dei cittadini

E’ quanto emerge dall’indagine riguardante “Aspetti della vita quotidiana”, prodotto da ISTAT con cadenza annuale. Vediamo cosa pensano i cittadini a riguardo delle tematiche ambientale.

Il report

L’Istat rileva la percezione dei cittadini rispetto alle tematiche ambientali, a partire dal 1998, e con continuità tra il 2012 e il 2022, nel contesto dell’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”.

Negli ultimi anni tale quadro informativo è stato ampliato introducendo una batteria di quesiti relativi ai comportamenti ecocompatibili.

I comportamenti della popolazione, gli stili di vita, le opinioni e gli atteggiamenti che li condizionano hanno un grande impatto sulla sostenibilità ambientale.

Lo studio di tali comportamenti, che assume rilevanza in termini di sostenibilità ambientale, benessere sociale e qualità della vita, genera un set informativo a disposizione delle scelte di politica ambientale.

Nel 2022 i cambiamenti climatici si confermano al primo posto tra le preoccupazioni per l’ambiente: così si esprime oltre la metà della popolazione di 14 anni e più (56,7%).

Seguono i problemi legati all’inquinamento dell’aria, avvertiti dal 50,2%.

Al terzo posto, leggermente distaccata, si colloca la preoccupazione per lo smaltimento e la produzione dei rifiuti (40,0% delle persone di 14 anni e più). L’inquinamento delle acque (38,1%), l’effetto serra e il buco nell’ozono (37,6%) sono percepiti come ulteriori fattori di rischio ambientale a livello globale. Gli altri problemi ambientali preoccupano meno di tre persone su dieci; in fondo alla graduatoria vi sono le preoccupazioni che coinvolgono una quota ristretta di persone (circa 1 persona su 10), come l’inquinamento elettromagnetico, le conseguenze del rumore sulla salute e la rovina del paesaggio.

Quest’ultima è una preoccupazione in crescita nelle regioni del Nord ed è percepita in maniera più forte nelle regioni a vocazione turistica, ad esempio in Trentino-Alto Adige, oppure in regioni industrializzate come la Lombardia.

Le principali evidenze in sintesi

Prevale la preoccupazione  per i cambiamenti climatici  e la qualità dell’aria

Sale la preoccupazione per i cambiamenti climatici (56,7% rispetto al 52,2 nel 2021), stabile quella per l’inquinamento dell’aria. Sono i due temi ambientali che preoccupano oltre il 50% dei cittadini nel 2022. Seguono lo smaltimento dei rifiuti e l’inquinamento acqua (intorno al 40%)    

Qualità dell’aria problema costante degli ultimi venti anni

Nel 2022 oltre la metà dei cittadini esprime preoccupazione per la qualità dell’aria, quota pressoché stabile dal 1998 (primo anno di rilevazione).

Cresce  la preoccupazione  per l’effetto serra

Nel 2022 l’effetto serra preoccupa il 37,6% delle persone di 14 anni e più, contro il 34,9% del 2021.

Rumore, inquinamento elettromagnetico  e deterioramento del paesaggio  i problemi meno sentiti

Oscilla tra il 10% e il 12% la percentuale di persone che considerano l’inquinamento acustico, quello elettromagnetico e il deterioramento del paesaggio tra le prime cinque preoccupazioni per l’ambiente.

Forte attenzione  alla conservazione delle risorse naturali

I cittadini sono molto attenti alla conservazione delle risorse naturali. Nel 2022 cresce, assestandosi al 69,8%, la quota di quanti fanno abitualmente attenzione a non sprecare energia. In crescita anche quanti sono attenti a non sprecare acqua: il 67,6% contro il 65% del 2021.   

Comportamenti polarizzati  tra nord e sud  del paese

Nel Mezzogiorno si è più propensi a non usare prodotti usa e getta (25,2% delle persone di 14 anni e più nel 2022) e ad acquistare prodotti a chilometro zero (26,9%). Al Nord si evita soprattutto la guida rumorosa per mitigare l’inquinamento acustico (52,3%) e si usano di più i mezzi di trasporto alternativi (19,8%).

