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Agenzia Europea per l’Ambiente: occorre puntare sullo sviluppo delle biomasse

Il rapporto predisposto dall’ Agenzia Europea per l’Ambiente evidenzia le sfide, i benefici collaterali e i compromessi che devono essere compresi e quantificati affinché la biomassa possa contribuire a raggiungere – e non ostacolare – gli obiettivi del Green Deal europeo.

I temi affrontati nel rapporto

Come la biomassa può aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi climatici e ambientali? In quale modo il cambiamento climatico potrebbe influenzare la produzione di biomassa dell’UE in settori agricolo e forestale? Queste sono alcune questioni affrontate all’interno del rapporto “The European biomass puzzle   Challenges, opportunities and trade-offs around biomass production and use in the EU”, rilasciato lo scorso 8 novembre dall’Agenzia Europea dell’Ambiente.

Quando si parla di biomassa, si tratta di una materia fondamentale per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo.

Si tratta della vegetazione alla base di ecosistemi, mediante la quale è possibile il sequestro del carbonio e la fornitura del cibo e delle materie prime per un’ampia gamma di materiali a base biologica utilizzati in settori quali l’edilizia, l’energia, i trasporti, i mobili e l’industria tessile.

Gli usi della biomassa sono molteplici, e di conseguenza, sussiste una forte concorrenza sul mercato.

È inclusa anche la protezione (non utilizzo) per la natura e la biodiversità.

Cosa prevede in merito il Green Deal

Il Green Deal europeo prevede che la biomassa svolga diversi ruoli in relazione alla sicurezza alimentare ed energetica, alla conservazione della natura, alla riduzione dell’inquinamento e alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici. Tuttavia, la ricerca scientifica indica che non sarà disponibile abbastanza biomassa proveniente dall’UE per svolgere tutti questi ruoli previsti in futuro.

Quali sono gli impieghi della biomassa

Gli impieghi come sostanza secca

In ambito comunitario, abbiamo utilizzato 1,2 miliardi di tonnellate di biomassa nel 2017 sotto forma di sostanza secca, di cui:

  • il 50% è stato utilizzato per alimenti, mangimi e lettiere per il bestiame;
  • il 22% per la bioenergia;
  • il 28% per i materiali.

Gli impieghi come vettore energetico

Il settore della bioenergia utilizza la biomassa sia tramite combustione diretta che per la produzione di biocarburanti. L’uso della biomassa in questo settore è cresciuto dal 2005 grazie agli incentivi politici e nel 2021 la biomassa rappresentava il 56% dell’energia rinnovabile consumata nell’UE.

La biomassa legnosa viene utilizzata anche nell’edilizia, nella produzione di mobili, nella produzione di carta e negli imballaggi e in una vasta gamma di altri settori che necessitano di materiali a base biologica per funzionare.

La provenienza della biomassa

La biomassa viene fornita dagli ecosistemi. La sua produzione ed estrazione possono avere impatti positivi o negativi sulla biodiversità, sulla condizione degli ecosistemi e sulla loro capacità di sequestrare l’anidride carbonica (CO2) dall’atmosfera. Pertanto, l’uso della biomassa deve essere bilanciato con le esigenze di conservazione dell’ecosistema.

Le principali evidenze del rapporto

L’Agenzia sottolinea come occorra dare priorità alla biomassa e individuare, soprattutto, per quali scopi, a causa dei diversi ruoli previsti per la biomassa e della potenziale carenza di fornitura di biomassa in futuro.

Si auspica che gli incentivi politici diano equilibrio tra l’uso della biomassa per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo del 2030, mantenendo gli ecosistemi in buone condizioni e mantenendo la loro capacità di fornire biomassa e sequestro del carbonio a lungo termine.

