Dopo la realizzazione del Decreto n. 23 del 20 gennaio 2023 di concessione dei contributi a valere sulla Linea di investimento M2C1 – Inv.1.1 linea C, si è espressa la Corte dei Conti sulla legalità dell’operazione.
Il tema
Il MASE, nel mese di Gennaio 2023, aveva provveduto alla pubblicazione del Decreto di concessione, relativo alla Missione 2, Componete 1, Linea C, investimento 1.1. .
Il parere della corte dei conti
Lo scorso 16 febbraio, la Corte dei conti ha ammesso alla registrazione il suddetto decreto, relativo alla concessione dei contributi a valere sulla Linea di investimento M2C1 – Inv.1.1 linea C “Ammodernamento (anche con ampliamento di impianti esistenti) e realizzazione di nuovi impianti innovativi di trattamento/riciclaggio di materiali assorbenti ad uso personale (PAD), fanghi di acque reflue, rifiuti di pelletteria e rifiuti tessili”, plafond di 450 milioni.
Per maggiori informazioni
L’Avviso è stato pubblicato sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Con Decreto MASE è stata pubblicata la graduatoria delle proposte trasmesse nell’ambito del PNRR. Si tratta della linea di investimento 1.1, linea d’intervento A.
Il Decreto MASE
Con Decreto n.22 del 19/01/2023 è stata pubblicata dal MASE la Proposta di graduatoria per gli investimenti sull’Economia Circolare, relativa all’avviso del PNRR afferente all’investimento 1.1, linea d’intervento A
In particolare, il Dicastero:
provvede a pubblicare l’elenco delle proposte valutate e di quelle escluse relative all’Investimento 1.1 Linea d’Intervento A.
chiarisce che tale elenco prodotto viene acquisito e riportato a fini di trasparenza amministrativa e per l’avvio delle procedure di verifica preliminare e prodromiche all’adozione degli atti amministrativi di approvazione della graduatoria definitiva, senza alcun vincolo giuridico né costitutivo di qualsivoglia affidamento legittimo circa i risultati finali della procedura competitiva;
ricorda che il decreto viene pubblicato sul sito istituzionale del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica.
È on line il terzo volume della nuova collana dal titolo “L’Economia circolare dispiegata”, dal titolo “Organizzazione Aziendale – Circolare e sostenibile”. Il volume è dedicato a chi intende approcciare ai fondamenti dell’economia in generale e dell’economia ambientale in particolare; a quelli dell’economia aziendale ed ai concetti basilari dell’organizzazione aziendale, al marketing e alle principali forme di gestione di un Azienda, in un’ottica di sostenibilità ambientale.
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Con un Decreto direttoriale, il Dicastero ha sboccato le risorse, previste dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR), relative al ripristino dei c.d. “siti orfani”, mediante la realizzazione di un Piano d’Azione programmato dal Governo nel 2021. I profili dell’iniziativa.
Il Piano
Il Piano mira a ripristinare lo stato precedente dei luoghi interessati, per consentire la maggiore tutela delle popolazioni interessante, ovvero residenti in prossimità di queste aree, e, nel contempo, evitare che la contaminazione possa ulteriormente allargarsi al territorio circostante. L’importo delle risorse, tratte dal PNRR, mediante DM Ambiente dello scorso 4 agosto, è pari a 500 milioni di euro, e consistono in fondi erogati a favore di Regioni e Province autonome.
Cosa sono i siti orfani
Si tratta dei “quei siti contaminati che non siano stati bonificati dai responsabili o dai proprietari dei terreni, perché sconosciuti o inadempienti”, con particolare riferimento ad ex discariche, ex inceneritori, fabbriche o cave minerarie dismesse, mattatoi, raffinerie petrolifere, ovvero luoghi dannosi per l’uomo e per l’ambiente, secondo la definizione fornita dal Ministero della Transizione Ecologica.
Si tratta, in definitiva, di luoghi potenzialmente contaminati per i quali il responsabile dell’inquinamento non è individuabile o individuato o se è individuato non ha provveduto agli adempimenti previsti per la bonifica ai sensi del TUA (D.Lgs. n. 152/2006, Testo Unico Ambientale).
Il contenuto dell’art. 17
Nel 2021 il Governo (con DL n. 152, art. 17) aveva previsto l’adozione di un apposito Piano d’azione per la riqualificazione dei siti orfani al fine di ridurre l’occupazione del terreno e migliorare il risanamento urbano.
