Cresce il numero delle imprese che investono in sostenibilità

È uno dei dati che emerge dal rapporto Greenitaly: aumentano in modo considerevole il numero delle imprese che investono in sostenibilità ambientale.

L’evento

Si è tenuta a Roma, lo scorso 31 ottobre, la presentazione del nuovo Rapporto GreenItaly, giunto alla 14esim edizione.

Realizzato da Fondazione Symbola e di Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha visto la partecipazione di numerosi Enti, quali Conai, Novamont, Ecopneus, European Climate Foundation, molte organizzazioni e oltre 40 esperti.

Le principali evidenze

Il riciclo del materiale

Come emerge dal documento, innanzitutto, l’Italia si conferma invece leader sul fronte del recupero di materia: laddove si manifesta una carenza di materie prime, secondo i dati di Eurostat, la capacità nell’avvio a riciclo dei rifiuti totali (urbani e speciali) in Italia ha raggiunto il record dell’83,4% (2020), un tasso di gran lunga superiore alle altri grandi economie europee, Germania (70%), Francia (64,4%) e Spagna (59,9%), e alla media UE (52,6%).

Questo si traduce in rilevanti vantaggi per il sistema manifatturiero: infatti, grazie al forte utilizzo di materie prime seconde, nel 2021 questo ha conseguito un risparmio energetico di circa 770 mila TJ (o 18,4 milioni di Tep), equivalente all’11,8% del totale dell’energia disponibile lorda, e ha evitato emissioni climalteranti per 61,9 milioni di tonnellate di CO2eq, pari al 15,9% delle emissioni lorde italiane.

Le filiere virtuose del recupero

Tra le filiere virtuose, si segnalano:

  • la carta, un settore con una grande tradizione nel riciclo manifatturiero, che nel 2021 ha visto raggiungere il massimo storico nell’impiego di macero (62,9%).
  • Il comparto degli oli minerali usati, per cui viene rigenerato il 98% del totale raccolto, in basi per lubrificanti, oli leggeri e altri prodotti petroliferi.
  • Il settore pneumatici, per cui sulla scorta dei sistemi di responsabilità estesa esistenti (v. Ecopneus), l’attività di recupero di PFU (pneumatici fuori uso) ha permesso al Paese nel 2022 di risparmiare oltre 127 milioni di euro sulle importazioni di materie prime ed evitare emissioni in atmosfera per 368 mila tonnellate di CO2eq, evitare prelievi di materie prime per 336 mila tonnellate e consumi di acqua di 1,5 milioni di mc.
  • quella della frazione organica, per cui il nostro Paese si pone come quarto produttore al mondo di biogas – da frazione organica, fanghi di depurazione e settore agricolo – dopo Germania, Cina e Stati Uniti, a prova del potenziale dell’Italia nella valorizzazione di materia seconda.

Le performance complessive del sistema italiano

Sotto il profilo del recupero, il sistema produttivo italiano, a parità di valore prodotto, segna degli ottimi risultati; infatti:

genera meno rifiuti, con 46,6 tonnellate di rifiuti per milione di euro prodotto (2020) – seconda solo alla Spagna (41,2);

presenta un tasso d’uso di materia seconda pari al 18,4% (2020), molto vicino a quello della Francia (19,8%).

Inoltre, con il rapporto si evidenzia un elevata performance:

  • nella produttività nell’uso di materie prime (PIL/Consumo domestico di materia) con un punteggio di 269 (2022) – contro una media UE di 151;
  • nella produttività per consumi energetici (PIL/ consumo lordo energia) con 160 punti – seguita dalla Germania con 155.

Circa il posizionamento relativo alla produttività delle emissioni (PIL/ CO2eq), anche qui si registrano buoni risultati: l’Italia, infatti, si colloca seconda in graduatoria tra le grandi economie europee a 215 punti, preceduta dalla Francia.

Le performance nel settore design

Il rapporto attesta una stretta correlazione dei dati relativi alla crescita di qualità di beni e servizi made in Italy ed il settore design: l’Italia è prima in Europa per addetti e fatturati nel settore del design.

Queste performance sono strettamente legate agli investimenti in prodotti e tecnologie green. Nel quinquennio 2018-2022, più di 1 impresa (extra-agricola) su 3 ha effettuato eco-investimenti (510.830 unità, pari al 35,1%), 2 imprese su 5 nell’industria manifatturiera (95.410 unità, pari al 40,8%). Un confronto con

il periodo di rilevazione precedente (2014-2018) evidenzia una crescita delle imprese eco-investitrici (l’incidenza sul totale delle imprese passa dal 24,9% del primo periodo al 35,1%). Nel settore agricolo, la percentuale delle imprese che hanno effettuato eco-investimenti risulta essere pari al 41% per le imprese del settore agricoltura (coltivazione e allevamento), mentre percentuali più ridotte si osservano per le imprese della silvicoltura (23%) e della pesca (31%).

Da sottolineare, inoltre, come la crescita degli investimenti green nelle imprese del Centro-Sud – rilevata nelle ultime indagini – abbia annullato gli squilibri territoriali nella penisola relativi alla distribuzione delle imprese ecoinvestitrici.

Per approfondimenti

Visitare:

https://www.unioncamere.gov.it/comunicazione/primo-piano/presentato-il-rapporto-greenitaly-2023-di-fondazione-symbola-e-unioncamere