Quali materie prime/prodotti della biomassa devono avere la priorità e per quali scopi devono essere valutati rispetto ai costi economici e sociali e in relazione alle seguenti funzioni della biomassa evidenziate in questo rapporto:

  1. rimuovere la CO2 dall’atmosfera aumentando il sequestro del carbonio negli ecosistemi europei e garantire lo stoccaggio del carbonio a lungo termine sia nella biomassa vivente che nei prodotti della biomassa;
  2. ridurre il cambiamento climatico e gli impatti ambientali della produzione e del consumo di biomassa all’interno e all’esterno dell’UE e rendere i sistemi di produzione di biomassa più resilienti a tali impatti;
  3. sostituire i materiali a base fossile e minerale nell’economia europea con materiali e prodotti a base biologica per ridurre l’intensità/emissioni di gas serra;
  4. ripristinare la natura e la biodiversità per preservare la diversità dei paesaggi europei;
  5. riutilizzare e riciclare per utilizzare al meglio materiali e prodotti di origine biologica.

Per maggiori informazioni

https://www.eea.europa.eu/publications/the-european-biomass-puzzle

Startup e PMI innovative, online i dati del secondo trimestre 2022

Il MISE ha pubblicato il dato relativo alla creazione delle Startup e PMI innovative per il secondo trimestre del 2022. Confermato il trend positivo registrato di inizio anno. mesi dell’anno.

L’analisi

MISE, Unioncamere, InfoCamere e Mediocredito Centrale hanno rilasciato il nuovo rapporto trimestrale riguardante i dati sullo sviluppo del nostro tessuto imprenditoriale, ed in particolare di quello costituito dalle c.d. “start up” e dalle piccole e medie imprese, riferito ai mesi da aprile a giugno 2022.

Con essi si conferma il trend positivo di inizio 2022, per cui, ad oggi, sono 14.621 le imprese iscritte al registro delle imprese, pari al 3,7% di tutte le società di capitali di recente costituzione, un dato in aumento rispetto al trimestre precedente con 259 nuove unità (+1,8%).

Le aree di sviluppo

Fra i settori interessati alla crescita, si segnalano quelle relative a:

  • produzione di software;
  • consulenza informatica;
  • ricerca e sviluppo;
  • fabbricazione di macchinari;
  • prodotti elettronici

In crescita il trend delle startup innovative fondate da under 35 con un + 0,5%, per un totale di 17,4%.

Lo sviluppo sul piano territoriale

E’ la  Lombardia la prima regione italiana riguardo la presenza delle start-up italiane (oltre il 26,7%), seguita dal Lazio (12,1%, + 45 startup rispetto al trimestre precedente) e Campania (9,2%, + 33 startup rispetto al trimestre precedente). 

In merito alle Città, le prime 10 sono: Milano (2737 startup), Roma (1599), Napoli (675), Torino (532), Bari (362), Bologna (358), Padova (331), Salerno (302), Bergamo (291) e Brescia (286).

Se si considera invece il numero di startup innovative in rapporto al numero di nuove società di capitali troviamo tra le prime dieci province: Trento, Milano, Terni, Potenza, Udine, Pordenone, Pisa, Trieste, Bologna e Ascoli Piceno.

I dati del fondo di garanzia

Anche i dati presentati dal report trimestrale del Fondo di garanzia (FGPMI) confermano il trend di crescita dei finanziamenti concessi: 6.798 sono le startup innovative beneficiarie del Fondo di garanzia dall’inizio dell’operatività e tra esse alcune hanno ricevuto più di un prestito.

Nel secondo trimestre 2022, il FGPMI ha gestito 666 operazioni verso startup innovative, con una crescita del 7% rispetto al precedente trimestre, e il totale dei finanziamenti potenzialmente mobilitati si attesta intorno ai 193 milioni di euro, in aumento del 44% rispetto al periodo gennaio-marzo 2022. Nel secondo trimestre, inoltre, il finanziamento medio ammonta a 289 mila euro, in crescita del 34% rispetto al trimestre precedente.