Ciò era inserito nelle previsioni indicate nella Misura M2C4 – investimento 3.4 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, a cura del Ministro della transizione ecologica, secondo un’intesa raggiunta in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281,
Con un ulteriore intervento il MITE (DM Ambiente 4 agosto 2022) ha stabilito la ripartizione tra Regioni e Province autonome relativi ai fondi del PNRR stanziati nell’ambito della Missione 2, Componente 4, Investimento 3.4, dedicati ai siti orfani oggetto di intervento e concertati con gli Enti territoriali[3].
[1] Individuati con Decreto Direttoriale Mite 22 novembre 2021, n. 222.
[2] Individuati con Decreto Direttoriale Mite 23 febbraio 2022, n. 15.
[3] Ai fini del Piano d’azione si applicano le definizioni, l’ambito di applicazione e i criteri di assegnazione delle risorse previsti dalle disposizioni di attuazione previste dalla normativa (v. art. 1, c. 800, L. n. 145/2018, Legge di bilancio 2019).
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Quasi 660. Sono le proposte che sono state selezione dal Ministero della Transizione Ecologica in risposta ai bandi del PNRR (Piano Nazionale Ripresa e resilienza). Tante le richieste di accesso ai finanziamenti provenienti dalla Comunità europea, rispetto alle disponibilità previste dal Piano. Le componenti della Missione 2, dedicata al tema, e lo stato dell’arte in merito alle richieste.
La missione 2 (“Economia Circolare”) del PNRR
Il Piano Nazionale di Ripresa e resilienza, in merito, include le risorse per il miglioramento dei progetti di riciclo nell’ambito della missione 2 (M2) Rivoluzione verde e transizione ecologica, con la quale si prefigge l’obiettivo di colmare le lacune strutturali che ostacolano il raggiungimento di un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari, biodiversità e circolarità delle risorse, in linea con gli obiettivi del Piano d’azione per l’economia circolare varato dall’Unione europea nel marzo del 2020. La Missione si articola in quattro diverse Componenti.
Componente 1 (“Agricoltura sostenibile ed economia circolare”), realizzata con il fine di migliorare la gestione dei rifiuti attraverso il rafforzamento e lo sviluppo di filiere circolari.
A questo scopo, tra gli altri, gli investimenti previsti sono mirati alla infrastrutturazione e digitalizzazione della raccolta differenziata, alla realizzazione di nuovi impianti per il riciclo e la valorizzazione delle frazioni provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani, allo sviluppo tecnologico di filiere industriali strategiche per il raggiungimento degli obiettivi comunitari di riciclaggio e di decarbonizzazione (carta e cartone, plastiche, tessile, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche).
componente 2 ( “Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile”), creata con il fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi strategici di decarbonizzazione attraverso importanti linee di riforme e investimenti, incrementando la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, potenziare e digitalizzare le infrastrutture di rete, promuovere la produzione, la distribuzione e gli usi finali dell’idrogeno, incentivare la crescita di un trasporto locale più sostenibile e sviluppare nel nostro Paese catene di fornitura competitive nelle aree a maggior crescita che consentano di ridurre la dipendenza da importazioni di tecnologie ed anzi di farne motore di occupazione e crescita;
componente 3 (“Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”), realizzata con l’obiettivo di agire su una filiera particolarmente strategica. Fra le misure che la compongono, oltre alla riduzione dei consumi, da cui consegue l’abbattimento delle emissioni di CO2, è significativo anche il riferimento all’esposizione al rischio sismico del nostro Paese e al miglioramento delle condizioni abitati dei cittadini, alleviando fra le altre cose la povertà energetica;
componente 4 ( “Tutela del territorio e della risorsa idrica”), predisposta per mettere in campo le azioni necessarie per rendere il Paese più resiliente agli effetti dei cambiamenti climatici, proteggendo la natura e le biodiversità. Nell’ambito di questa il MiTE ha concluso quattro differenti investimenti.
Il plafond dedicato e le graduatorie pubblicate
Gli investimenti previsti dalla M2C1 prevedono appunto un sostegno finanziario alla realizzazione di nuovi impianti per il riciclo e la valorizzazione delle frazioni provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani.
