Acque reflue, consultazione pubblica Ue su revisione direttiva

La commissione europea ha avviato una consultazione pubblica sul tema della disciplina normativa del trattamento delle acque reflue di provenienza urbana

Le motivazioni

La comunità richiama, quali obiettivi fondanti l’indagine, la necessità di proteggere la salute pubblica e l’ambiente. Si ritiene fondamentale garantire che le acque reflue urbane siano pulite e sicure, chiarendo che, tale ambito fondamentale della politica comunitaria sul punto, viene disciplinata dalla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane.

L’obiettivo

L’Unione intende la massima quantità e qualità delle informazioni utili ad operare una modificazione della direttiva, dopo una recente valutazione effettuata, da cui sono state riscontrate talune carenze (in particolare, tra le altre cose, la persistenza di una serie di fonti di inquinamento), e definire, al meglio, anche il contorno delle nuove esigenze della società che devono essere affrontate.

La procedura legislativa

L’iniziativa è partita lo scorso 28 aprile e dovrà consentire la raccolta di opinioni finalizzate all’aggiornamento della suddetta direttiva, la 91/271/Cee recante il trattamento delle acque reflue urbane.

I portatori di interesse verranno coinvolti a riguardo della valutazione sulle misure sviluppate dalla Commissione nel corso del 2020, sulla base dei riscontri e della cooperazione con gli Stati membri e le parti interessate.

Tali misure riguardano la riduzione dell’inquinamento proveniente dalle acque piovane, ed in particolare:

  • dai singoli sistemi e dai piccoli agglomerati;
  • dai microinquinanti nelle acque reflue (come i prodotti farmaceutici e le microplastiche).

Si ricordano, fra le altre, anche le misure riguardanti:

  • la riduzione del consumo di energia nel settore delle acque reflue[1];
  • le emissioni di gas a effetto serra.

Il contesto

L’iniziativa si inserisce nell’ambito del raggiungimento della neutralità climatica prevista come obiettivo del Green Deal comunitario, entro il 2050.

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[1] Esso rappresenta l’1% di tutta l’energia consumata nell’UE