Per gli incubatori certificati, al secondo trimestre 2022 le operazioni gestite dal FGPMI sono 103, per un totale potenzialmente mobilitato di quasi 47 milioni di euro, mentre i numeri delle PMI innovative gestite dal Fondo parlano di 6.163 operazioni per un totale potenzialmente mobilitato di 2 miliardi di euro.

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Materie prime critiche: al via il tavolo congiunto tra Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero della Transizione Ecologica

Siglato l’accordo tra il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, per il Decreto interministeriale che formalizza il tavolo tecnico “Materie Prime Critiche”. Cosa sono, i rischi per la salute, e gli obiettivi dell’accordo tra i Dicasteri.

Le materie prime critiche (MPC)

Cosa sono

Rappresentano quei materiali di strategica importanza economica per l’Europa e caratterizzati allo stesso tempo da alto rischio di fornitura.

Sono così definiti in relazione alle numerose attività industriali in cui sono impiegate, e particolarmente importanti per la transizione ecologica.

Infatti, vengono utilizzate per esempio nelle turbine eoliche, nei pannelli fotovoltaici e nelle batterie. Queste tecnologie richiedono una grande quantità di minerali e metalli, con una domanda prevista in continua crescita nei prossimi anni.

Il MISE stima, ad esempio, che al 2030 l’Europa avrà bisogno di 18 volte più litio e 5 volte più cobalto rispetto ai livelli attuali per la fabbricazione di batterie per veicoli elettrici e stoccaggio di energia. Nel 2050, questo fabbisogno crescerà a 60 volte più litio e 15 volte più cobalto rispetto ai livelli attuali. Per il neodimio, già nel 2025 potrebbero servire 120 volte l’attuale domanda dell’Unione Europea.

Quali sono

L’elenco delle MPC viene costantemente aggiornato da parte della Commissione Europea.

La prima lista è stata presentata nel 2011 e conteneva 14 materie prime critiche. L’ultimo aggiornamento è stato pubblicato nel 2020 e ne comprende 30. L’aumento delle materie prime considerate critiche è dovuto al processo di riduzione delle emissioni di gas serra e all’innovazione tecnologica, che hanno lasciato il posto a una maggior resource intensiveness. Solamente l’Elio è stato rimosso dalla lista, in quanto la sua importanza strategica per l’Europa è diminuita.

Un team del JRC ha elaborato lo “Studio sull’elenco delle materie prime critiche dell’UE (2020) – Relazione finale” e due relazioni dedicate contenenti “schede informative critiche e non critiche”, per tutte le 83 Materie Prime Critiche candidate.

Rischi

Sotto un profilo politico-industriale, Il rischio per il nostro Paese e per gli altri che ne sono privi o carenti, viene costituito dal fatto che la fornitura dipende principalmente dalla sua concentrazione in pochi, se non singoli, Paesi, dalla governance dei Paesi fornitori, dal contributo del riciclo e dalla dipendenza europea dalle importazioni.

Sempre il MISE segnale che la Cina fornisce all’Unione Europea circa il 98% delle terre rare, la Turchia il 98% del borato, il Sudafrica il 71% del platino e una percentuale ancora più alta per i materiali del gruppo del platino: iridio, rodio, rutenio. Il litio è fornito al 78% dal Cile, mentre la fornitura di alcune materie prime critiche con l’afnio e lo stronzio dipendono da singole aziende europee.

Il Dicastero sottolinea come:

  • la continua esigenza di risorse ha un impatto molto alto sul pianeta, ed è causa della metà delle emissioni di gas serra e del 90% della perdita di biodiversità;
  • l’applicazione dell’economia circolare contribuirà a ridurre in modo significativo l’impatto delle attività umane sul pianeta e a raggiungere la neutralità climatica al 2050.

Sebbene i vantaggi in termini di impatto climatico delle tecnologie “verdi” rimangano evidenti, è necessario intraprendere azioni importanti per ridurre il fabbisogno di materiali primari, concentrandosi sul riuso e il riciclo.