In merito, le richieste ricevute sono 577 proposte, mentre il plafond dedicato è pari a 2,1 miliardi di euro. Per i progetti innovativi invece l’entità del plafond è pari a 600 milioni di euro
La commissione di valutazione ha reso note le prime due graduatorie, relative a:
linea d’intervento da 450 milioni per gli impianti di riciclo dei rifiuti da raccolta differenziata;
I progetti selezionati saranno ora sottoposti a un’ulteriore verifica prima dell’approvazione delle graduatorie definitive.
Le graduatorie da pubblicare
In relazione alle proposte sin qui presentate, ancora cinque devono essere pubblicate.
In merito, il MITE ha rinviato la loro pubblicazione al 13 e 20 ottobre e al 20 novembre, in relazione alla numerosità delle istanze pervenute e la complessità delle relative proposte progettuali, per cui la stessa commissione di valutazione.
I numeri, meglio di ogni altra cosa, consentono di comprendere la natura della richiesta:
243 le domande che provengono dall’area meridionale del Paese (più della meta) mentre sono 136 quelle che provengono dal Centro e 89 dal Nord;
468 i progetti selezionati dalla commissione tra le domande fatte pervenire da comuni e gestori del servizio pubblico per l’accesso alla linea d’intervento da quasi mezzo miliardo di euro dedicata all’ammodernamento e realizzazione di impianti per il trattamento e il riciclo dei rifiuti urbani differenziati;
oltre 4mila, per un valore complessivo dei progetti di più di 12 miliardi di euro, pari a sei volte l’ammontare disponibile;
109 le proposte progettuali selezionate per l’accesso ai 150 milioni di euro dedicati ai nuovi impianti per il riciclo della plastica[1].
[1] In particolare, sulle domande presentate sull’oggetto, 45 provengono dal meridione, 27 dal Centro e 37 dal Nord (il 35%).
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Adottato il cronoprogramma per l’attuazione del PNRR. Con esso vengono individuate le azioni, gli obiettivi e le misure da perseguire nella definizione delle politiche istituzionali per assicurare un’effettiva transizione verso un’economia di tipo circolare.
La strategia verso un modello di economia circolare passa per l’attuazione del PNRR
Il ministro della Transizione Economica, Prof. Roberto Cingolani ha firmato il Decreto per l’adozione del cronoprogramma di attuazione della Strategia Nazionale per l’Economia Circolare, il documento che individua le azioni, gli obiettivi e le misure da perseguire nella definizione delle politiche istituzionali per assicurare un’effettiva transizione verso un’economia di tipo circolare. Il cronoprogramma contiene i dettagli relativi alle tempistiche e alle azioni previste dalla Strategia e ne costituisce parte integrante.
La governance della Strategia è affidata all’Osservatorio per l’economia , in corso di istituzione presso il Ministero della Transizione Ecologica. L’Osservatorio avrà anche il compito di monitorare, definire e quantificare i target intermedi e di fornire gli indirizzi per l’eventuale integrazione e aggiornamento del cronoprogramma.
Il report sull’attuazione della Strategia per l’Economia Circolare, comprensivo del cronoprogramma aggiornato, sarà pubblicato annualmente sul sito istituzionale del MITE.
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Il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha firmato il Decreto che dà attuazione all’Investimento 5.2 (M2C2) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La misura mette a disposizione 450 milioni di euro per finanziare progetti finalizzati allo sviluppo della filiera dell’idrogeno verde, elemento fondamentale nel processo di decarbonizzazione dell’industria, dei trasporti e del terziario.
Il tema
Il Decreto, in fase di registrazione presso la Corte dei Conti, ripartisce le risorse del PNRR tra le diverse linee progettuali individuate per la realizzazione di impianti per la produzione di elettrolizzatori, i macchinari che consentono di scomporre le molecole di acqua in ossigeno e idrogeno, utilizzando energia pulita da fonti rinnovabili.
L’obiettivo dell’Investimento 5.2 è di realizzare entro giugno 2026 una filiera tutta italiana con stabilimenti che producano elettrolizzatori e componenti associati, per una potenza complessiva annua di almeno 1 gigawatt, che consentirà di soddisfare la domanda di idrogeno verde.
Dei 450 milioni complessivi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il Decreto assegna 250 milioni a progetti IPCEI (Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo) per la realizzazione di impianti per la produzione di elettrolizzatori e 200 milioni ad ulteriori progetti che saranno selezionati attraverso avvisi pubblici di prossima pubblicazione, finalizzati alla realizzazione sia di ulteriori impianti per la produzione di elettrolizzatori, sia di impianti per la produzione di componenti a servizi degli elettrolizzatori stessi.
