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ISTAT ha pubblicato il Rapporto annuale sui sustainabile development goal (SDGs) dell’Agenda ONU 2030

Lo scorso 4 Luglio Istat ha presentato l’ultima edizione, la settima, del Rapporto sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) adottati con l’Agenda 2030 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Cosa sono i Sustainable Development Goals – SDGs

Si tratta di un insieme di 17 obiettivi globali adottati dalle Nazioni Unite nel 2015 come parte dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Questi obiettivi mirano a porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e garantire che tutte le persone godano di pace e prosperità entro il 2030 (ad esempio: sconfiggere la povertà: porre fine alla povertà in tutte le sue forme nel mondo; sconfiggere la fame: orre fine alla fame, garantire la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile; salute e benessere: garantire una vita sana e promuovere il benessere per tutti a tutte le età; istruzione di qualità: garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti; ecc..).

Obiettivo del rapporto

Con esso, Istat pubblica ogni anno il monitoraggio e l’analisi delle iniziative intraprese per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile in Italia.

Di cosa si tratta

In particolare, l’ultima versione integra l’analisi dell’evoluzione temporale e territoriale rispetto ai Target dell’Agenda 2030 e le interconnessioni tra indicatori e obiettivi di diversi Goal.

Il rapporto riguarda 373 misure statistiche (di cui 342 uniche, cioè, associate a un unico Goal), connesse a 139 indicatori dell’insieme proposto dall’Inter Agency Expert Group on SDGs (UN-IAEG-SDGs) per il monitoraggio a livello globale degli avanzamenti dell’Agenda 2030.

A partire dal suo varo, a dicembre del 2016, il Sistema Istat-SDGs è in continua evoluzione, sia con miglioramenti nella produzione delle misure all’interno del Sistema Statistico nazionale, sia con avanzamenti metodologici nell’ambito delle attività dell’UN-IAEG-SDGs.

Rispetto al rilascio di dicembre 2023, in questa quattordicesima diffusione delle misure statistiche ne sono state aggiornate 217 e introdotte 7 nuove. Il Rapporto è stato chiuso con le informazioni disponibili al 26 giugno 2024.

Le principali evidenze

Mediante l’analisi del numero di misure in miglioramento e in peggioramento presenta un quadro diversificato, ma nel complesso positivo, specialmente considerando le variazioni a lungo termine. Quasi il 60% delle misure è in miglioramento, mentre meno di un quinto risulta in peggioramento.

Le dichiarazioni del Presidente di ISTAT

In occasione della presentazione del rapporto, il Presidente di ISTAT ha puntualizzato che “Fino dall’inizio del processo dell’Agenda 2030, grazie a investimenti significativi, al coinvolgimento di una larghissima comunità scientifica, alla costruzione di un sistema articolato e coordinato di collaborazione, l’impegno a raggiungere tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile trova un supporto insostituibile nelle statistiche. Per l’Istat è motivo di orgoglio fare la propria parte in questo progetto, nel quale convergono lavoro e dati di elevata qualità, per restituire, anno dopo anno, il progresso del nostro Paese, nelle sue diverse realtà territoriali, verso i traguardi del 2030.

Per visualizzare il rapporto

chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://www.istat.it/storage/rapporti-tematici/sdgs/2024/Rapporto-SDGs2024-Ebook.pdf

ISTAT: i cambiamenti climatici sono la prima preoccupazione dei cittadini

E’ quanto emerge dall’indagine riguardante “Aspetti della vita quotidiana”, prodotto da ISTAT con cadenza annuale. Vediamo cosa pensano i cittadini a riguardo delle tematiche ambientale.

Il report

L’Istat rileva la percezione dei cittadini rispetto alle tematiche ambientali, a partire dal 1998, e con continuità tra il 2012 e il 2022, nel contesto dell’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”.

Negli ultimi anni tale quadro informativo è stato ampliato introducendo una batteria di quesiti relativi ai comportamenti ecocompatibili.

I comportamenti della popolazione, gli stili di vita, le opinioni e gli atteggiamenti che li condizionano hanno un grande impatto sulla sostenibilità ambientale.

Lo studio di tali comportamenti, che assume rilevanza in termini di sostenibilità ambientale, benessere sociale e qualità della vita, genera un set informativo a disposizione delle scelte di politica ambientale.

Nel 2022 i cambiamenti climatici si confermano al primo posto tra le preoccupazioni per l’ambiente: così si esprime oltre la metà della popolazione di 14 anni e più (56,7%).

Seguono i problemi legati all’inquinamento dell’aria, avvertiti dal 50,2%.

Al terzo posto, leggermente distaccata, si colloca la preoccupazione per lo smaltimento e la produzione dei rifiuti (40,0% delle persone di 14 anni e più). L’inquinamento delle acque (38,1%), l’effetto serra e il buco nell’ozono (37,6%) sono percepiti come ulteriori fattori di rischio ambientale a livello globale. Gli altri problemi ambientali preoccupano meno di tre persone su dieci; in fondo alla graduatoria vi sono le preoccupazioni che coinvolgono una quota ristretta di persone (circa 1 persona su 10), come l’inquinamento elettromagnetico, le conseguenze del rumore sulla salute e la rovina del paesaggio.