Il ruolo di impulso svolto dal MISE

L’iniziativa sul punto era stata condotta inizialmente dal MISE che, nel gennaio 2021, aveva già avviato il Tavolo Tecnico Materie Prime Critiche.

Gli obiettivi perseguiti erano diversi:

  • rafforzare il coordinamento sul tema;
  • potenziarne la progettualità in termini di sostenibilità degli approvvigionamenti e di circolarità:
  • contribuire alla creazione delle condizioni normative, economiche e di mercato volte ad assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche.

Il MISE inoltre:

  • promuove l’adesione all’ERMA (European Raw Materials Alliance);
  • presidia i tavoli europei e gli incontri sul tema;
  • partecipa ai workshop, webinar e seminari utili a divulgare e comunicare le informazioni sul tema.

Il Ministero ha inoltre stipulato un accordo di collaborazione scientifica con il Dipartimento di Ingegneria Chimica Materiali e Ambiente dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” sui temi legati al recupero e al riciclo dei beni giunti a fine vita al fine di produrre materie prime secondarie[1].

La composizione del tavolo

Il tavolo includerà istituzioni, centri di ricerca, consorzi di filiera e associazioni di categoria, rafforzando così il coordinamento e formulando proposte utili alla creazione delle condizioni normative, economiche e di mercato volte ad assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile.

I lavori saranno in sintonia con le attività condotte a livello europeo e la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha annunciato, nel Discorso sullo Stato dell’Unione di questo settembre, una normativa europea sulle materie prime critiche.

Per maggiori informazioni

Per l’elenco delle materie prime critiche:

https://www.mise.gov.it/images/stories/documenti/Elenco_delle_materie_prime_critiche_-_lista_2020.pdf

Per l’accordo MITE-MISE:

https://www.mise.gov.it/images/stories/normativa/2022_09_15_dm_MPC_firmatoMISE-MITE.pdf

[1] Nell’ambito dell’accordo il Ministero offre anche la possibilità di attivare dei tirocini consentendo così agli studenti interessati di approfondire tematiche inerenti alle materie prime critiche, l’Urban Mining e all’economia circolare in generale, partecipando come osservatori a tavoli tecnici europei e a riunioni e conferenze di rilievo nazionale ed internazionale.

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Fondo Centrale di Garanzia Riserva PON IC: focus sulle risorse REACT-EU

Il MISE rende operativa una delle misure introdotte in seguito all’assegnazione al Programma di fondi aggiuntivi resi disponibili dall’iniziativa europea REACT-EU. Il plafond a disposizione, complessivamente 1,8 miliardi di euro, è frutto dell’incremento delle risorse a supporto delle PMI attraverso la Riserva PON del Fondo Centrale di garanzia. In linea con REACT-EU, il PON IC rafforza con 500 milioni di euro le azioni per il sostegno all’accesso al credito delle imprese.

Il tema

La Riserva PON del Fondo Centrale di Garanzia rappresenta uno dei principali strumenti del PON Imprese e Competitività utili a rispondere agli effetti della perdurante emergenza sanitaria.

Inserita dal 2020, nell’ambito del percorso avviato dalla Direzione generale Incentivi alle Imprese del MiSE conclusosi con l’ultima riprogrammazione del PON (decisione della Commissione europea C(2021)5865 del 3 agosto 2021), tra le misure specifiche per rispondere alla crisi socioeconomica in atto, per essa è stata recentemente formalizzata l’assegnazione alla Riserva PON IC di ulteriori risorse finanziarie, a valere sulle risorse React-EU, per un importo complessivo di 500 milioni di euro[1], ed in particolare:

  • 400 milioni di euro vengono destinati alle regioni del Mezzogiorno
  • 100 milioni di euro sono indirizzati alle regioni del Centro-Nord.

Il termine per il riconoscimento del sostegno alle imprese,  attraverso le risorse React-EU, è il 31 dicembre del 2023.