Attraverso questo investimento l’Italia punta a espandere il mercato dell’idrogeno e a diventare leader in un settore altamente innovativo, creando nuove competenze e posti di lavoro.
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Questa la dichiarazione di Stefano Sassone, Direttore Tecnico di Confindustria Cisambiente, intervenuto al convegno organizzato dal Sole 24 Ore. Diversi i temi toccati nel corso della tavola rotonda: dal Programma Nazionale sulla Gestione dei rifiuti (PNGR) al nuovo sistema di tracciabilità RENTRI. Alcuni passaggi dell’intervento.
Il tema del Convegno
Il PNRR rappresenta un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme per seguire un percorso di crescita economica a lungo termine per il nostro paese, in ottica di sostenibilità, digitalizzazione, inclusione. A che punto sono le riforme? Se ne è parlato in un convegno organizzato dal Sole 24 ore lo scorso 19 aprile. Per Confindustria Cisambiente, interviene Stefano Sassone.
Qual è la transizione ecologica secondo Confindustria Cisambiente
Quello che stiamo vivendo, come momento storico nel settore di nostro interesse, è particolarmente significativo.
Stiamo assistendo ad una significativa concentrazione di eventi nel giro di poche settimane che sono destinati ad incidere sulla transizione ecologica in corso, da qui ai prossimi anni.
Il primo che occorre citare, senza dubbio, i bandi realizzati dal MITE nell’ambito delle risorse del PNRR: lo scorso 13 marzo sono decorsi i termini per la presentazione dei bandi relativi al Piano Nazionale di ripresa e resilienza, riguardanti una missione e componente specifica (la M2C1), relativa all’impiantistica sui rifiuti, al fine di:
ridurre l’obsolescenza degli attuali sistemi di gestione dei rifiuti attraverso il miglioramento e la meccanizzazione della rete di raccolta differenziata
la creazione di strutture di trattamento più efficienti, anche al fine di ridurre il numero di procedure di infrazione UE e le disparità regionali
la promozione di progetti faro in tema di economia circolare;
A nostro avviso, le risorse devolute attraverso questi bandi, per realizzare questi obbiettivi appena evidenziati, potranno agevolare una transizione ecologica, sottolineando come alcune imprese hanno trovato delle difficoltà.
Le cito il caso di una nostra Azienda che ha presentato un progetto per la realizzazione di un nuovo impianto per il recupero e il riciclaggio di alcune materie plastiche, evidenziando come gli spazi di innovazione richiesti dal bando sono minimi (ad esempio, fra le innovazioni sostanziali si prevedeva il completo affrancamento dal fabbisogno energetico, mediare solare fotovoltaico, producendo elettricità durante le ore di insolazione); ma capirà benissimo che non si tratta di una tecnologia innovativa in termini assoluti.
La maggiore difficoltà era dovuta al fatto che la quota sovvenzionabile riguarda solo la componente innovativa del progetto e risultasse complicato, come sopra spiegato, individuare lo standard attuale di riferimento.
A ogni buon conto, è pacifico che una buona transizione ecologica, nell’ambito del settore dove opera Confindustria Cisambiente, lo sviluppo di un’adeguata infrastruttura impiantistica su tutto il paese.
Laddove le configurazioni sono concentrate per la maggior parte nell’area centro-settentrionale, risulta indispensabile per realizzare un modello di economia circolare convergere gli sforzi del nostro paese nella costruzione di impianti per i flussi di materie prime critiche anche per il sud Italia.
A tale scopo riteniamo che il nascituro Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti possa essere un veicolo ideale per agevolare la realizzazione di questo disegno, integrando la strategia italiana sull’economia circolare.
Il PNGR come reale strumento per attuare la transizione ecologica nel settore igiene urbana
L’Italia è carente di impianti per la gestione dei rifiuti e le faccio un esempio in particolare che riguarda tutti noi, come cittadini.
Con il Testo Unico Ambientale, la normativa di riferimento sul tema, fissava un obiettivo di raccolta differenziata dei flussi raccolti sulla superficie pubblica pari al 65% entro il 2012.
