Materie prime critiche: al via il tavolo congiunto tra Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero della Transizione Ecologica

Siglato l’accordo tra il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, per il Decreto interministeriale che formalizza il tavolo tecnico “Materie Prime Critiche”. Cosa sono, i rischi per la salute, e gli obiettivi dell’accordo tra i Dicasteri.

Le materie prime critiche (MPC)

Cosa sono

Rappresentano quei materiali di strategica importanza economica per l’Europa e caratterizzati allo stesso tempo da alto rischio di fornitura.

Sono così definiti in relazione alle numerose attività industriali in cui sono impiegate, e particolarmente importanti per la transizione ecologica.

Infatti, vengono utilizzate per esempio nelle turbine eoliche, nei pannelli fotovoltaici e nelle batterie. Queste tecnologie richiedono una grande quantità di minerali e metalli, con una domanda prevista in continua crescita nei prossimi anni.

Il MISE stima, ad esempio, che al 2030 l’Europa avrà bisogno di 18 volte più litio e 5 volte più cobalto rispetto ai livelli attuali per la fabbricazione di batterie per veicoli elettrici e stoccaggio di energia. Nel 2050, questo fabbisogno crescerà a 60 volte più litio e 15 volte più cobalto rispetto ai livelli attuali. Per il neodimio, già nel 2025 potrebbero servire 120 volte l’attuale domanda dell’Unione Europea.

Quali sono

L’elenco delle MPC viene costantemente aggiornato da parte della Commissione Europea.

La prima lista è stata presentata nel 2011 e conteneva 14 materie prime critiche. L’ultimo aggiornamento è stato pubblicato nel 2020 e ne comprende 30. L’aumento delle materie prime considerate critiche è dovuto al processo di riduzione delle emissioni di gas serra e all’innovazione tecnologica, che hanno lasciato il posto a una maggior resource intensiveness. Solamente l’Elio è stato rimosso dalla lista, in quanto la sua importanza strategica per l’Europa è diminuita.

Un team del JRC ha elaborato lo “Studio sull’elenco delle materie prime critiche dell’UE (2020) – Relazione finale” e due relazioni dedicate contenenti “schede informative critiche e non critiche”, per tutte le 83 Materie Prime Critiche candidate.

Rischi

Sotto un profilo politico-industriale, Il rischio per il nostro Paese e per gli altri che ne sono privi o carenti, viene costituito dal fatto che la fornitura dipende principalmente dalla sua concentrazione in pochi, se non singoli, Paesi, dalla governance dei Paesi fornitori, dal contributo del riciclo e dalla dipendenza europea dalle importazioni.

Sempre il MISE segnale che la Cina fornisce all’Unione Europea circa il 98% delle terre rare, la Turchia il 98% del borato, il Sudafrica il 71% del platino e una percentuale ancora più alta per i materiali del gruppo del platino: iridio, rodio, rutenio. Il litio è fornito al 78% dal Cile, mentre la fornitura di alcune materie prime critiche con l’afnio e lo stronzio dipendono da singole aziende europee.

Il Dicastero sottolinea come:

  • la continua esigenza di risorse ha un impatto molto alto sul pianeta, ed è causa della metà delle emissioni di gas serra e del 90% della perdita di biodiversità;
  • l’applicazione dell’economia circolare contribuirà a ridurre in modo significativo l’impatto delle attività umane sul pianeta e a raggiungere la neutralità climatica al 2050.

Sebbene i vantaggi in termini di impatto climatico delle tecnologie “verdi” rimangano evidenti, è necessario intraprendere azioni importanti per ridurre il fabbisogno di materiali primari, concentrandosi sul riuso e il riciclo.

Il ruolo di impulso svolto dal MISE

L’iniziativa sul punto era stata condotta inizialmente dal MISE che, nel gennaio 2021, aveva già avviato il Tavolo Tecnico Materie Prime Critiche.

Gli obiettivi perseguiti erano diversi:

  • rafforzare il coordinamento sul tema;
  • potenziarne la progettualità in termini di sostenibilità degli approvvigionamenti e di circolarità:
  • contribuire alla creazione delle condizioni normative, economiche e di mercato volte ad assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche.

Il MISE inoltre:

  • promuove l’adesione all’ERMA (European Raw Materials Alliance);
  • presidia i tavoli europei e gli incontri sul tema;
  • partecipa ai workshop, webinar e seminari utili a divulgare e comunicare le informazioni sul tema.

Il Ministero ha inoltre stipulato un accordo di collaborazione scientifica con il Dipartimento di Ingegneria Chimica Materiali e Ambiente dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” sui temi legati al recupero e al riciclo dei beni giunti a fine vita al fine di produrre materie prime secondarie[1].

La composizione del tavolo

Il tavolo includerà istituzioni, centri di ricerca, consorzi di filiera e associazioni di categoria, rafforzando così il coordinamento e formulando proposte utili alla creazione delle condizioni normative, economiche e di mercato volte ad assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile.

I lavori saranno in sintonia con le attività condotte a livello europeo e la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha annunciato, nel Discorso sullo Stato dell’Unione di questo settembre, una normativa europea sulle materie prime critiche.

Per maggiori informazioni

Per l’elenco delle materie prime critiche:

https://www.mise.gov.it/images/stories/documenti/Elenco_delle_materie_prime_critiche_-_lista_2020.pdf

Per l’accordo MITE-MISE:

https://www.mise.gov.it/images/stories/normativa/2022_09_15_dm_MPC_firmatoMISE-MITE.pdf

[1] Nell’ambito dell’accordo il Ministero offre anche la possibilità di attivare dei tirocini consentendo così agli studenti interessati di approfondire tematiche inerenti alle materie prime critiche, l’Urban Mining e all’economia circolare in generale, partecipando come osservatori a tavoli tecnici europei e a riunioni e conferenze di rilievo nazionale ed internazionale.

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