Il rafforzamento dell’intervento del Fondo di garanzia, grazie alle risorse React-EU, si pone l’obiettivo di rispondere agli incrementati fabbisogni di liquidità delle imprese derivanti dalla crisi economica prodotta dall’emergenza sanitaria da Covid-19, operando in applicazione alle novità normative introdotte dal Decreto Liquidità. Tra gli altri elementi di novità, in linea con quanto definito dal Regolamento UE n. 2020/2221:

  • il sostegno attraverso le risorse React-EU prevede l’accesso alla garanzia pubblica del Fondo, a supporto dei finanziamenti concessi alle imprese, anche per le operazioni finanziarie garantite dal 1° aprile 2020;
  • per le spese relative alle operazioni ammissibili è previsto un tasso di cofinanziamento dell’Unione europea del 100%.

Per maggiori approfondimenti

Per la normativa di riferimento – Riserva Centrale Fondo di Garanzia REACT EU:

https://www.mise.gov.it/index.php/it/normativa/decreti-ministeriali/2043144-decreto-ministeriale-3-dicembre-2021-incremento-della-dotazione-finanziaria-della-riserva-pon-ic-del-fondo-di-garanzia-per-le-pmi

https://www.mise.gov.it/index.php/it/incentivi/impresa/fondo-di-garanzia-per-le-pmi


[1] A partire dall’introduzione del nuovo obiettivo tematico del Programma individuato nell’Asse VI “Promuovere il superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di COVID-19 e delle sue conseguenze sociali e preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia”

MISE: al via gli investimenti su componenti e sistemi elettronici

Con il Decreto Ministeriale 24 marzo 2022 “Horizon”, attivati da  parte del MISE i i finanziamenti per progetti di ricerca e sviluppo nel programma europeo Horizon.

Il tema

L’Italia deve assicurare il conseguimento dei target e degli obiettivi finanziari stabiliti nel PNRR, quali l’obiettivo di assegnare almeno 205 progetti presentati dalle imprese aggiudicatarie di partenariato Horizon Europe entro dicembre 2025 (target M4C2-2) e che essi presentino un investimento privato corrispondente dai 23 ai 286 milioni di euro a dicembre 2026 (target M4C2-00-ITA-28).

Inoltre il Decreto viene motivato dall’esigenza del nostro Paese di sostenere, nell’attuale congiuntura economica, la competitività di specifici ambiti territoriali o settoriali attraverso un intervento in grado di sviluppare condizioni favorevoli agli investimenti nella conoscenza e nell’innovazione e di promuovere relazioni più strette tra la comunità dei ricercatori e l’industria, contribuendo a stimolare l’innovazione scientifica tecnologica in modo da conseguire una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nell’Unione europea.

L’idea di fondo è quella di promuovere relazioni più strette tra la comunità dei ricercatori e l’industria, in modo da conseguire una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nell’Unione europea e di sostenere la valorizzazione economica dell’innovazione sull’intero territorio nazionale attraverso la sperimentazione e l’adozione di soluzioni innovative di alto profilo.

Pertanto, l’Atto va a definire i criteri generali per l’erogazione delle risorse finanziarie in favore dei progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale delle imprese italiane selezionati nei bandi emanati dalle istituzioni UE.

Il plafond previsto dal Decreto

Ciò premesso, il MISE ritiene, con l’atto, opportuno destinare 10 milioni di euro per sostenere le progettualità delle imprese italiane selezionate in talune call, emanate nel corso del 2021, dall’impresa comune KDT[1], a valere sulle risorse PNRR- Partenariati-Horizon Europe.

Per maggiori informazioni

Il testo del Decreto, in corso di registrazione alla Corte dei conti:

https://www.mise.gov.it/images/stories/normativa/Decreto_Ministeriale_horizon_24_03_2022.pdf

[1] Si tratta di un ‘Iniziativa Tecnologica Congiunta, che rappresenta il pilastro portante della strategia industriale dell’Unione europea nel campo dell’elettronica, intesa a contribuire, attraverso il finanziamento di progetti innovativi, sia a rafforzare l’autonomia strategica dell’Unione in materia di componenti e sistemi elettronici, per sostenere le esigenze future delle industrie e dell’economia in generale, sia a contribuire a raddoppiare il valore della progettazione e produzione di componenti e sistemi elettronici in Europa entro il 2030, agevolando la partecipazione di quanti sono impegnati nella ricerca e nell’innovazione.