Sono passati ben 10 anni, ad oggi il nostro paese si attesta sulla percentuale di poco inferiore al 60% circa, trainata dalle grandi aree industrializzate nel nostro paese, che hanno trovato nel rifiuto una risorsa.
Posto che stiamo parlando di rifiuti che provengono dalle nostre abitazioni, e non di quelli prodotti a seguito dello svolgimento delle attività imprenditoriali (realizzati in misura 4 volte superiore ai primi), l’assenza di impianti di gestione, in particolare per la frazione organica dei rifiuti solidi prodotti in ambito urbano:
impedisce nelle regioni meridionali del nostro paese, da un lato di sfruttare una vera e propria fonte di energia (dal processamento della FORSU, ad esempio, si può ottenere idrogeno);
e dall’altro genera un incremento dell’inquinamento atmosferico dovuto alle attività di trasporto, in particolare di migrazioni da queste regioni verso il nord Italia, dov’è l’umido prodotto nelle nostre abitazioni può trovare forme di valorizzazione.
Il programma prevede la devoluzione di importanti risorse per colmare il plant divide.
Ma ciò deve essere fatto in modo razionale e circolare, prevedendo anche configurazioni per taluni flussi non contemplati ed in un framework normativo adeguato:
Ad esempio, nel Piano, nonostante gli auspici presenti nelle bozze che sono girate negli anni scorsi per la modifica del D. Lgs. 99/92, non c’è alcuna indicazione rispetto ai fanghi di depurazione e assimilati.
Ad esempio, abbiamo forti perplessità per quanto riguarda la bozza di regolamentazione end of waste sugli inerti.
In tal senso appare logica la collocazione del programma fra i pilastri più importanti della strategia italiana sull’economia circolare.
Il rapporto tra la strategia italiana sull’economia circolare e la transizione ecologica nel settore dei rifiuti
La strategia italiana sull’economia circolare:
è stata concepita ben prima dei bandi del PNRR;
del Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti;
e si pone temporalmente dopo la strategia nazionale per la prevenzione della produzione degli stessi.
Tuttavia, sono proprio questi i pilastri su cui tale strategia si basa, e quindi, a seguito della sua corretta implementazione, non può che beneficiarne l’intero settore dei rifiuti e la transizione di cui stiamo parlando.
Si ricava, dalla lettura del documento che, un modello di economia circolare, nel nostro paese, secondo le indicazioni fornite dal ministero della transizione ecologica:
viene legata all’efficace realizzazione del programma di gestione sui rifiuti;
ad un ottimale strategia di prevenzione della produzione di rifiuti( che rimane la prima fase gerarchia dei rifiuti, ovvero la prima forma di gestione che deve essere attuata secondo il nostro legislatore); ad un corretto utilizzo delle risorse devolute dal PNRR alla missione sopra richiamata.
Nell’ambito della strategia, infine, viene sottolineato a chiare lettere come la strategia richieda un efficace attività di monitoraggio del ciclo di vita dei rifiuti così come sono oggi prodotti nel nostro paese.
Tracciabilità e transizione ecologica
Proprio in questi giorni stiamo assistendo a due fatti significativi.
Il primo riguarda il rilascio delle bozze relative al nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti, il cosiddetto rentri, basato cioè sull’accumulo di dati riferibili al percorso che rifiuto compie lungo la sua vita, all’interno di un registro elettronico, dove sono raccolti( si tratta di una repository), tutti i dati riconducibili al ciclo di vita da questi compiuti.
Il secondo riguarda il rilascio da parte di uni di una prassi tecnica riguardante proprio il tema della tracciabilità i rifiuti urbani.
Si tratta di due strumenti:
aventi differente importanza;
complementari tra di loro,
che possono garantire una significativa riduzione dei danni originati le forme del ciclo di vita di gestione dei rifiuti
Laddove siano evitati:
attraverso il RENTRI
attraverso le prassi tecniche nella tracciabilità dei rifiuti,
danni all’ambiente e all’uomo soprattutto, si può garantire l’implementazione di un modello di economia verde, ovvero approdare a quella transizione ecologica per cui si è giunti a realizzare un dicastero ad hoc, dalle ceneri di quello dell’ambiente della tutela del territorio è del mare, spostando addirittura alcune competenze di natura economica dal ministero dello sviluppo economico, i riconoscendo alle attività di tutela dell’ambiente significative ricadute anche sul piano economico.”
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