CONOU: pubblicato il rapporto sostenibilità 2022

Incremento della raccolta degli oli usati: è questa una delle principali evidenze che emerge dal Rapporto di sostenibilità 2022 del CONOU, il consorzio che si occupa di avviare a recupero gli oli lubrificanti usati da rifiuti, e convertirli in risorse.

CONOU: di cosa si tratta

Il CONOU, Consorzio Nazionale degli Oli Minerali Usati, è un’eccellenza dell’economia circolare italiana che trasforma gli oli lubrificanti usati da rifiuti a risorse.

Il Consorzio è un modello all’avanguardia in campo internazionale: in Europa si avvia a rigenerazione una quota pari solamente al 60% dell’olio lubrificante usato raccolto, mentre in Italia questo rapporto arriva a circa il 99% e il processo è capace di garantire diversi benefici quali:

  • minori emissioni di CO2;
  • ridotto consumo d’acqua e di suolo;
  • costi inferiori nella bolletta energetica.

Cosa emerge dal rapporto di sostenibilità 2022

Redatto sulla base delle evidenze empiriche mostrate nel 2022, il Rapporto fornisce alcuni segnali positivi sul mercato: infatti, nonostante il mercato dei lubrificanti sia in flessione rispetto all’anno precedente (-5%), la raccolta ha registrato, rispetto al 2021, oltre 181 mila tonnellate, con una riduzione del 2,6% vs il 2021. Un  dato, questo, da correggere, rispetto alle serie storiche, per tenere conto della riduzione conseguita dalla Filiera nel tenore di acqua; a parità di contenuto di acqua, la riduzione risulta pari all’2,1%, dando conferma della attenzione e continuità di azione delle nostre Imprese di raccolta.

Si tratta di un superamento della situazione originata dall’“annus horribilis” della Pandemia – come sottolinea il Presidente, Riccardo Piunti – lasciando in eredita le crisi, tuttora vive, di guerra, pandemia, energia, carenza di materie prime, rallentamento economico.

Il Consorzio e stato e resta in prima fila a testimoniare, con l’eccellenza dell’Economia Circolare, dell’olio usato, quale sia la strada giusta di fronte a questa minaccia, quanto debbano accelerarsi gli sforzi nella direzione delle energie rinnovabili e della Circolarità, quanto ciò sia possibile e reale e non solo teoria

La struttura del rapporto

Il rapporto evidenzia i risultati raggiunti dal Consorzio in ambito economico, sociale e ambientale, redatto in conformità agli Standard GRI.

Le principali evidenze

Questo, in sintesi, l’insieme di dati che esibisce la forza del Consorzio:

  • 2 imprese di rigenerazione;
  • 3 impianti di rigenerazione;
  • 60 concessionari;
  • 181.000 tonnellate di olio usati raccolti nel sistema Consortile;
  • 178.000 tonnellate di olio usati avviati a rigenerazione;
  • 0,2 tonnellate di olio usati avviati a termodistruzione;
  • 656 automezzi dei concessionari;
  • Oltre il 98% di olio usato avviato a rigenerazione;
  • 2,9000 tonnellate di olio usati a via del recupero;
  • 22 milioni di chilometri percorsi agli automezzi per la raccolta e il conferimento;
  • 443 addetti lungo la filiera.
Ok al piano di forestazione urbana del MASE

Per la Commissione Europea e la nostra Corte dei Conti l’avviso inerente il Piano di forestazione urbana varato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) può essere intrapreso. A seguito della positiva valutazione dei due organismi, prendono corpo le misure del PNRR previste dalla Missione 2.

Il processo di valutazione

In particolare la Commissione ha concluso l’iter di valutazione relativo alle attività di rendicontazione, magistratura contabile e chiede alle strutture di “proseguire e accelerare vigilanza e controllo sui soggetti beneficiari”. Pubblicato il nuovo bando per le annualità 2023 e 2024. Per il Ministero “opera strategica per compensare anni di eccessivo consumo di suolo”

Di cosa si tratta

La M2C4

La valutazione riguardava l’avviso rilasciato dal Ministero dell’ambiente, relativo alla presentazione di proposte progettuali finalizzate alla realizzazione di interventi di forestazione urbana, periurbana ed extraurbana nel contesto territoriale delle 14 Città metropolitane nell’ambito del PNRR, Missione 2, Componente 4, Investimento 3.1 “Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano”, finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU.