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MiSE DGIAI  (Direzione generale per gli incentivi alle imprese): i nuovi obiettivi di sostenibilità 

In relazione alla fase di programmazione 2021-2027 individuati dal MiSE DGIAI obiettivi di sostenibilità di riferimento per la VAS del nuovo Programma Nazionale 21-27.  La Direzione avvierà la procedura di riferimento allo scopo di agevolare la partecipazione, a tutto il percorso, dei soggetti interessati.

Gli ambiti tematici

Gli ambiti tematici individuati sono:

  • Salute e benessere;
  • Biodiversità;
  • Gestione delle risorse naturali (aria, acqua, suolo);
  • Gestione del territorio, del paesaggio e dei beni culturali;
  • Modelli di produzione e consumo;
  • Ricerca e innovazione;
  • Decarbonizzazione dell’economia.

Il focus della programmazione 21-27

In particolare, nel periodo 2021-27 è la sostenibilità ad essere al centro dell’agenda internazionale. L’avvio della suddetta valutazione ambientale strategica coinciderà con la prima fase di consultazione (fase di scoping) tra l’Amministrazione, l’autorità competente in materia –la Direzione per le Valutazioni Ambientali del MiTE – e i soggetti individuati.

La procedura di Valutazione Ambientale Strategica prevederà due fasi di consultazione:

  1. coinvolgimento di un insieme di soggetti competenti in materia ambientale che visioneranno il Rapporto Preliminare, al fine di definire i contenuti del Rapporto Ambientale;
  2. consultazione aperta a tutti sui contenuti del Rapporto Ambientale, che potrà essere visionato per eventuali osservazioni, entro 45 giorni dalla pubblicazione, da parte del MiSE, dell’Avviso in Gazzetta Ufficiale.

Le novità della Programmazione 21-27 e gli impatti sulle attività di Valutazione

Tra le sfide del nuovo ciclo 21-27 e delle politiche di coesione, una novità rilevante è rappresentata dal rispetto del principio del Do No Significant Harm, che riguarda la necessità di valutare se un investimento possa o meno arrecare un danno significativo ai sei obiettivi ambientali (art. 9 del Regolamento Tassonomia):

  • Mitigazione dei cambiamenti climatici
  • Adattamento ai cambiamenti climatici
  • Uso sostenibile o protezione delle risorse idriche e marine
  • Economia circolare
  • Prevenzione e riduzione dell’inquinamento
  • Protezione e ripristino di biodiversità e degli ecosistemi.

La Valutazione Ambientale Strategica fornirà elementi utili anche alla valutazione del principio del «non arrecare danno significativo».

Il monitoraggio degli impatti ambientali significativi

Il monitoraggio degli effetti ambientali “significativi” prodotti dall’attuazione dei Piani e Programmi è un obbligo puntuale per gli Stati dell’Unione europea e, in questo contesto, la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) assume un ruolo rilevante per la fase di avvio dei Programmi.

La Valutazione Ambientale Strategica VAS valuta ex ante gli effetti che gli interventi promossi da Piani e Programmi producono sull’ambiente.

Non si limita soltanto all’impatto ambientale, ma, redatta parallelamente alla fase di avvio dei Programmi, quindi all’inizio di ogni ciclo, considera anche gli effetti che i piani e i programmi producono sul contesto economico e sociale.

Tra i principali obiettivi garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e migliorare la qualità decisionale in una ottica di sviluppo sostenibile, anche attraverso il coinvolgimento della società civile, che è coinvolta nelle fasi di definizione.

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