Quest’ultima è una preoccupazione in crescita nelle regioni del Nord ed è percepita in maniera più forte nelle regioni a vocazione turistica, ad esempio in Trentino-Alto Adige, oppure in regioni industrializzate come la Lombardia.

Le principali evidenze in sintesi

Prevale la preoccupazione  per i cambiamenti climatici  e la qualità dell’aria

Sale la preoccupazione per i cambiamenti climatici (56,7% rispetto al 52,2 nel 2021), stabile quella per l’inquinamento dell’aria. Sono i due temi ambientali che preoccupano oltre il 50% dei cittadini nel 2022. Seguono lo smaltimento dei rifiuti e l’inquinamento acqua (intorno al 40%)    

Qualità dell’aria problema costante degli ultimi venti anni

Nel 2022 oltre la metà dei cittadini esprime preoccupazione per la qualità dell’aria, quota pressoché stabile dal 1998 (primo anno di rilevazione).

Cresce  la preoccupazione  per l’effetto serra

Nel 2022 l’effetto serra preoccupa il 37,6% delle persone di 14 anni e più, contro il 34,9% del 2021.

Rumore, inquinamento elettromagnetico  e deterioramento del paesaggio  i problemi meno sentiti

Oscilla tra il 10% e il 12% la percentuale di persone che considerano l’inquinamento acustico, quello elettromagnetico e il deterioramento del paesaggio tra le prime cinque preoccupazioni per l’ambiente.

Forte attenzione  alla conservazione delle risorse naturali

I cittadini sono molto attenti alla conservazione delle risorse naturali. Nel 2022 cresce, assestandosi al 69,8%, la quota di quanti fanno abitualmente attenzione a non sprecare energia. In crescita anche quanti sono attenti a non sprecare acqua: il 67,6% contro il 65% del 2021.   

Comportamenti polarizzati  tra nord e sud  del paese

Nel Mezzogiorno si è più propensi a non usare prodotti usa e getta (25,2% delle persone di 14 anni e più nel 2022) e ad acquistare prodotti a chilometro zero (26,9%). Al Nord si evita soprattutto la guida rumorosa per mitigare l’inquinamento acustico (52,3%) e si usano di più i mezzi di trasporto alternativi (19,8%).

Pubblicato da ISTAT il rapporto degli indicatori BES: la raccolta separata dei rifiuti incide su benessere

Nel consueto il rapporto degli indicatori BES, emerge un ruolo rilevante della raccolta differenziata come indicatore dello stato di benessere della Comunità. In particolare è stato rilasciato da ISTAT il nuovo sistema degli indicatori del Bes (benessere equo e sostenibile) aggiornandolo con l’indicatore “ambiente”. Vediamo le evidenze che riguardano i rifiuti.

Che cosa sono gli indicatori del BES

Costituiscono il set di indicatori predisposto da ISTAT che illustra i 12 domini rilevati per la misura del benessere.

Esso viene aggiornato e commentato annualmente in un apposito rapporto.

In particolare, lo scorso anno, esso è stato ampliato a 152 rispetto ai 130 delle scorse edizioni, con una profonda revisione che tiene conto delle trasformazioni che hanno caratterizzato la società italiana nell’ultimo decennio, incluse quelle legate al diffondersi della pandemia da COVID-19.

A partire dal 2018, viene pubblicato anche un aggiornamento intermedio per tutti gli indicatori per i quali sono già disponibili dati aggiornati.

L’indicatore ambiente

Con il Rapporto 2021, il focus di ISTAT va anche sulla raccolta dei rifiuti. In particolare, emerge che Produrre meno rifiuti e aumentare la raccolta differenziata genera effetti positivi sull’ambiente e di conseguenza sulla salute e il benessere delle persone.

Nel 2019, la produzione di rifiuti urbani in Italia si attesta a 30,1 milioni di tonnellate, pari a 503,6 chilogrammi per abitante; il 61,3% di tali rifiuti è stato soggetto a raccolta differenziata, il resto è stato depositato nelle discariche o smaltito negli inceneritori/termovalorizzatori, una quota ancora lontana (circa 4 punti percentuali) dall’obiettivo del 65% che il nostro Paese avrebbe dovuto raggiungere entro il 31 dicembre 20127.

Nel 2019 circa la metà delle province italiane (54 su 107) non raggiunge il target del 65% .

Le percentuali maggiori di raccolta differenziata si osservano nelle province del Nord-est e della Lombardia, quelle più basse nel Mezzogiorno. A Treviso, Mantova, Belluno, Pordenone e Reggio nell’Emilia si raggiungono valori superiori all’80% mentre a Palermo si registra la quota più bassa (29%). Tra le eccezioni positive, nel contesto di un Mezzogiorno in ritardo, spiccano le province della Sardegna, tutte con più del 69% di raccolta differenziata (Oristano 78,1%) e alcune province del Sud, come Chieti (72,5%) e Benevento (71,9%). Significativi anche i risultati di alcuni territori del Centro, in particolare in tutte le province delle Marche i valori superano il 66%. All’opposto, nel Nord sono diverse le province piemontesi e liguri a registrare quote inferiori al 65%, insieme alle lombarde Pavia (54,8%) e Sondrio (56,2%).

In generale negli ultimi dieci anni in tutte le province si registra un incremento delle quote di raccolta differenziata, inoltre si riduce di circa 10 punti percentuali il divario tra il Nord e il Mezzogiorno.