Approvato e pubblicato il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI)

Con l’obiettivo di individuare un quadro definito di riferimento delle aree ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale, è stato approvato e pubblicato il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee.

Obiettivo della zonizzazione e base normativa

Il fine ultimo è quello di valorizzare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle stesse e viene richiesto dalla L. n. 12/2019[1].

Il MITE, con DM n. 548 del 28 Dicembre 2021 ha provveduto alla realizzazione della sua veste definitiva, appunto per “[..] individuare un quadro definito di riferimento delle aree ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale, volto a valorizzare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle stesse”, ed in particolare individuare un quadro di riferimento delle aree, a terra e a mare, ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, stabilendo quindi le “aree potenzialmente idonee” per l’avvio di nuove ed eventuali attività future e definendo altresì le aree “compatibili” con le attività già esistenti, secondo valutazioni di sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle stesse.

Il Piano determina:

  • la chiusura alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di tutte le aree marine e terrestri non comprese nell’ambito territoriale di riferimento della pianificazione e valutazione del Piano, corrispondenti all’applicazione dei criteri illustrati al cap. III, mediante Decreto del Ministro della Transizione Ecologica da emanare entro tre mesi dalla sua adozione;
  • l’individuazione di due livelli di analisi differenti delle aree idonee per la valorizzazione della sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle attività di ricerca ancora da avviare, e di quelle di ricerca o coltivazione già in essere, con conseguente necessità per l’Amministrazione di adottare conseguenti e opportuni provvedimenti per dare concreta attuazione alle risultanze del PiTESAI.

I Principali contenuti

Individuazione dei criteri di idoneità delle aree

Il Piano mira ad individuare, come anticipato, i criteri ambientali, sociali ed economici, in base ai quali stabilire se una determinata area sia potenzialmente o meno “idonea” all’effettuazione delle attività di ricerca e di successiva coltivazione di giacimenti di idrocarburi e/o “compatibile” alla prosecuzione delle attività minerarie già in essere.

L’applicazione dei criteri ambientali, sociali ed economici avrà pertanto ad oggetto da un lato le nuove istanze per lo svolgimento potenziale delle attività upstream e dall’altro la prosecuzione dei procedimenti amministrativi e delle attività minerarie già avviate[2].

I criteri sociali ed economici

Sul versante dei criteri sociali ed economici, il MITE li ha individuati sulla base di talune considerazioni di fondo, quali:

  • l’obiettivo del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima di prevedere ancora l’utilizzo del gas nel medio periodo per la transizione energetica verso la decarbonizzazione al 2050, tenendo altresì presente i contenuti della Comunicazione della Commissione n. C(2021) 1054 del 12/02/2021;
  • l’indirizzo generale che si pone il PiTESAI di valorizzare le concessioni in stato di produttività, rispetto a quelle che, invece, versano in situazioni di cronica improduttività, agendo tempestivamente sulle concessioni che non hanno mai prodotto per un periodo ampio e sulle concessioni diventate improduttive di fatto (per un periodo maggiore di 5- 7 anni);
  •  l’applicabilità della metodologia di analisi Costi-Benefici quale strumento di supporto alle decisioni, al fine di individuare caso per caso, sulla base di dati aggiornati forniti dal concessionario e delle migliori stime disponibili del valore della produzione, le concessioni vigenti in terraferma che, a scadenza del titolo minerario, risulta di interesse pubblico prorogare in virtù del loro impatto complessivo sostenibile in termini ambientali e socio-economici sul territorio, oppure per le quali dichiarare conclusa l’attività estrattiva e procedere con la dismissione degli impianti ed il ripristino ambientale dei luoghi.

I criteri per le aree potenzialmente idonee

Per la definizione delle “aree potenzialmente idonee”, ossia di quelle aree attualmente non interessate da attività upstream, ma da considerare potenzialmente destinabili a nuove attività, sono stati valutati come prevalenti i criteri ambientali.

Pertanto, sono stati considerati e descritti in dettaglio i seguenti vincoli[3]:

  • i vincoli ambientali assoluti, quali vincoli normativi che già prevedono restrizioni di vario tipo per le attività upstream;
  • i vincoli aggiuntivi di esclusione, quali vincoli di salvaguardia, tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, culturale, territoriale ed economico, che precludono di fatto le specifiche attività operative di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi nelle aree interessate;
  • i vincoli di attenzione/ approfondimento da considerare nelle successive fasi valutative sito-specifiche, quali elementi che non determinano a priori la non idoneità dell’area, ma che per le loro caratteristiche ambientali dovranno essere adeguatamente considerati nelle successive fasi valutative sito-specifiche (tra cui le VINCA e le VIA del progetto nel sito specifico) che si renderanno necessarie prima di approvare l’effettuazione delle specifiche attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi.

I criteri per le aree dove consentire i procedimenti

Il MITE, in merito alla definizione delle aree ove consentire invece la prosecuzione dei procedimenti e/o delle attività di ricerca e di coltivazione già in essere, ha predisposto un’analisi più complessa, integrata dei criteri ambientali e socio-economici, volta a determinare la compatibilità delle attività in parola con il contesto di riferimento.

Sono stati quindi indicati e descritti i vari criteri socio-economici considerati ed in particolare, il potenziale minerario, la produttività delle attività minerarie già in essere (e di converso la improduttività continuativa), la metodologia di analisi Costi-Benefici (CBA), quale strumento di supporto alle decisioni, al fine di individuare le concessioni vigenti in terraferma che a scadenza del titolo minerario converrebbe prorogare, oppure portare a scadenza con successiva dismissione degli impianti e di ripristino dei luoghi; detta analisi potrà essere effettuata dal MITE anche con il supporto di soggetti terzi qualificati, che abbiano le necessarie competenze.


[1] In base all’art. 11-ter, comma 1, recante “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione”. Il DM è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale in data 11 febbraio 2022.

[2] Si evidenzia che i criteri ambientali sono stati definiti sulla base delle caratteristiche territoriali e ambientali delle aree di studio individuate in base alla presenza di vincoli normativi, regimi di protezione e di tutela a vario titolo e di particolari sensibilità/vulnerabilità alle attività oggetto del PiTESAI.

[3] Tali vincoli individuati per l’elaborazione del PiTESAI saranno considerati, ove applicabile, dinamici e adattativi (a tal fine, il MiTE aggiornerà tali categorie sulla base delle comunicazioni di aggiornamento che le Regioni/Enti/Ministeri saranno tenuti ad effettuare all’ufficio competente della DGISSEG). Il Piano sarà soggetto, inoltre, ad una frequenza di revisione quinquennale.

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