In linea con le strategie nazionali e dell’Unione Europea, l’investimento prevede una serie di azioni rivolte alle 14 città metropolitane, per migliorare la qualità della vita e il benessere dei cittadini di tutti i comuni metropolitani attraverso interventi di rimboschimento che contrastino i problemi legati all’inquinamento atmosferico, all’impatto dei cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità. 

Le finalità dell’investimento

L’investimento è finalizzato a: 

  • preservare e valorizzare la naturalità diffusa, la biodiversità e i processi ecologici legati a ecosistemi pienamente funzionali e resilienti;
  • contribuire alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e alla rimozione del particolato nelle aree metropolitane, aiutando così a proteggere la salute umana;
  • contribuire a ridurre le procedure di infrazione della qualità dell’aria;
  • recuperare i paesaggi antropizzati valorizzando le periferie e le connessioni ecologiche con le aree interne rurali (corridoi ecologici, reti ecologiche territoriali) e il sistema delle aree protette;  frenare il consumo di suolo e ripristinare i suoli utili.

L’obiettivo finale dell’attività di forestazione

L’obiettivo è la messa a dimora di almeno 6,6 milioni di alberi entro il T4-2024 (1000 alberi per ettaro), individuando specie coerenti con la vegetazione naturale potenziale secondo il principio di utilizzare “l’albero giusto nel posto giusto” in termini ecologici, biogeografici, ecoregionali e di risposta alle diverse esigenze ambientali per ciascuna area metropolitana.

Le valutazioni operate sul piano

Le considerazioni della Corte dei Conti

La Corte dei Conti ha chiuso la propria iniziativa di controllo concomitante con una deliberazione del 9 maggio scorso, prendendo atto dell’attività svolta dal Ministero.

In particolare, la magistratura contabile chiede al MASE:

  • di proseguire e accelerare l’esercizio proattivo delle proprie funzioni di vigilanza e controllo nei confronti dei soggetti attuatori beneficiari” delle risorse PNRR per la tutela e la valorizzazione del verde urbano ed extraurbano nell’intervento “Rimboschimento e tutela del verde;
  • di attuare un “monitoraggio continuo del relativo stato di avanzamento così da prevenire eventuali ritardi o criticità tali da compromettere il raggiungimento del target finale.

Le considerazioni della Commissione Europea

Invece, la Commissione europea ha dato esito positivo all’attività di verifica (“sampling”) sulla misura, con la conseguente conferma della rendicontazione sulla domanda di pagamento di dicembre 2022.

Le dichiarazioni

Gilberto Pichetto Fratin ha dichiarato, in merito, che “il fattivo confronto con il collegio per il controllo concomitante della Corte dei Conti è servito a chiarire l’efficacia dell’azione del MASE, sostenuta da evidenze scientifiche e rivolta a una gestione delle piante nel rispetto dell’autoctonia e della biodiversità, che garantisca nel tempo la reale funzionalità degli interventi di imboschimento. Ne è conferma anche la chiusura delle procedure di verifica da parte degli uffici europei preposti. L’impegno – conclude il Ministero – è da considerarsi strategico, perché non finalizzato all’arredo urbano, ma a un’opera di vera e propria forestazione che, come dimostrano i tragici eventi di questi giorni, è necessaria per compensare anni di eccessivo consumo del suolo”.

Il PNRR prevedeva come milestone di fine 2022 la messa a dimora di un milione e 650 mila specie arboree e arbustive: un traguardo superato per tempo dal Ministero, con oltre due milioni di unità, tra piante e semi, destinate a undici città metropolitane che hanno progettato interventi di forestazione sul loro territorio. La task force di progetto composta tra gli altri da MASE, Centro Interuniversitario Biodiversità CIRBISES, Ispra e Comando biodiversità dell’Arma dei Carabinieri approfondirà ulteriormente le azioni di verifica e controllo e nel frattempo è stato pubblicato l’avviso per le annualità 2023 e 2024, nel quale sono tenuti in considerazione i suggerimenti tecnici giunti dall’ANCI e dalle Città Metropolitane.

CONAI: presentate le attività del triennio 2020-23

Sono state presentate da CONAI le attività svolte nel triennio che si sta per concludere. Presentate l’11 maggio 2023 in occasione dell’Assemblea del Consorzio, descrivono un sistema di responsabilità estesa del produttore del prodotto in crescita e protagonista dell’economia italiana del riciclo.

Le iniziative sviluppate da CONAI nel triennio

Nel corso dell’ultimo triennio CONAI:

  • ha presidiato la crescita dei sistemi di responsabilità estesa del produttore del prodotto, introducendo, tra le altre, il consorzio di filiera Biorepack;
  • ha predisposto il nuovo Statuto.

Che cos’è il CONAI

Il CONAI, acronimo di Consorzio Nazionale Imballaggi, è un’organizzazione italiana senza scopo di lucro che opera nel settore della gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio. Il suo compito principale è quello di coordinare e promuovere la raccolta differenziata, il recupero e il riciclaggio degli imballaggi in Italia.

Il CONAI è stato istituito nel 1997 come risposta alle direttive europee che impongono agli Stati membri di promuovere la gestione sostenibile degli imballaggi. È composto da diverse associazioni di produttori di imballaggi, che rappresentano vari settori industriali come l’industria alimentare, la chimica, la farmaceutica e altri settori produttivi.

Le attività del CONAI includono la definizione di piani di gestione per gli imballaggi, l’organizzazione di sistemi di raccolta differenziata, il finanziamento di progetti di ricerca e sviluppo nel campo del riciclaggio degli imballaggi e la promozione di iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del riciclaggio.

Il finanziamento del CONAI proviene principalmente dai contributi pagati dagli imballaggi prodotti e messi in commercio dalle aziende associate. Questi contributi vengono utilizzati per finanziare la gestione dei rifiuti di imballaggio, compresa la raccolta, il recupero e il riciclaggio.

Che cos’è biorepack

Si tratta del Consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile, settore che rappresenta all’interno del sistema CONAI.

Tratta della gestione a fine vita degli imballaggi in bioplastica compostabile certificati EN 13432 (e delle frazioni similari) conferiti nel circuito di raccolta differenziata e di riciclo della frazione organica dei rifiuti urbani (umido).

Istituito il 26 novembre 2018 ai sensi dell’art. 223, D.Lgs. 152/2006, il Consorzio rappresenta il primo schema EPR (Responsabilità Estesa del Produttore) a operare in Europa nel settore degli imballaggi in bioplastica compostabile. Il suo campo di operatività – la filiera dell’umido domestico – rappresenta una novità assoluta anche nell’ambito del sistema CONAI.

Ha una personalità giuridica di diritto privato e è senza scopo di lucro ed opera su tutto il territorio nazionale nel rispetto dei principi dell’economia circolare e della bioeconomia.

Gli obiettivi sono quelli di raggiungere nel tempo alcuni obiettivi minimi di riciclo, in termini di peso, rispetto all’immesso sul mercato di imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile:

la quota del 50% entro il 31 dicembre 2025

la quota del 55% entro il 31 dicembre 2030.

Inoltre, Biorepack persegue l’ottimizzazione della gestione del fine vita degli imballaggi in bioplastica compostabile: dalla promozione della loro etichettatura alla loro riconoscibilità, dal corretto conferimento da parte dei cittadini nella raccolta differenziata dell’umido domestico alla garanzia del raggiungimento degli obiettivi di riciclo attraverso il compostaggio, anche mediante campagne di comunicazione specifiche.

Il nuovo statuto CONAI

Esso è venuto alla luce dopo un lungo lavoro corale e condiviso con le principali associazioni nazionali delle imprese produttrici e utilizzatrici di imballaggi.

Lo statuto CONAI è stato approvato con decreto ministeriale del 12 aprile 2022, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n. 143 del 21 giugno 2022, dal Ministro della Transizione Ecologica, di concerto con il Ministro dello Sviluppo Economico, ai sensi dell’art. 224 del D.lgs. 152 del 2006.

L’approvazione da parte del Ministero della Transizione Ecologica conclude il percorso di adozione del nuovo statuto consortile approvato dall’Assemblea CONAI lo scorso 14 luglio 2021 e consolida il ruolo centrale del CONAI nel settore degli imballaggi volto ad operare in un sistema ancor più aperto che favorisce la collaborazione e la condivisione delle responsabilità tra tutti i soggetti coinvolti nella gestione degli imballaggi.